LE OPINIONI

IL COMMENTO I riflettori su Ischia

DI LUIGI DELLA MONICA

Sabato sera la emittente LA7 con la redazione di “EDEN” diretto da Licia Colò ha dedicato un ampio servizio speciale sull’isola. Questa volta nessun malpensante potrà recriminare o masticare invidia per il Castello Aragonese, perché gli autori del programma hanno sapientemente e moderatamente spaziato su tutta la quadratura dei nostri comuni. Sono stati citate tutte le chicche di conoscenza storica, che nessuno ricorda spesso, oppure dimentica superficialmente. Alberto Angela ha riacceso a fine 2021 un faro mediatico su Ischia, che è stato intercettato da altra televisione nazionale, questa volta però con buona intuizione di non tralasciare una panoramica di tutte le bellezze isolane. Non è che il nostro mentore de “Le meraviglie” abbia errato, non è mia intenzione sostenerlo, perché a lui va attribuito il merito di aver ideato il rilancio di Napoli e di Ischia, in un momento in cui tutto si pensava, fuorchè dare risalto ad una delle tante piccole isole del Mediterraneo.

Alberto Angela ha inteso, per primo, che la “Campania Felix” da lui celebrata nel Mondo non si limitava soltanto a Pompei, Sorrento, Procida e Capri, ma anche a Ischia, quella maggiore per estensione territoriale delle tre perle del Golfo, ma non soltanto grande per dimensione spaziale, ma anche per quantità e qualità delle bellezze nascoste e manifeste. Questa scoperta ha probabilmente indotto gli autori del programma “Eden” successivamente a non urtare la ipersensibilità di alcuno escluso dalla trasmissione di fine anno della Rai, per occuparsi del periplo dell’isola quasi completo. Ischia Ponte, Cartaromana, la Torre di Michelangelo, le Fumarole, la cima dell’Epomeo, le antiche terme di Piazza Bagni, Sant’Angelo e l’intervista alla simbolica ninfa dei Nitrodi, il riferimento storico al dott. Malcovati, che da Milano, pochi decenni prima di Rizzoli, studio scientificamente dal punto di vista medico le virtù taumaturgiche delle terme di Ischia. Un chiaro riferimento alla Ischia contadina, con uno spaccato di mare d’inverno visto dalle parracine di Piano Liguori, dove ha spiegato il Sig. Ciro Scotto d’Abusco il suo legame ancestrale con la terra ed un meraviglioso colloquio intimo fra il giornalista ed Angelo Cassano, erroneamente citato come Cassavo, che io paragonerei alla sintesi moderna dell’”uomo (non certamente il vecchio) ed il mare” di eminghueyana memoria, definitosi di orgogliosa professione barcaiolo di Ischia Ponte.

Frasi semplici e sgorgate dalla spontaneità di chi fa del mare una ragione di vita e come lui credo tutti gli ischitani da Forio a Ischia Porto, dai Maronti alla Sgarrupata. “Ischia è una comunione, una sensazione di sapori fra terra e mare e fra mare e terra”. In altri termini, Angelo ha comunicato ai telespettatori “ischitan style”: essere ischitani è vivere in una costante relazione onirica fra terra e mare. D’accordo sin qui, nessuna contestazione. Abbiamo in circa tre mesi goduto di un risalto nazionale che ci gioverà per la prossima stagione turistica. Ma è ora di finirla di autocelebrarsi per le bellezze esteriori o per i fasti del passato, per i trionfi culturali di Villa Arbusto al tempo del Cummenda e di Luchino Visconti; per il mare cristallino e le spiagge nere della pietra vulcanica, che si trasformano in caotiche e collassate aree di predazione estiva, da parte di forestieri invasori che trovano il compiacimento dei pithecusani avidi di denaro, ma disattenti per lo sviluppo economico ecosostenibile. Con questo non voglio ergermi a censore di alcuno, ma mi sembra di aver ipotizzato tempo addietro che la Baia di Cartaromana, ma anche quella di Citara, per non essere accusato di ischiapontecentrismo, potrebbero ospitare i campi boa, che risolverebbero il problema dell’accosto selvaggio, che produce devastante inquinamento sulle spiagge frequentate dai bagnanti (schiume, antivegetativi, rifiuti umidi, piatti di carta), oltre a ricordare che gli ancoraggi indiscriminati possono causare danni alla posidonia sommersa.

Tutto ciò potrebbe migliorare l’economia rivierasca, suscettibile di offrire servizi di charter a terra, ristorazione da asporto e monitoraggio del rispetto dell’ambiente marino, oltre che ridurre i rischi di collisione fra natanti ed indicare una confortevole permanenza sottovento. Sono questi i servizi di qualità che possono avvicinarsi, o meglio, farci superare esponenzialmente gli standard della Costa Azzurra, senza realizzare opere infrastrutturali particolarmente invasive del territorio costiero. Non ci serve pietire il ritorno dei russi e nemmeno creare una esasperata ricerca dei servizi di lusso, ma puntare all’accoglienza di qualità dalle piccole cose; rievocare l’antico amore per l’ospitalità ischitana e donare al turista la cura ossessiva per il poco che si offre, ma che si offre con il cuore, come hanno dimostrato le chiare e lapidarie parole di Angelo Cassano. Il rilancio dell’isola si avrà allorquando il forestiero verrà coccolato e vezzeggiato da tutti gli isolani, a cominciare dal poliziotto municipale al quale si chiede un’informazione, sino al negoziante di alimentari e di souvenir, oppure al ristoratore, al micro tassista: si dovrà percepire quell’amore di essere ischitani che travolge uno straniero in un’atmosfera di ebbra di gioia di vivere, di cultura, di eleganza e di unicità di essere uomini di mare e di terra, in una parola ischitani.

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