CULTURA & SOCIETA'

Un convegno per tenere alta l’attenzione sul terremoto del 2017

Al Teatro Polifunzionale di Ischia si è tenuta la conferenza “IL SISMA tre anni dopo quel 21 agosto non dimenticare per costruire il futuro” che ha visto importanti interventi di esperti

Il terremoto è un evento che inevitabilmente segna la vita di tutti noi. E Ischia conosce bene questo fenomeno naturale che non dà segnali e che colpisce all’improvviso. In ordine di tempo, l’ultimo terremoto è quello di Casamicciola del 21 agosto 2017 di cui ancora oggi vediamo i segni nelle tante case distrutte, nei luoghi deserti de La Rita e del Maio ma, soprattutto, nello sguardo di chi in quei drammatici momenti ha perso tutto.

Solo le istituzioni possono dare un segnale forte di rinascita di quelle zone con una celere ricostruzione e con un piano di monitoraggio. La scienza, però, può dare una mano nella comprensione degli eventi sismici. E proprio questo è stato il tema della conferenza “IL SISMA tre anni dopo quel 21 agosto non dimenticare per costruire il futuro”, tenutosi al Teatro Polifunzionale di Ischia nel rispetto delle norme anti Covid. All’evento hanno partecipato alcune classi del liceo e la giornata si è snodata attraverso i seguenti interventi: Pietro Greco (Presidente Circolo “Georges Sadoul”), Francesca Bianco (Direttore Osservatorio Vesuviano INGV – Napoli), Ila Delizia (già Presidente del Circolo “Georges Sadoul”, Università “Federico II” – Napoli) e Giuseppe Luongo (Vulcanologo e Professore emerito Università “Federico II” – Napoli).

Dopo i saluti istituzionali di Assunta Barbieri, dirigente del Liceo Statale d’Ischia e del sindaco Enzo Ferrandino, l’attenzione è stata focalizzata in generale sullo studio della situazione attuale in relazione anche ai terremoti del passato, basti pensare a quello tremendo del 1883 che letteralmente rase al suolo Casamicciola e altre parti dell’isola. Per Francesca Bianco Ischia è un luogo ancora da scoprire con l’utilizzo delle più avanzate tecnologie a nostra disposizione: «Gli studi condotti ci dicono che dal 1999 al 2017 ci sono stati circa venti micro terremoti nell’area che è stato l’epicentro del sisma del 21 agosto. E sempre questi studi ci dicono che l’isola è stata, ed è tuttora, in una situazione di subsidenza, ovvero un fenomeno di abbassamento del suolo. Quello di tre anni fa è stato, poi, un terremoto che non ha avuto tante repliche a differenza, ad esempio, di quello di Amatrice del 2016 in cui ci furono centinai di scosse di assestamento.

C’è da aggiungere che dopo il sisma, qui ad Ischia, si è venuta a formare una sorta di faglia ‘normale’ probabilmente generata dal fenomeno di subsidenza di cui si è detto prima. L’isola è attiva e c’è ancora molto da studiare. Sarebbe importante se i cittadini rimanessero informati su determinate tematiche. Per farlo è necessario collegarsi al sito INGV.it dove è possibile trovare i bollettini mensili sull’attività sismica che interessa l’isola».L’intervento successivo è stato quello di Ila Delizia del “Circolo Sadoul” che ha parlato del significato storico che hanno i terremoti e dell’impatto che essi hanno sulle comunità. Ha posto all’attenzione della platea tre esempi: il terremoto di Casamicciola del 1883, quello di Gibellina del 1968 e il bradisismo che ha interessato Pozzuoli nei primi anni ’80. In tutti questi casi lo spaesamento della popolazione fu davvero incredibile, dovuto forse all’evacuazione delle zone interessate dai fenomeni.

Ciò ha comportato lo sfaldamento di intere comunità che da un giorno all’altro hanno perso il contatto con le loro abitudini e con le proprie radici. A Pozzuoli, ad esempio, molti cittadini furono trasportati a Monteruscello per scampare ai pericoli del bradisismo. In Sicilia, invece, dopo il sisma ci fu la costruzione di Gibellina nuova, mentre una buona parte della vecchia cittadina è stata “cementificata” dal Grande Cretto, opera di land art realizzata da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989 e completata solo nel 2015, in occasione del centenario della nascita del grande artista. È un monumento che consiste nel ripercorrere le vie e vicoli della vecchia città e dall’alto l’opera appare come una serie di fratture di cemento sul terreno. È il luogo del silenzio, del ricordo di quello che è stato e di quello che non potrà essere dimenticato perché Burri ha fermato per l’eternità il momento drammatico di una città. L’ultimo intervento è stato quello di Giuseppe Luongo, vulcanologo e professore emerito dell’Università “Federico II” di Napoli. Egli ha fatto notare che dopo la catastrofe del 1883 lo Stato centrale fece un intervento straordinario con la realizzazione di una ricerca di indagine sul territorio a cui partecipò la comunità scientifica sia nazionale che internazionale del tempo.

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Per Luongo il terremoto del 1883 non è stata un’opportunità di sviluppo della comunità e della politica perché, ad oggi,non è stato fatto abbastanza in termini di sicurezza. Il vulcanologo ha, infine, parlato di una proposta che ormai porta avanti da tempo: la realizzazione di un parco scientifico nella zona del Maio, dove far arrivare ricercatori e scienziati da ogni parte del mondo per studiare i fenomeni sismici che attanagliano l’isola. Il convegno, una volta giunto al termine, ha messo in evidenza le difficoltà che Ischia deve affrontare per via della sua natura vulcanica e, inoltre, ha dato la possibilità a molti esperti del settore di dare spunti di riflessione che, sempre più, devono coinvolgere la comunità.

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Foto Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter

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