LE OPINIONI

Il Commento Turismo: non fate come la sanità

di Rosella Lauro

Il nostro sistema sanitario è stato portato alla sfascio tra posti letto in terapia intensiva insufficienti, carenza di personale e mancanza di strutture. Un dossier del 2019 della Fondazione Gimbe ha focalizzato l’attenzione sui taglial settore sanitario avvenuti tra il 2010 e il 2019.

In generale, un passo alla volta, ogni governo che si è succeduto dal 2011 in poi ha contribuito ad accelerare il declino, tagliuzzando e attingendo alle casse della sanità per rimettere in ordine i conti pubblici.

Realizzare un “passaporto sanitario” con controllo ai porti di imbarco, da presentare anche in hotel all’arrivo in modo da certificare che la persona non è contagiata o e immune. Solo così possiamo aiutare il comparto a sopravvivere.

I Governi anziché eliminare gli sprechi senza diminuire i servizi, hanno tagliato tutto. Si parte con il ‘Salva Italia’, seguito dalla Spending review del 2012. Al governo Letta, Renzi e Gentiloni che non hanno introdotto alcuna inversione di tendenza per risollevare le sorti del sistema sanitario. I tagli nel corso degli anni hanno riguardato anche le spese relative ai dispositivi sanitari di protezione. L’ultima stangata è arrivata dal governo Conte con l’introduzione di Quota 100. Il dossier della Camera sottolinea come questo provvedimento abbia “acuito la grave carenza di personale, rischiando di compromettere l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza”.

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Cosa potrebbe succedere se non tutelano il comparto turistico? L’Italia nel 2019 è stato il quinto paese più visitato al mondo con 94 milioni di visitatori stranieri secondo l’ENIT con un numero pari a 113,4 milioni di presenze straniere. Secondo stime della Banca d’Italia del 2019, il settore turistico genera poco più del 5% (con impatto diretto) e 13% con (impatto indiretto) del Pil nazionale e rappresenta oltre 4,2 milioni di addetti, una cifra che pone l’Italia ai vertici in Europa per numero di occupati nel comparto delle vacanze secondo l’ultimo report di Eurostat.

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Di tutti i settori economici, quello del turismo, è il più colpito, anzi cancellato, azzerato, dal mostruoso ‘vermiciattolo’ asiatico rotondo.

Finché è in corso l’epidemia è difficile fare un bilancio delle sue conseguenze, anche perché il turismo è il settore più aperto dell’economia, perciò dipende non solo da quello che succede da noi, ma anche da quello che succede negli altri paesi e Ischia ha clientela internazionale.

La ripresa non sarà meccanica, automatica, come per una impresa industriale (anche se è complicato pure in quel caso) perché: non siamo sicuri che non appena sarà possibile viaggiare, all’istante le persone perderanno la paura di viaggiare e non possiamo immaginare facilmente la psiche del post-virus, visto che è la prima volta che la sperimentiamo.

C’è, un però. Se si vuole dare un avvio importante e immediato al turismo ischitano bisogna puntare ad un turismo interno e consentire gli accessi sull’isola solo a chi dispone di una sorta di “passaporto sanitario”. E’ questa, infatti la novità: un “passaporto sanitario”. In particolare, porti e aeroporti dovranno avere piattaforme per l’esecuzione rapida di tamponi o test veloci, per un ulteriore conferma, oltre all’obbligo di presentare questo passaporto, per tenere sotto controllo la diffusione del Covid-19.

Il “passaporto sanitario” certifica che la persona non è contagiata o e immune. Solo così possiamo aiutare il comparto a sopravvivere.

Gli hotel dovranno garantire solo il trattamento di pernottamento, senza colazione, senza pranzo e senza cena. Servizi che dovranno essere acquistati fuori dall’hotel. In questo modo si darà la possibilità di lavorare un po’ tutti considerando i numero ristretto di turisti che sceglierà Ischia per le proprie vacanze.

Una secondo proposta che comuni dell’isola potrebbero adottare è obbligare le strutture alberghiere a vendere il solo pernottamento quindi senza prima colazione, senza pranzo e senza cena in struttura ma solo all’esterno. In questo modo si darebbe la possibilità di lavoro anche ai ristoranti, ai bar e alle altre attività considerando il piccolo numero di turisti che sceglierà Ischia per le proprie vacanze.

C’è poi l’enorme problema della liquidità. Qui la soluzione più semplice sarebbe quello di fornire a fondo perduto il 25% del fatturato dell’anno 2018 (i bilanci del 2019 non ci sono ancora) a ogni azienda alberghiera secondo quanto emerge dai bilanci e documenti tributari.

Avendo la liquidità per ricominciare sarà possibile saltare il vuoto di zero incassi e necessità di riaprire.

Ma ritorniamo al discorso “passaporto sanitario”. Immaginate, tra qualche settimana o mese, di ricevere a casa vostra un kit per il test covid-19. È piccolo e portatile, ma abbastanza facile da capire. Vi pungete il dito come in un test per la glicemia per i diabetici, aspettate forse 15 minuti e tac (come direbbero i milanesi): ora sapete se siete immuni o non avete il coronavirus.

Se il risultato è negativo, quindi non siete infetti oppure ancor meglio siete immuni, potete richiedere il “passaporto sanitario”. In questo modo siete liberi di lasciare la vostra casa, di tornare al lavoro e di partecipare a tutti gli aspetti della vita normale, compreso la vacanza a Ischia.

Piuttosto allettante, vero? Alcuni paesi stanno prendendo l’idea seriamente. Qualcuno si domanderà: per l’Italia è troppo complicato? Beh i cittadini sono riusciti a rispettare in maniera seria e a mettere in atto le regole imposte dal Governo. Ora ci aspettiamo che il Governo prenda decisioni serie e li metta in atto. Altrimenti o dobbiamo cambiare Paese o dobbiamo cambiare Governo. Presto!

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