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Vino, sigari e….. dintorni

di Malinda Sassu
Albergatore per sopravvivere e Sommelier per vivere. Così si definisce il “personaggio” Marco Starace, uno di quelli che il vino (e non solo)ce l’ha dentro sin da quando divenne sommelier, a soli 19 anni. Un percorso come tanti, si potrebbe pensare, e invece no: perché l’Associazione Italiana Sommelier a Ischia è nata con lui, quando un mito dell’AIS Campania, Tonino Aversano, lo volle delegato per l’Isola Verde. Un ruolo che Marco Starace ha ricoperto per 12 anni e che ora continua con successo, grazie al sommelier professionista Tommaso Mascolo. E ne è passato di tempo, di “vino” sotto i ponti per un personaggio che sprizza vitalità e giovialità quando racconta il suo inizio, nel mondo del vino, iniziato “male”, dopo una sbronza di Chianti classico! Ma da quella sera solo degustazioni, tante da ritrovarsi ai vertici di un’associazione storica come l’Ais, ricoprendo la carica di consigliere nazionale, e da circa 10 anni nel comitato regionale vitivinicolo. Ma non di solo vino si occupa l’istrionico decano dei sommelier ischitani: il suo concetto di slow life lo ha portato a diventare Maestro assaggiatore di formaggi per l’Onaf, degustatore di olio e cioccolato. E dopo tutto questo ben di Dio non vogliamo fumarci anche un sigaro? Marco Starace è, infatti, anche un “signore” del fumo lento, un Catador, così si chiamano nella CCA (Cigar Club Association) i maestri conoscitori del sigaro, brand ambassadordel sigaro Toscano e presidente dell’Ischia Cigar club. Tanti i “segnali di fumo” che lancia in questa intervista, chiari e precisi. Professionalità, in tutti campi. Questo è il segreto per comunicare l’Isola e i suoi vini. Rigorosamente con un sorriso.
conChefGennaroEsposito
«Partiamo dagli inizi e dal tuo esordio nel mondo dell’associazionismo e della sommellerie. Com’è cambiata la comunicazione del vino e la figura del sommelier sull’Isola?
All’epoca, il compianto Corrado D’Ambra, da uomo intelligente e lungimirante, aveva capito prima di tanti che c’era bisogno di migliorare la qualità dei vini e quella di chi il vino doveva comunicarlo. Fece sì che la moglie Odette realizzasse a Ischia il primo corso da sommelier.Chiesi a mia madre di pagarmi il corso ma rispose: “e secondo te, io ti do i soldi per fare il corso da cameriere?” Perché questa era la figura del sommelier, agli occhi della gente.Ora invece, le nuove generazioni possono essere il vero traino, anche per un comparto importante come quello della vitivinicoltura ischitana. Persone che però siano preparate e scevre da antichi retaggi di protagonismo».

E invece sei poi diventato Consigliere NazionaleAIS , unico rappresentante del Sud. Un ruolo impegnativo come testimonial ischitano nel mondo della sommellerie. Cosa pensano i sommelier nel resto d’Italia del vino dell’Isola d’Ischia?
«Si parla sempre bene del vino ischitano, questa è la nostra fortuna. Un vino che nell’immaginario collettivo è legato alle vacanze, al mare. Già da quando mi presento nelle mie lezioni e dico di essere di Ischia, mi rispondono: ah, beato te! Il brand Ischia è una cosa che funziona ancora. E tutto questo fa da traino anche ai prodotti».

La straordinaria ricchezza e soprattutto la grande diversità di espressione del vino ischitano, è una caratteristica che in Italia appartiene a poche zone elette. Un patrimonio importante da sfruttare o al contrario un limite per il vino dell’isola?
«Un tempo poteva essere un limite, con la moda della chardonizzazione selvaggia che per fortuna a Ischia non ha attecchito. Ora che invece il consumatore vuole un vino che sappia di territorio, Ischia è sempre in auge. E questo ci ha preservato. Io credo che il buon vino lo troviamo in tutt’Italia, ma vitigni come Biancolella, Forastera e Per e’palumm, con espressioni qualitative come queste, le troviamo solo qui, sull’isola».

Si avvicina il Vinitaly e il “compleanno” della Doc Ischia. Ci sono progetti e manifestazioni in programma nella vetrina del vino più famosa d’Italia?
«Certo, un programma è stato stilato e durerà fino al 2017: dopo l’anteprima dei festeggiamenti nel Monferrato, un importante appuntamento si terrà il 10 marzo a Berlino, presso l’Ambasciata Italiana, in occasione della Fiera Internazionale del Turismo. Sarà una cena di gala organizzata con Federalberghi, la Strada dei Vini e dei Sapori dell’Isola d’Ischia e il Comune di Casamicciola, in occasione della quale guiderò una degustazione tecnica a 30 giornalisti. Subito dopo, oltre al Vinitaly presenzieremo con l’AIS al Prowein diDusseldorf, al Merano Wine Festival e inoltre saremo ospiti con delle degustazioni guidate in dieci regioni d’Italia, all’interno di eventi già creati da altre delegazioni. Numerose sono anche le iniziative in programma sull’isola, in collaborazione con le associazioni locali. Il vino è sempre stato un aggregatore, e anche in questa occasione non è venuta meno la buona volontà di chi ama Ischia e riconosce nel vino un trait d’union per far parlare dell’isola, anche fuori dei confini nazionali».
foto diluciosalvati

Nonostante il difficile periodo economico l’enoturismo continua a crescere. Da albergatore e sommelier professionista, secondo te, Ischia è davvero pronta per investire in questo comparto
«Ti faccio un esempio: sto partecipando al progetto di creazione per una piattaforma che venda pacchetti enoturistici. Tutto ok nella selezione di hotel e cantine ma sai dov’è la difficoltà? Nel trovare figure che sappiano veramente comunicare il vino e territorio, con professionalità. Dopo le terme e il turismo balneare, oggi l’enoturismo rappresenta una fetta di mercato da aggredire e far crescere. L’enoturista cerca un territorio che sappia accoglierlo e che sappia usare i suoi linguaggi: tutto deve essere messo a regime, cercando di sfruttare i prodotti che per fortuna non mancano ma che da soli non bastano e l’accoglienza deve essere seriamente preparata per questo tipo di cliente. L’enoturista pianifica le sue vacanze e pretende precisione negli orari di visita alle cantine e costi sulle degustazioni, Ischia con le sue 8 cantine può creare un circuito da poter organizzare e vendere in pacchetti turistici, anche perché spesso le vigne si trovano i posti fantastici».

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Dal turismo al vino passando per l’olio, cioccolato e formaggi, per finire poi al sigaro. Come nasce questa passione e come si diventa “sommelier del sigaro”?
«Mi trovavo per lavoro a Cuba e grazie ad un amico ebbi l’occasione di visitare le aziende produttrici di tabacco e così scoprii la magia che c’era dietro la foglia del tabacco. Il sommelier è una persona curiosa, normale che i suoi interessi spazino dal vino alla cucina, dai formaggi all’olio e ai sigari di qualità, tutto ciò prende il nome di slow life.Sono responsabile nell’Ais della formazione in Sigari e nobili abbinamenti che permette di ricevere l’attestato di Sommelier del Sigaro. Un modulo di formazione dove in 5 lezioni si trattano vari argomenti, dai territori del tabacco al servizio dei sigari e, naturalmente, gli abbinamenti».

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A proposito di abbinamenti, spesso si tende ad abbinare il sigaro ai distillati o ai cocktails. Come la mettiamo con i vini dell’isola?
«Abbiamo vini dolci ad Ischia che si abbinano bene, come Giardini Arimei o Gocce D’Ambra. In generale, nell’abbinamento tra un piatto, un vino e un sigaro, se andiamo in crescendo abbineremo un sigaro corposo, se invece vogliamo alleggerire la nostra digestione serviremo un sigaro leggero. Io comunque a fine pasto concludo con un sigaro Italiano ed una china, altrimenti, una bollicina di qualità che sta sempre bene su tutto».

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