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Violenza sessuale su minore, arriva la condanna del Tribunale

L’accusa aveva chiesto otto anni di reclusione per M.M., 35enne isolano. Al termine del giudizio abbreviato il Gip ha disposto una pena quasi dimezzata rispetto alle richieste del pm, pari a quattro anni e quattro mesi

Si è concluso il processo con rito abbreviato nei confronti di M.M., trentacinquenne isolano indagato dallo scorso novembre per alcune ipotesi di reato di violenza sessuale, aggravata dalla minore età della vittima. La gran parte degli episodi risale all’autunno scorso. Il Gip Antonio Baldassarre ha comminato all’imputato una condanna a quattro anni e quattro mesi di reclusione.

Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a otto anni di carcere, senza il riconoscimento della diminuente per i fatti di minore gravità. Con le due aggravanti invocate, l’una per la minore età, e l’altra per l’età minore di quattordici anni per uno degli episodi contestati, considerando la continuazione di reato gli anni sarebbero saliti a dodici, ma con la diminuzione di un terzo garantita dal rito ecco dunque gli otto anni richiesti dalla pubblica accusa. Secondo quest’ultima, le dichiarazioni della ragazza sono da considerare credibili, circostanziate oltre che riscontrate dagli inquirenti.

Decisiva la linea difensiva dell’avvocato Michelangelo Morgera, che ha visto accolta la richiesta di applicazione dell’attenuante prevista dall’art. 609 bis comma 3 del codice penale, con una condanna sensibilmente ridotta rispetto a quella invocata dall’accusa

L’avvocato Michelangelo Morgera, legale di fiducia dell’imputato, nel corso della sua articolata e appassionata arringa durata circa quaranta minuti, aveva invece chiesto in via principale l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” per tutti o per alcuni degli episodi contestati, e in subordine il riconoscimento della diminuente, allo scopo di ottenere una pena contenuta.

Il giudice, pur riconoscendo l’imputato colpevole dei reati di violenza, ha parzialmente accolto la richiesta della difesa, partendo quindi da una pena di sei anni, aggiungendo sei mesi a causa del vincolo della continuazione tra gli episodi, e poi applicando la diminuzione di un terzo: di qui la condanna a quattro anni e quattro mesi. Nella valutazione del Gip il primo episodio, risalente all’agosto 2017, è stato individuato come quello più grave a causa dell’età minore di quattordici anni della vittima all’epoca, pur riconoscendo la circostanza attenuante prevista all’articolo 609 bis comma 3 del codice penale. Per il trentacinquenne anche la condanna a 20mila euro di risarcimento dei danni provocati alle parti civili.

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La condanna finale può quindi considerarsi piuttosto contenuta, non soltanto rispetto alle richieste del pubblico ministero, ma soprattutto in relazione alle pesanti accuse scaturite dalle indagini, che partirono dopo la denunzia querela del padre della giovane, che in una sola giornata era stata oggetto per ben due volte delle violente attenzioni dell’indagato. Nella prima domenica di novembre, padre e figlia si erano recati con un gruppo di amici a pranzo in un ristorante alle pendici del Monte Epomeo. E proprio in questa occasione, approfittando di un momento di distrazione degli altri convitati, il trentenne aveva palpeggiato i glutei della ragazza. Nel pomeriggio, il gruppo si era poi trasferito proprio presso l’abitazione di M.M. per trascorrere il pomeriggio, e qui veniva poi presa la decisione di andare quella sera stessa a cena in un ristorante di Casamicciola. Mentre gli altri convitati si accordavano per dirigersi verso la meta con i vari veicoli, l’indagato aveva invitato la minorenne a dare un’occhiata a un vano facente parte della proprietà ma esterno all’abitazione, invitando al contempo il padre della ragazza ad andare a prendere la vettura, parcheggiata a poca distanza dall’abitazione. Durante la visita, si materializzò il secondo episodio: l’indagato afferrò la giovane per il collo spingendola violentemente e bloccandola contro una parete, tentando di baciarla sulla bocca, palpeggiandole i glutei e il seno, sollevando i vestiti indossati dalla minorenne. L’aggressione veniva interrotta dall’arrivo del padre della ragazza, ignaro della violenza. Fu durante il tragitto per arrivare al ristorante che la giovane raccontò al padre il duplice atto di violenza subìto in quel pomeriggio, a riprova del quale ella esibì gli evidenti lividi provocati dal violento approccio. La circostanza provocò la reazione del genitore una volta giunti a destinazione, che chiedeva spiegazioni al trentenne, il quale tuttavia negava ogni addebito.

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La vicenda in ogni caso non restò circoscritta agli avvenimenti di quel giorno: durante la denuncia e le successive indagini infatti emerse che già in precedenza la ragazzina era stata aggredita da M.M., anzi, proprio una settimana prima all’interno di un supermercato dove si era recata col genitore, la minorenne era stata afferrata per il collo dall’uomo che tentava di baciarla mentre la palpeggiava ripetutamente.

L’elenco degli episodi di violenza tuttavia si allungava indietro nel tempo, perché, come accennato in apertura, addirittura già nell’agosto 2017 l’uomo aveva avvicinato la ragazzina: un tentativo di bacio sulla bocca, che quella volta non riuscì, perché la giovane riuscì a divincolarsi e a rifugiarsi all’interno del vicino negozio gestito dal padre. Una sequenza di episodi culminati nella violenta aggressione avvenuta nel tardo pomeriggio di quella domenica di novembre, in seguito alla quale la minorenne decise di raccontare tutto. Nei mesi trascorsi dalla denuncia raccolta dai Carabinieri della Stazione di Casamicciola, agli ordini del Capitano Angelo Pio Mitrione, gli inquirenti procedettero all’ascolto di alcuni testimoni e passarono al vaglio vari sistemi di videosorveglianza, acquisendo anche alcune immagini. Ieri, infine, la pronuncia del Gip.

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