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Gli ischitani smistati in Algeria dopo “reclutamento” e verifica a Marsiglia

Di Michele Lubrano

 

L’emigrazione degli ischitani per lavoro in Algeria e Tunisia, ma maggiormente in Algeria, risale addirittura al ‘500 allorquando pescatori soprattutto di Ischia per un qualsiasi gioco del destino si ritrovavano senza nemmeno averlo programmato  sulle coste del nord Africa. Una volta in quelle terre,  ti indirizzavano la destinazione. L’Algeria era la più gettonata perché in Tunisia si rischiava da un governo locale spietato, la schiavitù fino a perdervi la vita come accade a  Nicola Colonna. Infatti   Il 28 agosto 1797 morì a Tunisi ove era andato con il suo bastimento  Nicola Colonna  di Antonio e di Angela Schiano, marito di Lucia Di Bernardo. Fu mandata a Ischia la notizia di questo decesso da un sacerdote di Tunisi. La firma di lui fu riconosciuta, come votiva, da due ischitani  che avevano conosciuto quel sacerdote per essere stati essi a Tunisi come schiavi per diversi anni, cioè Nicola Colonna  fu Francesco e Giacomo Lallo. Nicola Colonna di Francesco e di Restituta  Califano, nato a Ischia l’8 giugno  1738 fu fatto schiavo  a Tunisi  ed ivi morì  il 29 agosto 1797. Quando arrivò a Ischia  la notizia  della morte per mezzo di un certificato fatto da un sacerdote di là, la firma di questi fu riconosciuta  da due ischitani che erano stati anch’essi  schiavi a Tunisi, ma erano riusciti  a tornare  a Ischia più Giacomo Lallo e un marinaio  Nicola Colonna . L’Algeria invece per certi versi, è stata più o meno ospitale per tanti ischitani in cerca di nuovo lavoro, anche se lontani  dalle proprie famiglie, alcune delle quali, peraltro,  anche richiamate se la permanenza in  loco prometteva lunga durata. I nostri emigrati del ‘900 e degli anni in avanti, sono stati tanti. Ricordiamo fra tutti Antonio Cigliano che prima di stabilirsi in san Pedro di California lasciò Ischia appunto per l’Algeria dopo il servizio militare, dove raggiunse il fratello Giuseppe e due sue sorelle. Nel 1935 a 28 anni fece ritorno e nella chiesa di Sant’Antonio alla Mandra  sposò la sua adorata Giuseppina e insieme raggiunsero di nuovo  l’Algeria dove imparò  il mestiere di ebanista. Ma di storie interessanti che hanno unito nel passato l’isola d’Ischia all’Algeria, ve ne sono altre di storie come quelle delle famiglie Sant’Angelo e Pilato, che noi non riportiamo per mancanza di spazio. Ci affidiamo ancora a Maria D’Acunto che dell’Algeria sembra essere abbastanza documentata. Quindi a Lei  la parola: “  Gli Italiani del tempo e quindi gli ischitani, erano costretti per esigenze di sopravvivenza,a emigrare verso terre straniere: soprattutto nelle Americhe e nel Nord Africa, nelle colonie francesi (Tunisia e Algeria). Per accedervi dovevano fare scalo  a Marsiglia: la città in cui avvenivano il reclutamento e lo smistamento. Qui, presentati i loro documenti, venivano sottoposti a visita medica e registrati. In base alle loro attitudini e alle loro competenze, venivano  poi destinati alla città da cui partivano richieste di quei tipi di lavoro. Quando giungevano a destinazione, non dovevano fare altro che esibire il “pass”, dopo di che le stesse Amministrazioni provvedevano a inserirli nel mondo del lavoro. Il settore più fiorente doveva essere quello dell’edilizia, perché accanto alle “kasba”, sorgeva la città nuova, di stile occidentale. Ma non mancavano le occupazioni neppure in altri campi: l’agricoltura, il commercio, la marineria e l’artigianato. E’ da sottolineare il fatto che in questi Paesi gli emigranti non erano costretti alla quarantena, come avvenne più tardi negli USA, nell’isola di Long Island. L’emigrazione è continuata fino a poco fa. Anna Maria Agostino così ha commentato ciò che ho scritto sull’emigrazione ischitana in Alegria, in particolare ad Annaba: “Questa storia dell’emigrazione in Algeria la vivo in Famiglia. Mio cognato Francois è nato a La Calle, l’odierna Orano ed è vissuto colà fino ai dodici anni. Sono stata in Algeria sette anni fa, per un matrimonio ed ho bei ricordi di quella terra”.

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