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La crisi di governo può affossare l’isola

A rischio l’approvazione del disegno di legge di sostegno alle isole minori che modifica l’articolo 119 della Costituzione. Ieri è infatti saltata la quarta lettura in aula alla Camera, col rinvio a venerdì 22 luglio. Gli occhi sono puntati sul discorso di Draghi di domani

La crisi di governo rischia di costare molto cara all’isola d’Ischia. Anzi, a tutte le isole minori. Ieri infatti doveva essere approvato in quarta lettura il disegno di legge che modifica l’articolo 119 della Costituzione, prevedendo una ulteriore disposizione a sostegno delle isole minori. La vicepresidente della Camera dei Deputati, Maria Edera Spadoni, ha comunicato nel primo pomeriggio che il tema all’ordine del giorno era stato annullato. Dunque, il braccio di ferro nel governo tra il primo ministro Mario Draghi e il suo predecessore Giuseppe Conte, ora a capo del Movimento Cinque Stelle, ha bloccato l’iter legislativo e il provvedimento ha la concreta prospettiva di venire affossato, in caso di definitiva conferma della crisi di governo.

Come alcuni ricorderanno, l’Assemblea del Senato della Repubblica aveva approvato in prima deliberazione, nella seduta del 3 novembre 2021, il testo della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, concernente il “riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall’insularità”. A marzo, era stata la volta dell’approvazione della Camera. Dopo l’ulteriore via libera del Senato, adesso si trattava di approdare all’approvazione definitiva, invece ecco la crisi di governo che sbarra, almeno per il momento, il cammino all’ultimo decisivo passo. È vero che la conferenza dei capigruppo ha rinviato la discussione sul disegno di legge a venerdì prossimo 22 luglio, ma in mezzo, anzi in ballo, c’è pur sempre la sorte del Governo.

Nel dettaglio, la proposta era diretta ad introdurre un comma aggiuntivo dopo il quinto comma dell’articolo 119 della Costituzione, ai sensi del quale la Repubblica: 1) «riconosce le peculiarità delle Isole»; 2) «promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità».

La proposta è diretta ad introdurre un comma aggiuntivo dopo il quinto comma dell’articolo 119 della Costituzione, ai sensi del quale la Repubblica: 1) «riconosce le peculiarità delle Isole»; 2) «promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità»

Nel dibattito svoltosi al Senato era stato evidenziato in particolare come le modifiche siano volte ad evitare che il termine insularità in Costituzione sia considerato esclusivamente come fonte di svantaggio e di conseguenti ristori di tipo economico e finanziario. Per tale ragione, era stato inserito il riferimento al riconoscimento delle peculiarità delle isole, espressione che – se intesa in un’accezione ampia, inclusiva della promozione delle specificità, e non ad una mera presa d’atto – vuole significare una valorizzazione delle specificità di carattere culturale, storico, naturalistico di tali territori. Era stato inoltre evidenziato – riguardo alla sostituzione del riferimento allo Stato con quello alla Repubblica – come sarebbe stato limitativo circoscrivere allo Stato, e non anche agli altri enti costituenti la Repubblica, il compito di riconoscere le peculiarità delle isole.

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In sintesi, la norma era volta a “promuovere sviluppo economico, coesione e solidarietà sociale, rimuovere gli squilibri economici e sociali, favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni”.

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La cancellazione dell’ordine del giorno, col rinvio a venerdì, avviene nell’ambito di una fase in cui tutti gli occhi sono puntati su ciò che accadrà domani, quando Draghi dovrebbe rendere pubblica la sua decisione definitiva al Parlamento, se cioè continuare a presiedere il governo, con la stessa formazione oppure con un rimpasto, oppure confermare l’opzione delle dimissioni: tutto dipenderà dall’esito del discorso del presidente del consiglio.

L’iter legislativo è stato costantemente sollecitato e seguito con grande impegno anche dall’Ancim, l’associazione nazionale dei comuni delle isole minori, attualmente guidata dal sindaco di Forio Francesco Del Deo, che si è battuta per anni allo scopo. E proprio Del Deo ieri sera ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Apprendo con estrema preoccupazione lo stop odierno al ddl che riconosce all’articolo 119 della Costituzione il “grave e permanente svantaggio derivante dall’insularità”. Infatti, all’ordine del giorno dei lavori d’Aula di lunedì 18 luglio, ci sarebbe stata proprio la proposta di legge costituzionale concernente il riconoscimento delle peculiarità delle isole e il superamento dei relativi svantaggi. Invece, seguendo i lavori parlamentari tramite la web TV della Camera, la Vicepresidente della Camera dei deputati – Onorevole Maria Edera Spadoni – ha dichiarato chiaramente che l’esame degli argomenti previsti non avrebbero avuto luogo.

La preoccupazione del presidente Ancim, Francesco Del Deo: «La caduta del governo potrebbe far accantonare la proposta di legge a un passo dal traguardo. Auspico una rapida ricomposizione della crisi nell’interesse delle comunità isolane»

Ad un passo dal traguardo, il timore è che la possibilità di un voto anticipato possa rallentare oltremodo l’approvazione di una misura fortemente voluta dall’Ancim: temo che la caduta dell’attuale Esecutivo possa comportare il definitivo accantonamento della proposta di legge.

Ricordo, ancora una volta, che il testo conferisce il pieno riconoscimento del principio di eguaglianza tra gli isolani e i cittadini della terraferma, obbligando lo Stato ad approvare misure volte a ridurre gli svantaggi tipici dell’insularità. Mi sembra di capire, che qualora il Governo incassi la fiducia, il provvedimento potrebbe tornare in Aula già il 22 luglio. Pertanto, l’auspicio è che questa crisi possa ricomporsi nel più breve tempo possibile, nell’interesse delle comunità isolane che attende da tempo il provvedimento, assistendo all’empasse dell’esecutivo con estrema preoccupazione».

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