CRONACAPRIMO PIANO

Cinque anni di violenze fermati dall’arresto

Il gip ha firmato un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari a carico di un 22enne di Casamicciola che ha usato violenza fisica e psicologica e limitato la libertà della sua fidanzata dal 2016 ad oggi. Il giovane non accettava la separazione ed addirittura aveva investito la madre di lei procurandole diverse lesioni. L’indagine dei carabinieri partita dalla denuncia della vittima

Una vicenda dai risvolti drammatici, quasi inimmaginabili e che pure accadono ancora una volta sulla nostra isola, dove fenomeni del genere diventano purtroppo sempre più frequenti e non costituiscono più la classica eccezione alla regola. Per fortuna però le normative recentemente introdotte consentono all’autorità giudiziaria di possedere strumenti in grado di porre fine in tempi davvero celeri ad episodi legati a violenza di genere, come per appunto quello che stiamo per raccontarvi.

I carabinieri della Stazione di Forio, guidati dal capitano Angelo Pio Mitrione e coordinati dal luogotenente Salvatore Soriente, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico di un 22enne casamicciolese. Il giovane è ritenuto responsabile dei reati di atti persecutori, lesioni e minacce aggravate e continuate. L’attività investigativa è stata condotta dai militari dell’Arma sotto la regia della IV Sezione della Procura della Repubblica di Napoli “Violenza di genere e tutela delle fasce deboli della popolazione”. Tutto nasce a fine marzo quando l’ex compagna del casamicciolese si reca presso i carabinieri di Forio e sporge una denuncia dettagliata e ricca di particolari su una vicenda di stalking, minacce e violenza che si trascina addirittura da cinque anni. La vittima, infatti, racconta tutto agli inquirenti con fatti e circostanze che hanno inizio proprio dal 2016 e arrivano fino ai giorni nostri.

Ma cosa spinge la giovane ragazza a recarsi dalle forze dell’ordine dopo così tanto tempo? C’è un episodio scatenante, che la convince che non sia più il caso di attendere. Il 22enne casamicciolese, accecato dall’ira e che non accettava l’interruzione del rapporto sentimentale, investe in pieno centro urbano a Forio la madre di lei mentre si trova al volante della sua autovettura. La signora, tra l’altro, riporta anche ferite giudicate guaribili in dieci giorni. Un gesto folle, di inaudita violenza, il segnale evidente che era stato raggiunto il punto di non ritorno. Prima di scendere nei dettagli sintetizziamo che la 22enne nella denuncia lamenta maltrattamenti, ingiurie, lesioni e una serie di fatti davvero deprecabili. L’ex fidanzato esercitava addirittura il controllo del telefono da remoto controllando così anche la messaggistica. La ragazza era privata della propria libertà, lui le vietava anche di uscire con amiche a lui non gradite. Nel 2018, addirittura, fu picchiata e presa a schiaffi, in un altro caso le vennero strappati i capelli ed in un altro ancora fu colpita con un morso alla palpebra prima di essere sbattuta con la testa contro un muro. Una volta ascoltata la deposizione della vittima, i carabinieri poi hanno effettuato anche una serie di riscontri acquisendo una voluminosa messaggistica e assumendo sommarie informazioni dalle amiche di lei. L’indagato sarà difeso dall’avvocato Clotilde Di Meglio, l’interrogatori di garanzia salvo rinvii si svolgerà nella mattinata di martedì

I GRAVI INDIZI DI COLPEVOLEZZA

Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip ribadisce che “piena attendibilità va riconosciuto alle dichiarazioni di X, tenuto conto della precisa e chiara denunzia, suffragata dai messaggi allegati in cui sono menzionate inequivoche minacce dell’indagato a fronte della reiterata e manifesta volontà della donna di chiudere la loro relazione (“non vuoi capire con le buone… devo usare i metodi miei… stai peggiorando la situazione di tutti non ho più nulla da perdere prima che succede il peggio… sto per fare una strage”). Le sue accuse hanno poi trovato plurimi e pregnanti riscontri in quelle della madre sia quanto all’aggressività del Y durante la loro relazione che in ordine alle minacce poste in essere dal predetto anche ai suoi danni dopo la cessazione del loro rapporto (“distruggerò la vostra vita e vostra figlia… lote ve la farò pagare”) quando l’indagato arrivava addirittura ad investire la (omissis) provocandole lesioni di cui al referto medico in atti e a cercare la figlia ovunque la stessa andasse. Sostanzialmente conformi, nel descrivere l’indagato come un fidanzato violento e possessivo, le testimonianze delle sue amiche e di un cugino che hanno altresì confermato che, dopo la cessazione del loro rapporto, il X, incapace di rispettare la scelta e la libertà di Y la cercava ovunque, anche infastidendo e minacciando le persone che la stessa frequentava e che potevano fornirgli informazioni su dove con chi fosse.

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Diverse persone, quindi, hanno ribadito l’ostinazione del X. Una volta lasciato, ad avere contatti con Y anche intimorendo chi frequentava, continuandola a trattare come una sua ‘proprietà’ così cagionando in Y un profondo stato d’ansia e paura di uscire da sola per timore di incontrare l’indagato ed essere da lui aggredita con conseguente mutamento delle sue abitudini di vita. Per i suddetti plurimi motivi, le suddette dichiarazioni devono ritenersi credibili, tenuto conto, altresì, dell’estrema difficoltà di Y di denunziare X dopo anni di soprusi e nei cui confronti sicuramente non ha intenti calunnatori essendo tra l’altro la relazione dei due cessata per sua volontà”.

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LE ESIGENZE CAUTELARI

Relativamente alle esigenze cautelari, il giudice per le indagini preliminari scrive: “Parimenti sussistenti le esigenze cautelari di concreto e attuale pericolo di reiterazione di reati della medesima specie di quello in oggetto, tenuto conto dell’indole particolarmente violenta del X, aggravatasi nel corso degli anni, della pervicacia dimostrata dall’indagato nel non voler accettare la decisione della Y di lasciarlo, continuando a seguirla, a minacciarla, a contattarla, anche tramite terzi, e dell’attualità dei comportamenti minatori e molesti posti in essere dal X ai danni di Y, dei suoi familiari (arrivando persino ad investire con l’auto la madre), e dei suoi amici.

Parimenti sussistente il pericolo di inquinamento probatorio, considerate le concrete intimidazioni subite per anni dalla persona offesa, sottomessa alle volontà di X e indotta con i suoi metodi intimidatori per molto tempo al silenzio e a bugie verso terzi per paura delle sue violente reazioni”. Per questo motivo il magistrato deduce che “le ravvisate esigenze, in accoglimento della richiesta del pm, possono tutelarsi solo con la misura degli arresti domiciliari, tenuto conto della necessità di limitare totalmente la libertà di locomozione dell’indagato e di sottoporlo a continuo e costante controllo al fine di prevenire ulteriori molestie e minacce ai danni della donna, dei familiari e dei suoi amici, per la tutela della loro incolumità e della genuinità della prova”. Da qui la decisione, accompagnata naturalmente dal divieto di contatti – anche telefonici e telematici – con persone diverse dai familiari conviventi.

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