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Alluvione, l’auspicio del “Principe”: «Vorrei morire a casa mia»

Il racconto di Nicola Di Iorio, uno dei sopravvissuti alla drammatica frana del 26 novembre 2022. Un inferno vissuto in due fasi dopo una notte caratterizzata da oltre cinque ore di pioggia violenta e incessante e poi una speranza, consapevole che la stessa sarà difficile da realizzare

«Siamo in albergo proprio domenica abbiamo cambiato di nuovo struttura ricettiva e ci piace avere fiducia e speranza in un futuro migliore. Speriamo anche per i nostri bambini. Diciamo che Siamo fiduciosi. Poi si vedrà quello che quello chesuccederà». Queste le parole pronunciate da Nicola Di Iorio, per tutti “Il principe”, all’indomani della commemorazione del primo anniversario della alluvione di Ischia prima di affidarci il suo intenso pensiero in una personale intervista. 

Lei è un sopravvissuto.Un anno fa la tragedia. Qual è il disagio che state vivendo, ma soprattutto come si quello che è accaduto guardare avanti?

«Io penso che quello che è accaduto l’anno scorso sia stato terribile. Dobbiamo farci forza per guardare avanti.Andare avanti di più per i ragazzi. Quel che è successo l’anno scorso è una cosa indimenticabile. Lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle, la stiamo ancora vivendo, abbiamo il disagio, però il nostro disagio non è paragonabile al dolore che stanno patendodisagio che stanno subendo i familiari delle vittime in riferimento alla perdita dei loro cari.Quindi noi dobbiamo pensare guardando a loro. Dobbiamo farci forza, noi dobbiamo andare avanti, incoraggiare anche loro a non mollare, anche se è difficile».

Lei era un loro vicino di casa, vi conoscevate tutti. Vuole ricordare quella tragica notte?

« Avevamo festeggiato il compleanno di mio figlio,era passatala mezzanotte. Dopo circa dieci minuti che eravamo arrivati a casa è iniziata una pioggia incessante, proseguita ininterrottamente per circa cinque ore, fino quando non è venuta giù la prima frana. Fortunatamente ci siamo salvati tutti. Erano venuti a dormire anche i cuginetti di mio figlio quella sera. Però la paura resta, specialmente nei più giovani, perché è stata un’esperienza terribile. Nessuno si aspettava che potesse venire giù la montagna. Specialmente in due fasi, come ben sai, sono state due. Una cosa indescrivibile. Io la seconda l’ho vista in diretta e dico forse fortunatamente che la seconda è stata di natura diversa e non come quella che l’aveva preceduta, altrimenti staremmo parlando di un bilancio ben diverso. Sia in termini di numero di vittime, sia il numero di danni materiale e altre cose. Siamo fortunati a poter raccontare l’esperienza patita e – lo ribadisco – bisogna guardare avanti, dobbiamo reagire. Stanno facendo una serie di lavori e mi auguro vengano ultimati quanto prima. Nel senso che vengano almeno messi in sicurezza i punti critici, sarebbe già un primo passo. Mettere in sicurezza tutta la montagna credo sia impossibile, però una porzione è possibile, così come la cosiddetta mitigazione del rischio. Ci auguriamo di poter rientrare nelle nostre case, è indubbio, ma è chiaro che la priorità debba essere la tranquillità dei nostri figli, dei bambini di Casamicciola, oggi come in un prossimo futuro».

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«Desidero ardentemente tornare in quei luoghi, ma capisco che adesso non è possibile. E poi mia moglie e i miei figli hanno paura e non potrei costringerli a seguirmi. Ma voglio restare fiducioso e ottimista per un domani migliore»

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Sono morte 12 persone. Lei abitava al Celario ed è sfollato con tutta la sua famiglia. Quando si ha la morte nel cuore quali sono le prospettive, oggi dove alloggia, dove alloggerà? 

«Noi siamo stati prima al Michelangelo e devo ringraziare tutti coloro che si sono messi a disposizione. Specialmente lo staff, i camerieri, i cuochi tutti. Essere stati accolti al Michelangelo è stato importante perché la struttura era fatta in modo che i bambini potessero distrarsi da questa tragedia, con il campo di Calcio, gli spazi ludici attrezzati e altre attrazioni. Un clima assolutamente disteso e adatto soprattutto ai più piccini. Poi come lo stesso titolare ci aveva già annunciato, abbiamo dovuto cambiare struttura ricettiva. Siamo stati ospitati alla Bagattella per una settimana e poi siamo stati alloggiati al Parco dei Principi che proprio in questa triste domenica, ad un anno dalla sciagura, purtroppo abbiamo dovuto lasciare perché non poteva più garantirci ospitalità nel senso che siamo pochi e non riesce a far quadrare i conti con quello che è il ristoro stabilito». 

Un anno dalla Frana, con queste prospettive, lei tornerebbe a vivere in quei luoghi? 

«Io sono nato qui e voglio morire qui (trattiene le lacrime agli occhi Nicola ndr). Però i fatti dicono che adesso non posso tornare. Mia moglie e i miei figli hanno paura e non posso costringerli a seguirmi subito, perché la situazione è oggettivamente quella che è. La zona ha subito direttamente l’alluvione, ma siamo vicinissimi ai luoghi delle sciagure. Allora non posso rientrarci per tutto ciò che ci ruota intorno a questa triste vicenda, per la paura, ma  la speranza è quella di rientrare io personalmente poi vediamo tutto quello che verrà…dai».

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