CULTURA & SOCIETA'

AMARCORD QUANDO FINIVANO LE VACANZE ESTIVE MA ERAVAMO FELICI…

Io me la ricordo la felicità. Si andava in vacanza nei giorni di agosto. Un mese intero passato a Procida. Le macchine senza aria condizionata, con i portapacchi piene di valigie. Erano gli anni dove i pensionati potevamo permettersi la giusta ricompensa dopo una vita di sacrifici. Erano gli anni delle spiagge con i tavolini e le paste al forno, gli annunci del menù del giorno fatto con l’altoparlante, quei contenitori frigo, più forniti dei supermercati.

La felicità, con quelle sedie pieghevoli e quei caffè nei termos a fine pranzo, le foto con i rullini, i discorsi tutti insieme a fine pranzo, i bambini che facevano i bambini. Aveva un altro sapore la felicità! Le discoteche in spiaggia, con le lampadine colorate, le ragazze sedute che aspettavano l’invito per ballare e conoscersi meglio. Eravamo più estranei e molto più intimi senza sapere ancora il nome. Noi, con una chitarra e un fuoco in spiaggia, avevamo il paradiso. Noi in cerchio e una bottiglia che girava trovavamo un bacio e, porca puttana, ti capitava sempre quello che non ci piaceva. Si andava al mare con il pullman di Eugenio Ventriglia, con amici e parenti. Si ascoltava una canzone, fumando una sigaretta stando seduto sui muretti del lungomare. La felicità era una camicia sudata che profumava di “Brut 33”. Era quel panino a cena con le alici indorate e fritte, era il sorriso di quelle ragazze che passavano e ti guardavano sott’occhio.

Noi, figli dei francobolli e delle cartoline “tanti saluti dall’isola di Procida” che li spedivamo sempre l’ultimo giorno. Forse per questo avevano il sapore amaro quei francobolli quando li leccavi, perché le vacanze finivano, ma si tornava a casa felici, senza bollette arretrate nei cassetti, con le cartoline che arrivavano in autunno, con la serenità nella testa e la speranza sempre a portata di mano. Oggi, invece, abbiamo ottenuto uno smartphone per parlare con il mondo, e qui, ci hanno fregato la voglia di stare insieme. Io me la ricordo la felicità, rimaneva a te, sulla pelle, e non aveva nessuna password.

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