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La rincorsa all’effimero ci ha distolto dalla “sostanza”

Questa settimana, probabilmente per la vostra gioia (ma non ditelo troppo in giro, tengo famiglia), cercherò di essere più breve del solito. Anche perché l’argomento oggetto di riflessione, che è quello relativo al lento ed inesorabile declino della nostra amata (più o meno) Ischia è stato già sviscerato dai numeri di Benedetto Valentino e dal commento di Mario Rispoli: due nomi di punta al quale si affianca indegnamente quello del sottoscritto che ha riassunto una serie di fatti e circostanze. Dal momento che abbiamo detto tutto o quasi, vorrei soffermare la mia attenzione su un’altra serie di mutamenti che hanno caratterizzato la nostra terra e soprattutto la percezione dall’esterno che si ha della stessa.

Fino a dieci, forse quindici anni fa, Ischia accusava un problema non di poco conto. Riteneva a giusto titolo – e magari anche i numeri ci confortavano in tal senso – di essere una località turistica di punta, a livello nazionale ed internazionale. Eppure, in termini di riscontri mediatici, di ritorno di immagine e quant’altro, ricavava e riceveva ben poco, finendo per l’essere nemmeno la cugina povera di Capri. Anzi, spesso nel periodo estivo si ritrovava sui giornali quasi esclusivamente per fatti di cronaca decisamente deprecabili e che regalavano una pessima idea di quell’isola verde che in un passato ancor più remoto fu definito giardino d’Europa.

Poi, senza dubbio, il vento è cambiato. Grazie ad una serie di eventi ma anche di personaggi che sono sbarcati sulla nostra bella Ischia eleggendola a seconda propria dimora, abbiamo potuto vivere una sorta di “seconda giovinezza”, sotto certi aspetti a dir poco straordinaria. Anche perché in molti hanno lavorato in questa direzione portando i frutti a casa, ritenendo che la lacuna andasse evidentemente colmata, in un modo o nell’altro. Ma è qui che si crea il paradosso Ischia: siamo di nuovo sotto i riflettori, le star del jet set nazionale e internazionale popolano nuovamente lo scoglio, ci sono periodi dell’anno in cui pare quasi – con il dovuto distinguo – di essere tornati all’epoca di Angelo Rizzoli in quel di Lacco Ameno. A farla breve, abbiamo colmato un gap e siamo tornati in passerella. Ma mi assale un dubbio: non è che pensando troppo all’effimero abbiamo perso il contatto con la realtà ignorando la sostanza e scivolando così sempre più nel burrone? Forse il declino si spiega anche così. Forse. Meditate, gente, meditate…

gaetanoferrandino@gmail.com

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