LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Contro il logorio del caos, non solo sulle strade, il (Volere è) Potere»

Premessa 1. Il piano del caos è un tetto solido, a prova di terremoto. Lo subiamo, inconsapevoli e irresponsabili testimoni. C’è chi se ne lamenta, esiste pure qualche sparuto colpo di coda. A prevalere però è una disarmante pigrizia. Tranquilli, sappiamo applicarla nella quotidianità che diviene dannatamente abitudine. Come la celebrazione sulla Rai della nazionale di calcio che vinse il campionato del mondo ’82 per ricordarci che una volta contavamo qualcosa e compensare l’assenza dell’Italia ai mondiali 2022, così festeggiamo il passato e il flusso turistico sull’isola vivendo di una rendita momentanea, almeno finché resiste. Alla disattenzione verso la politica e all’architettura che essa stessa [non] produce, si affianca chi fa passare l’ordinario come qualità straordinaria e appiccica il bollino del “faremo, valuteremo e prenderemo provvedimenti” a ciò che è destinato a rimanere fermo. La miopia sul presente, la cecità nell’economia e nel lavoro che sta per travolgere Ischia rendono il quadro più desolante.

Ai media che avrebbero dovuto contribuire alla costruzione di una coscienza collettiva e critica nei cittadini, la stessa «missione» che hanno oggi, corrisponde l’altra faccia della medaglia, e assieme problema, che fa da contraltare e vede nell’incapacità diffusa di sviluppare l’analisi critica dei fatti;

Si tratta di semplici ma distruttive premesse da cui si deduce dove [non] stiamo andando. Il traffico, per esempio. Ha la sua causa tanto nella disorganizzazione quanto nell’assenza di gestione del fenomeno da parte di una politica che ha frequentato corsi di perfezionamento per evitare di unire le forze. Potrebbe dare lezioni private a chi gliele chiedesse. Nessuno dei Comuni, eccezion fatta per i proclami in cui non si legge mai da parte di chi li fa quando darà seguito a ciò che dice, pare disponibile a realizzare l’idea che serve unire le Amministrazioni, che il numero eccessivo di auto riguarda i sei Comuni senza esclusioni e che sviluppare una mobilità diversa insieme alla riorganizzazione del servizio pubblico è la base per renderlo moderno e funzionante.

Compreso quello fornito dai taxi che si sono mostrati disponibili per diventare soluzione al problema. Tutto ciò abbatterebbe i costi e ci eviterebbe il fardello di prendere l’auto. C’è chi sostiene che per limitarne il numero bastino dispositivi come le targhe alterne. Un palliativo senza utilità se manca un piano d’azione onnicomprensivo sui trasporti e che una volta terminato ci farebbe ripiombare nel caos. Ci serve invece cambiare l’approccio, mutare il modo di pensare. La scorsa settimana ho citato – di nuovo – il Patto per lo Sviluppo che i Comuni hanno firmato nel 2015. Se non utilizzato metterà l’isola nella posizione spiacevole di perdere 6 miliardi di euro negli 11 assi d’investimento previsti dal Fondo Regionale, e non solo quelli. Servono perciò “genio”, “fantasia”, “intuizione”, “decisione”, “velocità d’esecuzione”, “visione” e “progetti”, doti che non si acquisiscono con i “corsi di perfezionamento” o con l’esperienza in politica. Di chi è la responsabilità se il Patto Strategico non decolla, perché magari un Comune prevarica l’altro oppure è seccato che il capofila sia Forio? Delle Amministrazioni ingarbugliate e staccate dalla realtà o della gente che non chiede al “proprio” sindaco perché e come mai predilige la staticità alle risorse che il Patto per lo Sviluppo farebbe arrivare a Ischia con cui affrontare anche le criticità legate ai trasporti? È palese l’assoluta mancanza d’idee come è chiara l’esistenza di altre, oscurate al pubblico.

Sulle arterie isolane scorrono circa 60 mila auto e se ci sono conducenti che rispettano il CDS, ce ne sono altri che non sanno come comportarsi in prossimità di una rotatoria. Il numero elevato di auto, la condizione pietosa delle strade, la disattenzione assieme all’imprudenza cui si aggiungono i controlli inesistenti della polizia municipale specie per mancanza di uomini, diventano le cause principali degli incidenti;

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Se poco si è fatto, bisogna per forza dire che quelle usate sono le migliori e chi va oltre è solo visionario e “filosofo”. Aumentare i controlli sulle strade e gli autovelox potrebbero produrre effetti positivi ma parziali e limitati. Si può essere d’accordo con il Sindaco d’Ischia quando afferma che dobbiamo smetterla di parlarci addosso e che bisogna essere operativi (cosa che non vale solo nella sicurezza stradale). Ha ragione. Ciò di cui si avverte la necessità allora è un cambio di modello, proprio per non parlarci addosso. La premessa che segue è un “caffè scorretto” datato agosto 2016. Qualcuno forse l’ha volutamente dimenticato. Si focalizza sull’urgenza di creare una sola Polizia locale tra i Comuni. Seguirne la traccia avrebbe significato incidere su interessi [anche] di “potere” per mutarli a favore dell’interesse isolano. Nel frattempo sono passati sei anni e non è cambiato nulla. Ennesimo segno dell’abitudine e della strada [del buon senso] che [non] abbiamo nutrito e rischiamo ancora di mancare. Premessa 2. In tutto il tempo che è trascorso da almeno quarant’anni a oggi – e continua a fluire impassibile sotto il nostro naso – avremmo dovuto capire tanto. Come il bambino impara che può scottarsi se mette la mano sul fuoco e non ascolta il genitore che l’ha avvisato, al quale per converso si chiede di (non) fare certe cose, così noi. All’esperienza e allo studio della nostra società con i suoi cambiamenti, la parte del genitore. Il monito rivolto tanto alla politica amministrativa quanto all’opinione pubblica che intanto è diventata passiva è sempre stato quello di approfondire e migliorare l’interesse collettivo. Se ciò non è accaduto, in parte è colpa dei media locali. Sebbene ci sia stato chi non solo li ha fondati, mostrando coraggio per le imprese difficili, ma in più ha creato le occasioni per stimolare un cambiamento su una piattaforma pluralista e di confronto, qualcosa evidentemente non ha funzionato. Ai media che avrebbero dovuto contribuire alla costruzione di una coscienza collettiva e critica nei cittadini, la stessa «missione» che possiamo attribuirvi oggi, corrisponde l’altra faccia della medaglia e, assieme, il problema che le fa da contraltare fondandosi nell’incapacità di sviluppare l’analisi critica dei fatti. Perciò se c’è stato chi stimolava per modificare la rotta questo è rimasto inascoltato. La stessa difficoltà l’abbiamo anche oggi. Per tornare all’esperienza, di segnali che non abbiamo ancora imparato a riconoscere ce ne sono stati, eccome. Abbiamo preferito reiterare un modello senza riflettere sulle reali possibilità di miglioramento in funzione delle epoche e dell’economia. Un risultato che si traduce nella perenne attesa di un messia locale, prodotta a sua volta da una mentalità localistica che riflette piccoli interessi di bottega invece che unirsi per coglierne quell’unico frutto di un territorio nella sua interezza. Se avete difficoltà a crederlo basta guardare la sanità o i trasporti o la raccolta dei rifiuti. Perché non c’è un solo e unico servizio di raccolta? Ve lo siete mai chiesto? Gli stati di emergenza restano nella stessa posizione di prima, ossia in nessun posto, e intanto non ci viene in mente che basterebbe davvero poco per prendere una strada differente. La questione dei taxi, ne ho parlato più volte, è soltanto uno dei temi. Per replicare alle critiche ho detto che è meglio istituire un regolamento unico al posto dei sei che disciplinano il servizio e considerare l’isola come comprensorio economico esclusivo; abbattere i confini amministrativi e abbassare le tariffe cui deve corrispondere la facoltà per gli operatori di realizzare un numero elevato di corse sull’isola senza limitazioni. A ciò si aggiunge la mancanza di visione d’insieme sia per il trasporto pubblico come per la tutela e i controlli sulle strade. Fermi tutti. Questa parte è importante. Sulle arterie isolane scorrono molte auto – sono più di 60 mila- e se ci sono conducenti che rispettano il Codice della Strada, ce ne sono altri che non sanno come comportarsi in prossimità di una rotatoria. Il numero elevato di auto, la condizione pietosa delle strade, la disattenzione assieme all’imprudenza cui si aggiungono i controlli inesistenti della polizia municipale specie per mancanza di uomini e mezzi, diventano alcune delle cause principali degli incidenti. Un inciso. Carabinieri e Polizia ai quali va riconosciuto uno sforzo enorme non possono caricarsi di tutto il lavoro che spetterebbe ad altri. Detto ciò, un ragazzo di 28 anni la settimana scorsa alla guida di una moto ha perso la vita.

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Un inciso. Carabinieri e Polizia ai quali va riconosciuto uno sforzo enorme non possono caricarsi di tutto il lavoro che spetterebbe ad altri, per cui ci serve una vera polizia locale.

D’accordo, era senza casco ma non è questo il punto. La sua morte si aggiunge a quella di altri su cui avremmo dovuto, appunto, nel tempo, consolidare l’esperienza. Un segnale che rischia di rimanere inascoltato come le altre vite che abbiamo perso e rischieremo di perdere in circostanze simili. Ci rendiamo conto che non si può più tollerare questo stato di cose? Specie se, stando alle previsioni ottimistiche per il futuro, l’isola sarà più di prima la meta assalita da flussi turistici in aumento, provenienti dall’Europa o dagli USA come dai paesi orientali. In una prospettiva del genere appare immediato ripensare e riprogrammare tutto. Va da se che per innestarsi e integrare il lavoro delle forze dell’ordine si affaccia l’esigenza, oggi più di prima, di «fondare» una Polizia Locale con competenze su tutta l’isola. Con le funzioni di polizia amministrativa (edilizia, sanitaria, urbana, commerciale, ambientale etc.); giudiziaria; stradale; protezione civile e funzioni ausiliarie di pubblica sicurezza, garantirebbe una capillarità che oggi non esiste. Per far ciò deve esserci la volontà ma, prima, proprio questa deve essere il risultato di un processo di crescita che bisogna anticipare invece che subire. I singoli comandanti, di ogni comune, potrebbero coadiuvare il dirigente che avrà il compito di «creare la nuova polizia locale». Serve qualcuno con una visione della realtà diversa e con la capacità di adattarsi immediatamente allo scenario in cui opera, oltre che competente. Un nome, al quale si può chiedere. Il generale paracadutista e incursore Marco Bertolini, già comandante del Comando Operativo Vertice Interforze, delle Forze Speciali e della Folgore, da poco più di un mese in pensione. Un Generale, non per fare la «guerra» come potrebbe pensare erroneamente il lettore superficiale, ma per trasformare una «cosa» che oggi non ha alcun senso, se non a «pagare gli stipendi ai vigili urbani, vigilini e ausiliari», in una polizia locale efficiente e formata. Cui delegare il controllo del territorio e inaugurare, così, una stagione di successi, del saper fare e imparare a vivere. E fermare la vergognosa lista dei decessi.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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