LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Dettagli e nuovi dettagli (nel lavoro e non solo)»

Dettagli. Mentre il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha chiamato “fannulloni” chi per vivere ha bisogno del reddito di cittadinanza, ha dimenticato almeno due cose. Per primo che in Italia secondo i dati Eurostat aggiornati al 2020, nella fascia di età tra i 18 e 24 anni, lo stipendio medio è di poco superiore ai 15 mila euro annui. Cifra impietosa se paragonata al costo della vita (simile a tutti gli altri paesi europei) mentre, nella medesima fascia, in Germania si toccano quasi i 24 mila euro, all’incirca 20 mila in Francia e poco sotto i 25 mila nei Paesi Bassi. La seconda è che l’Italia è l’unico paese a non avere un salario minimo. C’è un progetto di legge, bloccato in Commissione Lavoro, che vorrebbe portarlo (almeno) a 9 euro l’ora ma per il momento l’attrito fra favorevoli e contrari ha sconfitto qualunque ipotesi di dialogo.

Mentre il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha chiamato “fannulloni” chi per vivere ha bisogno del reddito di cittadinanza, ha dimenticato almeno due cose. Per primo che in Italia secondo i dati Eurostat aggiornati al 2020, nella fascia di età tra i 18 e 24 anni, lo stipendio medio è di poco superiore ai 15 mila euro annui. Cifra impietosa se paragonata al costo della vita (simile a tutti gli altri paesi europei) mentre, nella medesima fascia, in Germania si toccano quasi i 24 mila euro, all’incirca 20 mila in Francia e poco sotto i 25 mila nei Paesi Bassi. La seconda è che l’Italia è l’unico paese a non avere un salario minimo. C’è un progetto di legge, bloccato in Commissione Lavoro, che vorrebbe portarlo (almeno) a 9 euro l’ora ma per il momento l’attrito fra favorevoli e contrari ha sconfitto qualunque ipotesi di dialogo. Se a ciò si aggiunge che dal 1990 al 2020 nel “nostro stivale”, secondo i dati OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), gli stipendi invece di “andare avanti”, sono notevolmente indietro e, per di più, con segno negativo (siamo all’ultimo posto tra i paesi OCSE a -2,90%)

Se a ciò si aggiunge che dal 1990 al 2020 nel “nostro stivale”, secondo i dati OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), gli stipendi invece di “andare avanti”, sono notevolmente indietro e, per di più, con segno negativo (siamo all’ultimo posto tra i paesi OCSE a -2,90%) rispetto ad altre nazioni come la Lituania (al primo posto in classifica) in cui sono aumentati del 276%, o l’Estonia (al secondo posto) che si pone al 237% e in Lettonia (al terzo posto) con il 200%, a seguire tutti gli altri, abbiamo un quadro tragicomico oltre che drammatico della situazione nel nostro paese.

Nel miscuglio di dichiarazioni spesso confuse in questi giorni solo il Ministro per l’innovazione tecnologica e la Transizione Digitale, Vittorio Colao, si è rivolto al mondo imprenditoriale. Ha dichiarato all’assemblea generale di Assolombarda a Milano “assumete di più, pagate di più soprattutto i giovani e i migliori laureati” ed ha aggiunto “le competenze più fresche e aggiornate vanno retribuite per quanto valgono veramente, senza risparmiare sui salari. Gli stipendi reali, soprattutto da noi in Italia, sono ancora troppo bassi. Proviamo a fare come i nostri partner europei, che li hanno aumentati: in Germania dell’11%, in Francia del 7%”. Il ministro ha anche detto dell’importanza della formazione dei lavoratori: “Le risorse vanno anche formate e le loro competenze costantemente aggiornate. L’investimento per la formazione pro capite dei dipendenti in Italia è di poco superiore ai 611 euro l’anno. Negli Stati Uniti supera i 1.100 dollari. Rinunciare a formare è autolesionista”. Come a dire che invece di “abbandonare” l’Italia, se ci fossero tutte le condizioni, stipendi giusti e in linea con gli standard degli altri paesi, come l’applicazione di sgravi fiscali non soltanto alle ipotesi di assunzioni under 30, probabilmente di “fannulloni” ce ne sarebbero molti di meno. Dettagli? Forse.

Come a dire che invece di “abbandonare” l’Italia, se ci fossero tutte le condizioni, stipendi giusti e in linea con gli standard degli altri paesi, come l’applicazione di sgravi fiscali non soltanto alle ipotesi di assunzioni under 30, probabilmente di “fannulloni” ce ne sarebbero molti di meno. Dettagli? Forse. Va da se però che stiamo camminando sul filo del rasoio e continuiamo a spremere le persone come limoni. Proseguire e incolpare il reddito di cittadinanza non serve a espiare le colpe – che ci sono – di un sistema e, insieme, di un modello economico creato da scelte sbagliate negli ultimi 30 anni che non funziona, non regge

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Va da se però che stiamo camminando sul filo del rasoio e continuiamo a spremere le persone come limoni. Proseguire e incolpare il reddito di cittadinanza non serve a espiare le colpe – che ci sono – di un sistema e, insieme, di un modello economico creato da scelte sbagliate negli ultimi 30 anni che non funziona, non regge. Insomma, non esattamente un dettaglio. Passiamo a un altro dettaglio, se così possiamo chiamarlo. Nel ponte del 2 giugno, sull’isola, i dati (tra arrivi e partenze) ci dicono che c’è stato un massiccio flusso di turisti. Secondo la Capitaneria di Porto, dal 1° al 5 giugno, i passeggeri in transito hanno superato quota 100 mila mentre 55.700 sono stati quelli in arrivo; i veicoli in transito nello stesso periodo sono stati quasi 10 mila, quelli in arrivo 5.300. Dettagli? Anche qui, forse. Considerando il modello organizzativo isolano, che comprende quello economico come il lavoro e il trattamento del personale, non dimenticando il trasporto pubblico il quale per come (non) funziona apre voragini sul caos incoraggiando l’arrivo spropositato di auto causa principale di traffico e ingorghi, se poi sommiamo la disorganizzazione per i lavori di metanizzazione e l’asfalto elettorale la questione si complica, la situazione non è un bel vedere. Già solo queste riflessioni aprono o almeno dovrebbero aprirne altrettante sulle mancanze dei sei sindaci. I quali, in ogni caso, sono chiamati a dare una risposta. Iniziando a prendere magari misure idonee come potrebbe essere la previsione di uno sgravio sulle tasse comunali per quelle aziende che dimostrano di assumere personale attraverso contratti stabili e regolari, non dimenticando, però, la concertazione tra loro e il mondo imprenditoriale insieme al coinvolgimento delle associazioni di categoria.

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Già solo queste riflessioni aprono o almeno dovrebbero aprirne altrettante sulle mancanze dei sei sindaci. I quali, in ogni caso, sono chiamati a dare una risposta. Iniziando a prendere magari misure idonee come potrebbe essere la previsione di uno sgravio sulle tasse comunali per quelle aziende che dimostrano di assumere personale attraverso contratti stabili e regolari, non dimenticando, però, la concertazione tra loro e il mondo imprenditoriale insieme al coinvolgimento delle associazioni di categoria. Federalberghi compresa, in testa e non solo questa, con cui cominciare a dialogare per chiedere all’associazione degli albergatori e a quelle di categoria un protocollo per il rispetto dei contratti di lavoro nella considerazione che a Ischia, purtroppo, si lavora pochi mesi e non un anno intero

Federalberghi compresa, in testa e non solo questa, con cui cominciare a dialogare per chiedere all’associazione degli albergatori e a quelle di categoria un protocollo per il rispetto dei contratti di lavoro nella considerazione che a Ischia, purtroppo, si lavora pochi mesi e non un anno intero. Situazione che escludendo chi già lo fa ci mette di fronte alla necessità di far raggiungere al personale assunto, in alberghi e ristoranti, almeno quei 15 mila euro annui di soglia, poiché, sono ancora tanti a risultarne al di sotto. Che non sia stata ancora fatta un’operazione simile, o magari lo è stata ma a giudicare dai risultati non ne ha prodotto di positivi, lo chiamereste un dettaglio? Intanto nelle campagne elettorali, a Ischia come a Barano, quasi una farsa dal punto di vista democratico nulla togliendo a chi crede nella possibilità di cambiare l’andazzo anche solo un poco, a quanto sembra tranne che nei programmi di Gennaro Savio – candidato alla carica di sindaco nel Comune di Ischia e di pochi altri – si fa molta fatica a trovare nei temi di discussione il lavoro come quelli che contemplano e “denunciano” le condizioni e il trattamento economico e in alcuni casi lo sfruttamento dei dipendenti. Sull’isola, tra gli imprenditori, non manca chi si rivolge ad agenzie (di lavoro) le quali assumono il ruolo di “intermediarie” – tra datore e dipendente – offrendo mediante una contrattualizzazione conveniente (di certo non per chi lavora) più un servizio per le aziende, c’è chi la chiama “consulenza”, che non a chi è in cerca di un lavoro. Ciò soprattutto con lo scopo di fidelizzare questi ultimi in una sorta di “pacchetto” da fornire di volta in volta a chi lo chiedesse e di “spostarlo”, un po’ qui e un po’ lì, in base alle esigenze. Dettagli? Magari.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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