LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Ischia è un’isola affondata (sul lavoro degli altri)»

I dettagli spesso passano inosservati ma hanno sempre una loro importanza. Ad esempio, si potrebbe citare delle condizioni del Liceo a Lacco Ameno tornate in evidenza in questi ultimi giorni. Aggiungervi il silenzio delle Istituzioni locali e isolane, sommare l’agitazione conseguente di genitori e studenti (si presume che nel frattempo tutto sia tornato alla normalità). Ancora, inserire la trasformazione in deserto di quello stesso Comune dal punto di vista economico – tranquilli, la sorte è simile ad altre zone dell’isola- mentre, da un lato, c’è chi pensa a “buttar giù” e ricostruire le scuole medie mosso dalla ragione che movimentando soldi, una volta terminati i lavori, i ragazzi finalmente avranno un posto dove poter cullare la propria formazione anche se, i genitori in questo periodo li stanno iscrivendo altrove.

I dettagli spesso passano inosservati ma hanno sempre una loro importanza. Ad esempio, si potrebbe citare delle condizioni del Liceo a Lacco Ameno tornate in evidenza in questi ultimi giorni. Aggiungervi il silenzio delle Istituzioni locali e isolane, sommare l’agitazione conseguente di genitori e studenti (si presume che nel frattempo tutto sia tornato alla normalità). Ancora, inserire la trasformazione in deserto di quello stesso Comune dal punto di vista economico – tranquilli, la sorte è simile ad altre zone dell’isola- mentre, da un lato, c’è chi pensa a “buttar giù” e ricostruire le scuole medie mosso dalla ragione che movimentando soldi, una volta terminati i lavori, i ragazzi finalmente avranno un posto dove poter cullare la propria formazione anche se, i genitori in questo periodo li stanno iscrivendo altrove

Dall’altro, rimanendo sempre a Lacco Ameno, l’ampliamento dell’ospedale Rizzoli è fermo all’età della movimentazione della pietra perché qualcuno ha sbagliato il progetto che magari è già stato pagato. Si troverà mai un responsabile? Continuando la lista dei particolari si può unire l’ennesima frana ai Maronti la cui precarietà è ormai nota e i suggerimenti di usare i fondi cui si avrebbe accesso grazie al Patto per lo Sviluppo (150 milioni di euro almeno), per mettere la zona in sicurezza sono passati inosservati. Infine, si può continuare l’elenco con l’insicurezza economica di molti cittadini e imprenditori, e ampliare il catalogo con gli alberghi all’asta o in vendita insieme all’enorme massa di debiti che soffoca la ripresa sotto vari punti di vista.

Solo per citare alcuni particolari, insomma, già questi ci danno un quadro sconfortante su cui varrebbe la pena cominciare a riflettere e agire (pure perché sappiamo bene, avendolo sotto gli occhi, a quali risultati porta agire senza riflettere). La capacità di far notare questi “snodi strutturali”, di collocarli insieme e di leggere la realtà o costruirla pure per mezzo delle piccole cose ha bisogno di un certo grado di osservazione che le Amministrazioni dovrebbero possedere. Sembra però che la maggior parte degli amministratori sia cieca o in ogni modo impegnata a guardare da un’altra parte, ad esempio a microscopici interessi personali transitati all’opinione pubblica come quelli di cui la collettività isolana ha urgenza. A gradi differenti, tuttavia, questa piccola massa di puntini, spesso invisibili a molti, se uniti ci dicono che dentro un tal enorme “tutto” non solo abbiamo perso di vista ciò che si dovrebbe fare per rilanciare l’economia ma ci stiamo pure allontanando da qualità fondamentali che riproducono le fibre sulle quali si dovrebbe ricostruire, e tenere, la nostra società che appare invece sfibrata, sfilacciata. O almeno tutelare ciò che ne è rimasto. Delicatezza, sensibilità amministrativa e dignità sociale, dati i tempi in cui la superficialità nelle sue varie sfumature travolge tutti, le abbiamo sostituite con l’indifferenza o, quando va bene, con comportamenti rozzi, autoritari e poco autorevoli. In questo clima, inevitabilmente il rispetto per l’altro viene meno. Quando poi a comportarsi così sono le Istituzioni, o chi le rappresenta, viene da chiedersi se davvero ci stiamo muovendo e, soprattutto, dove effettivamente siamo diretti. Se le labbra degli isolani non fossero prigioniere dell’autocontrollo e della paura di chiedere conto e risposte a chi li governa, forse non perderebbero occasione per comunicare tutta la loro felicità verso chi ha adottato iniziative costruttive per l’isola e comunque dirette alla valorizzazione del patrimonio socio-culturale del territorio, non dimenticando il “lavoro”.

La capacità di far notare questi “snodi strutturali”, di collocarli insieme e di leggere la realtà o costruirla pure per mezzo delle piccole cose ha bisogno di un certo grado di osservazione che le Amministrazioni dovrebbero possedere. Sembra però che la maggior parte degli amministratori sia cieca o in ogni modo impegnata a guardare da un’altra parte

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Su questa “parola” si potrebbe aprire un mondo in prossimità della nuova stagione che vorrebbe ripartire. Sì, ma come? Spesso si ha a che fare con un sottobosco che tanti non vorrebbero lasciar venir fuori. Un piccolo appunto, tanto per chiarire. Non tutti gli imprenditori sono cattivi e neanche è detto che tutti i dipendenti siano buoni e viceversa. Mi pare un’affermazione banale che vale la pena sottolineare. Eppure c’è chi tirando la catena alle associazioni mentali da anni fa scorrere nella tazza il primo articolo della Costituzione assieme al diritto al lavoro, alla sua tutela e al diritto a una giusta retribuzione creando non pochi danni. Uno fra questi lo vedremo a breve. A molte attività già manca il personale. Addirittura una cospicua fetta della comunità straniera, per lo più dominicana, ha lasciato l’isola per recarsi nella “fiorente” Emilia Romagna per cercare condizioni più favorevoli e meno sfruttamento. Insomma non giriamoci intorno, non si potrà attribuire la responsabilità al reddito di cittadinanza o alla voglia di non lavorare. Il sistema lavoro riprodotto sull’isola, deve essere ripensato. Subito. Perché con questo modello, e una mentalità con le ganasce ai neuroni, succube dei rapporti di forza, non si può continuare e si rischia di accrescere un malessere sociale che ha raggiunto la soglia minima di sostenibilità. Se non si procede a una modifica alto è il rischio di fuga dei cervelli dalla scatola cranica insieme allo stillicidio di personale che serve alle attività (pensiamo alle cucine negli alberghi). Insomma in alcune aziende il dipendente lavora più ore di quanto percepisce in busta paga e qualche datore “di grazia e virtù”, oltre a non saper fare il proprio di mestiere, trattiene la liquidazione alla fine della stagionalità pure con l’aiuto di qualche “sindacato” pronto a riproporre lo stesso giro di conciliazioni degli anni precedenti. C’è anche chi tiene per se una parte della retribuzione, chiedendola indietro al dipendente che invece firma per l’intero e in alcuni casi i permessi, le ferie, in busta paga risultano pagati e che si è usufruito del giorno di riposo quando al contrario non è vero. Vige la certezza che alcuni sindacati, e sindacalisti, sono compiacenti con una parte del mondo imprenditoriale e che, anzi, qualcuno tra questi, invece di sostenere i lavoratori regge il ruolo e il “lavoro “dell’agenzia interinale.

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Insomma in alcune aziende il dipendente lavora più ore di quanto percepisce in busta paga e qualche datore “di grazia e virtù”, oltre a non saper fare il proprio di mestiere, trattiene la liquidazione alla fine della stagionalità pure con l’aiuto di qualche “sindacato” pronto a riproporre lo stesso giro di conciliazioni degli anni precedenti. C’è anche chi tiene per se una parte della retribuzione, chiedendola indietro al dipendente che invece firma per l’intero

Che certi datori invece che offrire lavoro sfruttano il dipendente nella convinzione che non riceveranno quasi mai la visita dell’ispettorato del lavoro, dei Carabinieri o della Guardia di Finanza. Che se qualcuno di questi dovesse bussargli mai al citofono saprebbe, come in qualche caso fortunato in anticipo, che non si tratta dei testimoni di Geova. Che questo discorso, per certi aspetti, vale allo stesso modo per i liberi professionisti che lavorano per le cooperative sociali con stipendi che non raggiungono il minimo accettabile e per alcune attività alberghiere che retribuiscono il “portiere di notte” con 900 euro mensili, senza giorno di riposo. Per tentare di bilanciare questa tossicità si può dire che in qualche caso esistono dipendenti non disponibili a fare il proprio dovere ma comunque non basterebbe a bonificare lo stagno dell’illegalità diffusa. Che queste cose, in fondo, le abbiamo sempre sapute. Perciò Ischia dovrebbe fare un passo avanti, poiché indignarsi senza far seguire a ciò né atti né fatti, non serve a niente. In attesa che l’ispettorato del lavoro, la Guardia di Finanza e le Forze dell’Ordine, si attivino per la tutela delle parti deboli nella nuova stagione in avvio sarebbe il caso di cominciare a pensare come cambiare questo “sistema”. Pure perché chi resta in silenzio, lo favorisce e non fa altro che agevolare il gioco del ribasso.Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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Piera Schiano

Complimenti per questo articolo molto sensato, che fa luce su molti punti critici.
Sono un’isolana emigrata, a malincuore, con famiglia all’ estero da più di 12 anni, proprio perché stufi di una realtà che fa buchi da tutte le parti.
Ischia è un posto meraviglioso e come tale meriterebbe molto di più, purtroppo deturpata da ignoranza e menefreghismo.
Bisognerebbe che i cittadini si facciano sentire in modo piu unito e corposo e lottare affinché le cose possano cambiare in meglio per il benessere del posto e soprattutto dei giovani, che spesso si ritrovano costretti poi ad andare via.

Albino leonardelli

sei sempre stato attento a tutte le.difficolta che esistono a Ischia io ci torno sempre e appena posso ma sempre ĺe stesse problematiche.

Pasquale

E’ dagli anni settanta che la diatriba lavoro remunerazione del lavoro non si è mai potuta risolvere per diverse ragioni ne cito alcune: dagli anni 60 e otre. Fino agli anni 70 ed oltre il lavoratore non si è mai preoccupato di cosa e di quanto gli veniva pagato, la connivenza datore di lavoro sindacati, evidentissima nel momento della firma a fine stagione si accettava tutto, sotto il ricatto della assunzione per la stagione avvenire. Con gli anni un fattore nuovo si aggiunge con la concorrenza sleale degli extracomunitari, in nero e con contratti sottopagati. La mancanza, poi, da parte degli al bergatori e dei politici ,di una visione futura e di una scelta di campo,ci hanno condotto al presente.

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