CRONACAPRIMO PIANO

CICLONE GELSOMINO

Marina di Casamicciola, lettera dell’ex liquidatore al sindaco casamicciolese Giosi Ferrandino, ai consiglieri comunali ed a Stani D’Orta. L’avvocato respinge le accuse e va all’attacco: «Ancora pochi anni e nelle mie mani la società sarebbe ritornata in bonis, il resto sono strumentalizzazioni e malafede»

La contesa sulle partecipate nel Comune di Casamicciola alza i toni e raggiunge livelli abbastanza forti. Dopo il dossier e le slide presentate lunedì in consiglio da Gernardo Sorrentino per l’AMCA da una parte e le minuziose puntualizzazioni di Stani D’Orta su Marina di Casamicciola dall’altra, il coperchio esplode. Anche perché nel mezzo non mancano accuse certo poco eleganti e di accuse più o meno velate su incassi mancati, debiti e contributi non pagati. Un mix variegato di considerazioni sulle quali non sono tardate a giungere le reazioni. Il primo a replicare è stato proprio l’avv.Gelsomino Sirabella in ordine ai conti del carrozzone che si occupa di porto ed eliporto. L’ex Liquidatore della partecipata portuale, in una nota al sindaco Giosi Ferrandino, ai consiglieri comunali, oltre che al liquidatore di Marina di Casamicciola, D’Orta Stanislao, rivendica la bontà del suo operato.Una dettagliata relazione in tre pagine in cui di fatto contesta le accuse e dichiara di come i conti societari venissero regolarmente pagati e che ogni addebito ed accusa mossa dopo la fine della sua gestione sono pure fandonie. Ma leggiamo nel dettaglio il documento protocollato ieri agli atti del municipio cittadino.

Sirabella, in ordine alla situazione economica e finanziaria della Marina di Casamicciola alla data del 30/6/23 ha ritenuto doveroso intervenire per chiarire il suo operato e lo stato della società controllata dal comune per cui ha operato fino e tutto29/04/2023. Giorno in cui si dimise: «Ritiene doveroso, per una corretta e dovuta informazione esporre di con une sintetica relazione, lo stato di salute economico-finanziario delta società alla data delle proprie dimissioni- scrive Gelsomino Sirabella prima di lanciarsi nella premessa di una struttura societaria consegnatagli 8 anni fa, all’indomani della caduta del Governo di Arnaldo Ferrandino, in condizioni economiche disastrose. Sì premette che la Società, alla data del marzo 2015, data in cui lo scrivente è stato nominatoliquidatore, versava in uno stato di deficit economico finanziario. Le perdite pregresse sul bilancioammontavano a circa 1.800.000 euro, con i dipendenti che vantavano di 9 mensilità di stipendiarretrati oltre ad une tredicesima e una quattordicesima, con imposte, tasse e contributi non versatiche avevano determinato pignoramenti dei conti correnti bancari da parte di Equitalia, all’epoca agente della riscossione». Poi il passaggio dell’avvocato Sirabella sul Governo Castagna, finito oggi sotto accusa per i fatti delle partecipate e la scelta di avviare il Piano di Risanamento di Marina. Come scrive l’ex liquidatore: «Successivamente, condividendo la volontà dell’amministrazione comunale e con l’ausilio di professionisti, si è richiesto ed ottenuto, con non poca fatica, di intraprendere le strade dei risanamento economico-finanziario della società, al fine di salvaguardare in primis i posti di lavoro (15 unità lavorative occupate), nella convinzione che la società potesse in futuro fuoriuscire della liquidazione e gestire porto ed eliporto che rappresentavano e tutt’ora rappresentano, senz’altro, un volano economico e sociale per l’intera comunità casamicciolese, evitando soprattutto un danno a carico delle casse comunali. Il tutto è stato possibile attraverso il piano di risanamento omologato dal tribunale di Napoli, previo affidamento alla società della gestione diretta dei servizi per generare quelle economie sufficienti, onde poter ammortizzare il pagamento delle rate di transazione con Inps, Agenzia delle entrate ed Inail.Tale accordo prevedeva la necessità di comprimere taluni oneri di bilancio ed infatti venivano trasformati, col consenso dei dipendenti del porto, i relativi contratti da full time a part time 70% da mantenere almeno per tutto il periodo della transazione. Ovvero 5 anni con l’inps e 10 anni con l’agenzia delle entrate. La Società attraverso attraverso la gestione diretta dei servizi ha quindi, dal 2019 al 2023 (30/6) abbassato il proprio deficit (perdite pregresse ridotte a circa 1 100.000€ alla data del 30 giugno 2023) pagato regolarmente le rate delle transazioni, pagato il corrente e soprattutto ridotto l’arretrato stipendi coni dipendenti che è passato dai 9 mesi ad un solo mese».

Ancora Sirabella aggiunge: «Mi preme sottolineare che se qualche debito di periodo, talvolta non è stato pagato (qualche mensilità di iva soprattutto) le stessa debitoria risulta regolarmente iscritta a bilancio con un cash flow comunque sufficiente a garantire il pagamento dei debiti: i bilanci (almeno fino al bilancio 2021) sono stati sempre approvati dal socio e redatti con correttezza, trasparenza e con la prospettiva della continuità aziendale come previsto dalla normativa. Non esistono si 30/6/2023 costi conosciuti e non iscritti nella contabilità sociale! Per quanto attiene al credito verso la ex Equitalia di circa 85.000 euro iscritto in bilancio, trattasi di un credito già risalente al bilancio 2014 che, verosimilmente, andava considerato a deconto della debitoria verso l’Agenzia della Riscossione (non quantificabile nel 2014) ma che per scelta delconsulente dell’epoca, evidentemente, fu iscritto tra i crediti. Non sì era optato ancora di accantonare una svalutazione perché la transazione con l’Agenzia della Riscossione era ancora in corso e quindi poteva eventualmente essere oggetto di una ricognizione più puntuale della debitoria ancora da pagare». Per Sirabella, fino a quando c’è stato lui l’azienda era virtuosa, su questo non ha dubbi: «La società al 30 giugno u.s. certamente aveva intrapreso una gestione virtuosa e che già fra un anno avrebbe azzerato ta transazione Inps recuperando liquidità su base annua di circa120.000 euro, oltre che azzerato, giù da quest’anno, la debitoria pregressa inali attraverso la rottamazione ter.La differenza al 30/6 u.s. tra debiti e crediti carico della società risultava essere inferiore a900.000 euro. (1.800.000 €. circa di debiti, e circa 950.000€. di crediti).Sì, ritiene pertanto, che con una gestione parsimoniosa, attenta e virtuosa ancora per pochianni fa società certamente sarebbe ritornata in bonis, e questo lo sì poteva fare anche nelle more di unritorno al comune della gestione dai servizi (come ha scelto di fare la presente amministrazione) sempre che, nel canone da corrispondere alla partecipata, fosse previsto anche ll pagamento delle transazioni in corso per salvaguardare il piano di risanamento come sopra illustrato».

Poi l’attacco alla nuova linea amministrativa e politica e alle scelte poco oculate del nuovo liquidatore: «Certo che la fretta di trasformare i contratti dei dipendenti del porto a tempo pieno già da quest’anno (da parte della nuova gestione) poteva essere,  a parere delloscriventealmeno rimandata, soprattutto se poi questa incide e non poco sul bilancio della società (circa 100.000 euro in più annui) e sopratutto sepoi si dovesse rischiare di destabilizzare il piano di risanamento». «Infine, concludo sottolineando che forse qualcuno dirà, ma di sicuro lo ha già detto, che si poteva e doveva fare meglio. Forse è vero, ma bisogna nel contempo dire che forse si poteva anche far peggio. Come ha fatto qualcuno in precedenza! (e qui il riferimento è chiaramente ad Arnaldo Ferrandino, ndr) Con una situazione economico patrimoniale a dir poco disastrosa nel 2014, si è data priorità al pagamento della transazione, al pagamento dei dipendenti, dei fornitori correnti e alle tasse e contributi correnti, insomma a salvare la società. Non dimenticando neanche che la società si è accollata pure il pagamento delle liti con i dipendenti nel 2015, il che ha comportato un esborso economico notevole circa 200.000 € con parte delle cause poi vinte.Vedasi credito a bilancio per circa 100.000€».

Infine, conclude il buon Gelosmino Sirabella, non senza un pizzico di rammarico: «Ho ritenuto doveroso puntualizzare quanto sopra, in questo periodo nel quale molti forse non hanno colto l’importanza di un tale lavoro portato avanti per oltre otto anni da parte dello scrivente e che, invece, non oso, pensare per “strumentalizzare”, mirano a travisare l’unica verità di una gestione tesa alla salvaguardia del personale, al ritorno in bonis della società che in prospettiva avrebbe potuto generare economie per il Comune di casamicciola Terme unico proprietario della stessa. Resto a disposizione dell’amministrazione per ulteriori eventuali chiarimenti con la speranza, che quanto da me esposto sia assimilato da chi, poco opportunamente e sicuramente in malafede, continua a diffondere notizie e commenti poco benevoli nei miei confronti».

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