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Come non farsi la palla a Natale con nuovi caratteri

Di Graziano Petrucci

Di me si possono dire molte cose. Tipo che non amo i selfie, anche se qualche volta me ne sparo uno sempre a patto che dietro, come sempre, ci sia immancabile il lato ironico. O che odio pure quel modo facile con cui certi mettono le “k” al posto di “ch”. Non dite che è per agevolare la scrittura o gli sms, per favore. In questo caso consideratevi mandati a fare in culo. Oggi tra offerte illimitate, whatsapp e Wi-Fi diffuso possiamo dire di non avere necessità di pensare a soluzioni efficaci per risparmiare caratteri e con loro spazio e tempo. Tanti si nascondono dietro la scusa che l’uso delle “k” come delle “x” al posto di “per” rende più veloce e comoda una conversazione, un concetto e in alcuni casi si fa per interagire con gli altri in modo “ciovane”. Sto per dirvi una cosa che forse vi sconvolgerà. Si tratta, come sappiamo, anche se al momento siamo in pochi a dirlo, di una cazzata. In fondo, è solo una questione di moda che ha coinvolto pure frotte di quarantenni e si associa nondimeno a quella altrettanto sparsa del risvoltino alle caviglie. Se la persona è mossa dalla prima aspirazione in alcuni casi ci si trova di fronte l’esempio manifesto dell’involuzione nella scrittura ma è palese pure, in altri, la qualità dei ragionamenti, la seconda ci dice che non siamo poi tanto lontani dall’esser una mandria di pecore. E che se ci piace mostrare le caviglie non sentiamo freddo neppure con le temperature prossime allo zero del sabato sera. Le tendenze, così come si usano le parole specie quelle scritte, possono dirci molto. D’accordo, certo.  Non è per niente semplice identificare bambini capricciosi e trogloditi. Si tratta di un’operazione che va fatta caso per caso, ma neppure voglio far parte della schiera di chi difende la singolarità e l’autonomia di ogni individuo considerandolo capace di non farsi influenzare dalle cattive abitudini. Tuttavia non è di me che voglio parlarvi. Ci sono tanti argomenti di cui discutere che occupare la scena con quello che non mi piace, alla fine, è una perdita di tempo. Come del resto per voi potrebbe essere leggere ciò che scrivo. Si avvicinano le feste e la cazzata diffusa è che «dobbiamo essere tutti più buoni». Tra breve, complice l’aria di Natale, le strade si popoleranno di baci, abbracci, strette di mano, carezze e “auguri” – anche a te e famiglia!- e momenti di convivialità attraverso forme aliene di aperitivi che per fartele tutte devi come minimo esser laureato a Risiko. Non è poi uno spettacolo penoso se si osserva bene. Ognuno elabora il momento della festa come può, per cui ci sta tutto. Ho letto l’intervista a Franco Iacono. L’ex eurodeputato che ha compiuto un «percorso politico» pieno, ha detto alcune cose con cui sono d’accordo. Mi auguro si riferisse agli amministratori quando ha affermato che ci sarebbe la possibilità per i governi locali di accedere all’unione dei servizi per gestire raccolta dei rifiuti, polizia amministrativa, traffico e altro, e nessuno ne parla. Se è così, anche qui sono d’accordo con lui. Sempre Iacono ha detto che oggi non c’è politica, o più generalmente una classe politica, degna di questo nome. Non ha tutti i torti se nei consigli comunali troviamo le persone che sedevano tra quegli stessi banchi quarant’anni fa. Il punto è che abbiamo tirato su “ciovani” che oggi solo formalmente rappresentano la classe politica. Al contrario sono incapaci di svincolarsi da condizionamenti e abitudini negative, da «famiglie» e clientele e sono inidonei nel prendere in mano situazioni delicate e gestirle nel miglior modo possibile. Nella pretesa di essere lungimiranti, possessori della visione d’insieme e comunicativi, veloci e fluidi, non soltanto adoperano gli stessi schemi –spesso conservatori- nella risoluzione dei problemi ma hanno surrogato le caratteristiche fondamentali dell’essere a un tempo politico e amministratore, con quelle che sono uno svilimento dei caratteri essenziali. Oltre la mera questione anagrafica, vogliono mostrarsi “Ciovani” ma non ci riescono. Questa classe di oggi che dovrebbe dare l’esempio proprio attraverso il comportamento e l’etica, non usa più le “ch” o i “per” ma distribuisce con semplicità vagonate di “k” e ”x” e lo vediamo nei risultati. Mancano «le palle». Come raddrizzare questa situazione di merda? Una soluzione potrebbe essere fare non stando fermi. Comunque è arrivato il momento dei regali di Natale e siccome il mio può essere considerato un piccolo rito per superare indenni la vostra ansia mentre vi fate «la palla», cari amministratori, nel cercare quello utile da esibire, vi dico cosa potreste donarci. Si tratta del regolamento unico sull’isola per i taxi con la possibilità di caricare clienti non solo nel luogo che ha rilasciato la licenza, come prescrive la legge; abbassare le tariffe e allargare le ZTL dando solo ai taxi la possibilità di transitarvi. Così se vogliamo recarci all’aperitivo, nella certezza che non ci farà il culo al portafogli chiederemo al tassista di accendere il tassametro pure in un comune diverso dal suo. Così combatteremmo il nero e, muovendo l’economia, miglioreremo le giornate di tutti.
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