CULTURA & SOCIETA'

CRISTINA E NICOLA MATTERA NELLA LORO “VIGNA PORTANOVA” SUL CASTELLO PRODUCONO IN FAMIGLIA IL VINO A “CIRCOLAZIONE INTERNA” PER ALBERGO E  RISTORANTE DEL MONASTERO  

LA VIGNA DEL CASTELLO CON LA DENOMINAZIONE STORICA DI “VIGNA PORTANOVA”. La vigna “Portanova” si trova all’interno dell’area dell’Ex Convento di Santa Maria della Consolazione nelle immediate prossimità del Maschio ed è esposta a sud-est. Al limitare del vigneto si trovano un orto e un bellissimo giardino con alberi da frutto. Negli anni '80 Gabriele Mattera e sua moglie Karin — nel pieno della loro missione di restauro e rivitalizzazione del Castello Aragonese — ritrovarono tra i rovi alcune vigne abbandonate e iniziarono a fantasticare di reimpiantarne una nuova. Con il prezioso aiuto di Andrea D'Ambra e con la passione e la determinazione che solo gli innamorati dei luoghi sanno profondere, la vigna ritornò a prosperare. Il frutto di questo visionario recupero è in ogni bottiglia di CASTELLO: il simbolo della rinascita - Le 600 bottiglie, come una reliquia, sono presenti solo nel ristorante del Castello, che mantenendo fede alla logica dell’autoproduzione, con il proprio vino in carta, chiude finalmente il cerchio del chilometro zero

Le vaste aree, in  discreta misura  per la coltivazione agricola, dagli ortaggi alla frutta fino alla vite, non è che abbondassero sul Castello d’Ischia il cui territorio  in buona parte evidente era occupato da edifici pubblici e privati, di istituzioni religiose, militari e governative. Gli spazi cosiddetti verdi, tipo orti e giardini, nei tempi della piena attività del maniero erano seguiti e curati; poi l’ abbandono a sterpaglia ed erba selvatica.

Con il possesso a seguito di regolare acquisto  da parte dell’avvocato Nicola Mattera, le sorti del Castello divenuto  ufficialmente di privata proprietà, sono mutate  radicalmente in meglio ad opera dei figli del vecchio avvocato Nicola e successivamente, ossia oggi  per vivo interessamento degli eredi ultimi Arch. Nicola e Cristina Mattera figli  di Gabriele e Giovanni figlio di Antonio. Dagli anni ’70 in poi, con  passo dopo passo, il Castello Aragonese ha cambiato i suoi connotati in un processo progettuale di restauro che lo vede oggi tra i monumenti storici maggiormente  visitato e meglio curato del centro sud d’Italia, rilanciato e pubblicizzato in tutto il mondo. L’idea della vigna col nome dell’antico sito “Portanova” venne a Gabriele Mattera che pensò di rendere omaggio al Dio Bacco,  evidentemente già di casa nel lontano passato fra le antiche mura dell’ultra millenario isolotto. Un vino proprio nato e lavorato sul castello  ha finito col diventare nei programmi di Nicola e Cristina Mattera una delle priorità di arricchimento fra le tante altre da seguire e sostenere per il rilanciato nome del Castello.

Nei giorni scorsi la “Vigna Portanova” di Cristina e Nicola Mattera sul Castello Aragonese è stata visitata per la prima volta dal gruppo degli escursionisti della Proloco Panza nell’ambito del programma 2023  della quindicesima  edizione di “Andar per Cantine”. Una tappa  enoculturale inedita e speciale risultata particolarmente gradita dai partecipanti all’inziativa. I quali vi hanno trovato rifiorite numerose piante grasse e soinose di fichidindia. Questo frutto sul castello fa parte dell’atichità, da quando ciosnel XIII secopo lo portarono e lo impiantarono  sul Castello d’Ischia e nell’insula major gli aragonesi. Ecco come  Roberta Raia individua  la Vigna del Castello: “Sono trascorsi secoli da quando il Castello era una roccaforte inespugnabile. Eppure ancora oggi conserva tutto il suo fascino, custode di tesori dal valore inestimabile. Come il giardino pensile, che volge il suo sguardo a sud est alla bella Capri, a sud ovest alla incantevole Baia di Carta Romana mentre alle sue spalle si erigono l’antico Palazzo Reale e le spesse mura del convento che difendono la vegetazione dagli impetuosi venti di nord-ovest. Il percorso, ricamato da ortive e piccole arboree, si spiega di fronte ad uno spettacolo fatto di foglie, tralci e cirri ribelli. Un incanto di verde, il riverbero di una vigna: La Vigna del Castello”.

La vigna “Portanova” si trova all’interno dell’area dell’Ex Convento di Santa Maria della Consolazione sul Castello Aragonese d’Ischia nelle immediate prossimità del Maschio ed è esposta a sud-est. Al limitare del vigneto si trovano un orto e un bellissimo giardino con alberi da frutto. Negli anni ’80 Gabriele Mattera e sua moglie Karin — nel pieno della loro missione di restauro e rivitalizzazione del Castello Aragonese — ritrovarono tra i rovi alcune vigne abbandonate e iniziarono a fantasticare di reimpiantarne una nuova. Con il prezioso aiuto di Andrea D’Ambra e con la passione e la determinazione che solo gli innamorati dei luoghi sanno profondere, la vigna ritornò a prosperare. Il frutto di questo visionario recupero è in ogni bottiglia di CASTELLO: il simbolo della rinascita di questo luogo privilegiato che, dopo secoli di abbandono ritrova oggi, giorno dopo giorno, forme, funzioni e atmosfere.La vigna e il suo Biancolella testimoniano ancora una volta che il Castello è vivo e che il suo cuore batte grazie all’incontenibile energia di una visione coraggiosamente presa in carico e portata avanti dalla terza generazione. 

Roberta Raia  si addentra nei risvolti della Vigna e ne svela  l’evoluzione fino ad oggi: “A distanza di 30 anni dall’impianto della vigna, Nicola e Cristina, figli di Gabriele, grazie sempre alla disponibilità di Andrea decidono di rispolverare il loro vecchio progetto.Dall’impianto della vigna fino ad oggi, è sempre stato prodotto il vino, ma in maniera artigianale, ottenuto da un piccolo torchio stipato nei pressi della vigneto. Nicola e la sua famiglia, in tutti questi anni hanno gustato il prodotto della Vigna del Castello covando sempre il desiderio che il vino potesse avere, un giorno, un’evidenza pubblica. Così, quest’anno, la vinificazione si sposta a Casa D’ambra, tempio del vino ischitano, fregiandosi della Doc. Il Vino del Castello -Ischia Biancolella Doc 2016- forgiato dai contorni di una renana slanciata, insignito da un’etichetta e da tutti i crismi che la filiera enologica impone sarà, finalmente, fruibile al pubblico. Le 600 bottiglie, come una reliquia, saranno presenti solo nel ristorante del Castello, che mantenendo fede alla logica dell’autoproduzione, con il proprio vino in carta, chiude finalmente il cerchio del chilometro zero.
Il vino del Castello non ha solo il sapore di un passato recente, ma anche quello di una storia millenaria, traccia indelebile dei popoli che si sono susseguiti e che hanno identificato l’isola come crocevia della viticoltura”.

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