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Ecco il politico isolano. E se lo critichi, ti spara

 

di Graziano Petrucci

Introduzione. Lo ripeto. Il mondo sta cambiando ed è arrivato il momento, pure per noi che di questa porzione di universo siamo parte, mi riferisco proprio a noi «isola dei famosi», di darsi una svegliata. Uno tra gli aspetti che andrebbe rivisto è la presunzione che contagia sia gli uomini sia le donne. Gli uni sono convinti di avere a che fare con una squadriglia disposta a tutto per trucchi, scarpe e bella vita, e le altre che alla fine i maschietti non sono altro che un gruppo di rincoglioniti dalla play station e dal calcio in tv. Insomma, quel mostrare di sapere prima – e meglio- di chiunque altro ci fotte. Questo modo, fatte come sempre alcune eccezioni, non esclude in primis il livello politico o imprenditoriale ma anche quello professionale. Non importa, anzi si ravviva, se c’è chi non capisce un cazzo o è arrivato a occupare una sedia perché ruota intorno a una serie di “conoscenze”. A ciò si unisce la malattia che obbliga, chi ne è affetto, di imporre la propria visione, salvo non averne nessuna, perché ormai ha già capito tutto. Ciò che va reso in pratica giornaliera, stimolato e necessariamente promosso, è una particolare forma di «collaborazione – condivisione», funzionale per scavalcare il muro che impedisce di confrontarsi seriamente con persone e problemi in modo risolutivo. Il fatto che ci siano sindaci e personaggi (vabbè, politici?) che bofonchiano qualcosa tipo criceti dopo l’elettroshock e non sono capaci di prendere il buono anzi lasciano cadere nel vuoto certe proposte, lanciate anche da questo giornale, perché c’è chi crede di possedere la vetta dello statista, ci mette davanti un serio problema. Si tratta di scimmie, con cui già solo dialogare può considerarsi un’impresa. E che magari, superato il primo ostacolo, se qualcuna vuole davvero capire di cosa si sta parlando, beh, allora, abbiamo fatto un passo per la comprensione della fisica quantistica. Prendete quel che dico sotto condizione di reciprocità. Anch’io posso trovarmi nella condizione di non capire una bene amata mazza. Quello che posso dire è che dovrebbe essere fatta salva la capacità di comprendere il motivo per cui non si può fare una cosa – magari per un proprio limite personale – se, al contrario, può dare vantaggi alla collettività. Informarsi. Premessa 1. Di collaborazione e sinergia tra i sindaci, oltre quegli articoli che appartengono alla classe «spot elettorale a me stesso», purtroppo qualcuno pure inviato da queste pagine e non solo da politici di “professione”, ha accennato il Preside Sironi augurandosi la presenza di tali peculiarità nel futuro sindaco d’Ischia. Non è detto che accada ma fin quando la speranza non diventa risorsa investita a vuoto, non ci farà del male e possiamo immaginarci il migliore dei mondi possibili. Tuttavia, in linea generale, ci troviamo di fronte a una serie di fenomeni e inclinazioni che invadono l’isola e la trasformano in un comprensorio di cazzoni – come ripeto spesso, non c’entra il titolo di studio- limitandone, di fatto, i salti in avanti. La questione meriterebbe di esser studiata da un’equipe di antropologi. Limitiamoci però al vissuto di questi giorni. Peppe Varchetta è deceduto a causa di complicazioni per una polmonite. Disabile ha sempre combattuto per un’isola senza barriere architettoniche. Cioè, stiamo parlando di un portatore di handicap che combatte, e ha lottato, per i suoi diritti che non sono mai stati considerati né parte principale del senso civico o di un programma elettorale o tema importante da realizzare per un’ amministrazione. “Sperare” con annunci che questo desiderio diventi realtà da solo, e senza l’aiuto dei comuni che non hanno neppure chiaro come muoversi (qualcuno ha detto che potrebbero volerci dieci anni!), è come dire a Maria Elena Boschi di non essere più figa o far capire a certi maschietti che quando sono a letto con la propria donna devono togliere i calzini. In sostanza impossibile. Premessa 2. Nella previsione di aspettare quali figurine saranno candidate alla carica di sindaco d’Ischia, ma nella sicurezza di trovarci al cospetto, sì, di una comunicazione che comunica solo di “cosa” ha bisogno il comune, che conosciamo, ma spesso non il “come” si vuole risolvere un problema, in atto c’è una vera e propria «Operazione simpatia» di politica preventiva. Cioè, della serie, c’è chi si trascina spinto da questo ragionamento: «qualcuno potrebbe chiederci che tipo di politica amministrativa realizzeremo per il futuro. Meglio mettere le mani avanti, mischiare le carte con qualche azione di disturbo e comunicati come se piovesse, così li distraiamo». Devo comunicarvi una triste notizia. Poiché sono tutti occupati con l’organizzazione della campagna elettorale, nessuno più farà un cazzo se non lo stretto necessario per raggranellare piccole sacche di consenso fino alle prossime elezioni. A noi, poveri mortali, l’argomento fa fluttuare i coglioni. Gli addetti ai lavori, invece, sono invasi dall’idea primitiva che per risolvere i mali di Ischia ci voglia un super uomo (per carità, non parlate di donne al comando del comune d’Ischia!), mandato dalla provvidenza, pieno di buona volontà cristiana. Al contrario ci serve solo una persona che ha voglia di raddrizzare quello che è storto. Senza populismi, demagogia o tutte quelle altre minchiate di sermoni politici di cui già si sente in giro. Ma questa è un’altra storia.

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