LE OPINIONI

Fibromialgia non più sindrome “invisibile”

“Oggi sto male. Ho lontanissima la percezione degli altri, come se mi giungessero da un’altra dimensione. In questo stato, nulla potrebbe entrare nel mio cerchio magico. Niente e nessuno. Eppure, è proprio adesso che ho bisogno di aiuto. (Alda Merini)”

Lafibromialgia è una sindrome caratterizzata da dolore muscolare cronico e in Italia ne soffrono quasi due milioni di persone. I sintomi presentati includono dolore alla colonna vertebrale, alle spalle, alla nuca, alle braccia, ai polsi, alle cosce. Difficoltà ad addormentarsi, frequenti risvegli durante il sonno, affaticamento cronico, disturbi dell’umoremal di testa, sindrome del colon irritabile,formicolii, difficoltà cognitive (soprattutto di memoria e concentrazione) e tutto questo puòcompromettere la vita sociale e lavorativa delle persone che ne soffrono.

Per molti anni è stata definita “Malattia di Atlante” dal nome del gigante ribelle a Giove che fu condannato a reggere , con le sue sole forze, il mondo sulle spalle. Attualmente è tra lepatologie reumatiche più diffuse insieme all’artrosi. Interessa il 2-4 per cento della popolazione e l’80 per cento delle persone colpite è di sesso femminile. Abbiamo detto che il sintomo cardine della fibromialgia è un dolore muscolo-scheletrico cronico che sembra aggravarsi in relazione ai momenti della giornata, ai livelli di attività, alle condizioni di stress e a quelle atmosferiche.
Un dato che non passa inosservato è l’alta correlazione tra presenza di fibromialgia e disturbi psicologici significativi come ansia, panico, depressione, disturbo post-traumatico da stress, che può determinare un peggioramento dei sintomi della malattia.Le cause non sono certe e possono essere multifattoriali (stress, predisposizione genetica, problemi al sistema immunitario, ecc.). I comuni antidolorifici non sembrano fare il loro lavoro e gli interventi di cura si focalizzano su una routine regolare di ciclo sonno-veglia, di attività fisica e una dieta adeguata.

Seppure vi sono stati progressi significativi negli ultimi anni, risulta ancora una patologia difficile da diagnosticare e ancora di più da curare in modo efficace e completo. Questo accade perché i sintomi della fibromialgia sono diversi e spesso si sovrappongono a sintomi di altre patologie. Gli esami di laboratorio o radiologici esistenti non sembrano aiutare nella diagnosi, risultando in grande parte aspecifici o non dirimenti. La diagnosi viene effettuata di solito da un medico esperto nella fibromialgia (solitamente un reumatologo, immunologo, ortopedico o psichiatra) attraverso un’attenta anamnesi (esistono questionari specificatamente sviluppati) e un esame obiettivo scrupoloso, che include la pressione dei cosiddetti tender points, punti specifici del corpo che, se premuti, provocano dolore in chi è affetto da fibromialgia.

Ancora oggi, pregiudizi e disinformazione da parte dei medici possono impedire l’accesso rapido alla corretta visita specialistica e, di conseguenza, alla diagnosi e a trattamenti tempestivi e mirati. Di solito infatti, prima di ricevere la diagnosi corretta, la persona consulta vari medici, sottoponendosi spesso a svariate terapie. Tutto ciò ha un effetto deleterio sul paziente, perché contribuisce a generare confusione, rabbia, solitudine e depressione, che a loro volta favoriscono l’instaurarsi di una condizione di stress cronico, che contribuisce a peggiorare i sintomi algici e la percezione del dolore stesso.

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È importante sottolinearecome ifattori psicologici rivestono un ruolo fondamentale nell’insorgenza e nel mantenimento dei sintomi dolorosi. Si suddividono in:

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  • fattori cognitivi come il catastrofismo, ovvero preoccupazioni negative che portano a concentrarsi solo sulle conseguenze negative. Questo pensiero aumenta la percezione del disagio e favorisce l’evitamento delle attività quotidiane, il consumo di analgesici e la diminuzione di mobilità e forza muscolare nel tempo;
  • alcuni tratti della personalità come perfezionismo, ipocondria e deficit nella regolazione delle emozioni, possono portare a vissuti negativi come la rabbia. Questa emozione influenza ed è influenzata dal dolore, in un circolo vizioso: la rabbia aumenta la tensione muscolare, che a sua volta incrementa il dolore percepito, il quale alimenta nuovamente la rabbia;
  • strategie non funzionali per fronteggiare il dolore, come l’evitamento delle situazioni sociali nel timore di avere un attacco doloroso, o l’assunzione di farmaci anche in assenza di dolore al fine di prevenirne l’insorgenza;
  • variabili socio-culturali: la famiglia può involontariamente rinforzare atteggiamenti e abitudini che scoraggiano un ruolo attivo nel contrastare la malattia. Per esempio, i familiari possono sostituirsi al malato nello svolgimento delle attività quotidiane. Questa dinamica rinforza la passività e la paura del dolore, che portano all’evitamento dei problemi;
  • eventi traumatici sia fisici che emozionali.

Come detto prima non esistono oggi terapie che portino alla cura definitiva dei sintomi. Tuttavia, un trattamento integrato e multi-disciplinare può permettere al paziente di ritornare progressivamente a una qualità di vita soddisfacente (sia dal punto di vista familiare, che sociale e lavorativo). Essenzialmente, si tratta di integrare una corretta terapia farmacologica, percorsi fisioterapici specifici, interventi nutrizionali e dietologici, adottare uno stile di vita sano  e un percorso psicologico che abbia come obiettivi l’aderenza al trattamento e la riduzione dei livelli di stress attraverso lo sviluppo di strategie di coping (strategie per affrontare le sfide della quotidianità) efficaci nella gestione del dolore e della percezione diautoefficacia nel fronteggiare la malattia, riducendo le condotte di evitamento e la percezione del dolore. Utile è sicuramente anche l’intervento Mindfulness-Based Stress Reduction un protocollo per la riduzione dello stress basato sulla consapevolezza . Attraverso la pratica I partecipanti sono invitati a dirigere e a mantenere l’attenzione all’esperienza immediata, nel presente, assumendo un’attitudine interiore di apertura, accettazione, curiosità e compassione. 


Liberamente” è curata da Ilaria Castagna, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi de L’Aquila, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva Comportamentale di Caserta A.T. Beck

Tel: 3456260689

Email: castagna.ilaria@yahoo.com

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