CULTURA & SOCIETA'

Giornata del Radon, convegno al Poli per sensibilizzare i giovani sul tema della radioattività ambientale

Tre scuole della Campania (tra cui il Liceo Statale Ischia) nel progetto RadioLab per la comunicazione scientifica. La disciplina europea, i dati dell’isola, la sinergia con l’Università nel workshop realizzato con la collaborazione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Associazione Termalisti

Si chiama RadioLab ed è un progetto che da qualche anno coinvolge le scuole italiane. Nasce con l’obiettivo di fornire all’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) uno strumento da utilizzare a livello istituzionale per la comunicazione scientifica, in particolare sui temi del radon e della radioattività ambientale. Divulgazione, didattica e ricerca si integrano mettendo in atto azioni di orientamento ed esperienze formative non solo all’interno delle classi, ma anche fuori dell’ambiente scolastico. La consapevolezza della presenza di una radioattività ambientale di origine naturale fa sì che gli studenti, i loro docenti e in qualche modo anche le loro famiglie, prendano confidenza con queste tematiche. La loro partecipazione, come avviene da qualche anno anche a Ischia grazie agli studi e alle iniziative messe in campo dalla comunità studentesca del Liceo Statale, permette anche di condurre attività di monitoring di radon indoor in ambiente, sia di origine naturale che antropica.

Lunedì 27 maggio alle ore 10.30 si è svolta al Teatro Polifunzionale una Giornata di Divulgazione sul Radon con i report delle scuole che hanno partecipato al Progetto RadioLab in Campania. Si sono dunque affrontati tutti i problemi connessi alla sicurezza della salute rispetto alle esposizioni al radon, diffusamente presente nel sottosuolo isolano, a volte in concentrazioni oltre soglia sia nelle abitazioni isolane private che in strutture aperte al pubblico. Un pericolo da non sottovalutare. Perché silenzioso, inodore e rilasciato da rocce laviche, tufo, pozzolana e altri graniti molto presenti sul nostro territorio. Ogni zona può essere a rischio, quindi conviene considerare la concentrazione di radon soprattutto nei locali interrati. La misurazione può essere effettuata attraverso particolari dispositivi: dosimetri sensibili alle radiazioni, ad esempio. Un primo step di conoscenza fortemente sollecitato anche dalla Unione europea. Dopo il fumo, il radon e i suoi prodotti di disintegrazione costituiscono la seconda causa più frequente di cancro ai polmoni. Prima dell’inquinamento industriale. Perché nei luoghi aperti si disperde, in quelli chiusi (le nostre case, le scuole, i luoghi di lavoro), si concentra e viene respirato.

Anche il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino ha voluto salutare i ragazzi e gli organizzatori della Giornata. «Vi ringrazio per il vostro lavoro e impegno – ha detto – accendete una luce per formare e informare sulle caratteristiche di fenomeni fisici che sono tipici della nostra terra. Bisogna approfondirne la conoscenza proprio per assumere le misure giuste per salvaguardare la salute pubblica. Inutile mettere la testa sotto la sabbia.»
Sulla stessa linea d’onda del sindaco anche Giuseppe Di Costanzo, Presidente dell’Associazione Termalisti. «A Ischia sono stati condotti i primi studi sul radon e sulla radioattività. Un privilegio che determina obblighi maggiori da parte della mia categoria. Partiamo da un presupposto: la conoscenza aumenta la capacità di affrontare i problemi. Ecco perché, come Associazione, siamo molto favorevole a questi incontri di natura scientifica. Più si conosce, e meno si ha timore. Le parole “radon” o “radioattività” sembrano incubi. Ma solo se si conoscono veramente bene le caratteristiche di questo gas, è possibile intervenire con rimedi efficienti che rendano tutto più semplice e accettabile.»

Sulla disciplina normativa, a volte anodina perché incrocia la legislazione comunitaria con quella dei singoli stati nazionali, si è soffermata la Prof.ssa Mariagabriella Pugliese, del Dipartimento di Fisica Università Federico II di Napoli e referente del progetto RadioLab. La legge “guida”, non a caso comunitaria. è la Direttiva n.59/2013. Proprio la Commissione Europea, il 24 gennaio 2019, ha invitato l’Italia a recepire la normativa dell’UE in materia di radioprotezione con un adeguamento scaduto il 6 febbraio 2018. «La Direttiva – ha spiegato la Pugliese – semplifica il settore perché unisce in un unico testo la regolamentazione delle esposizioni mediche, dei pazienti, dei lavoratori, della popolazione Ogni stato membro avrebbe dovuto recepire questa direttiva entro il febbraio del 2018, ma inutile dire che l’Italia, insieme a soli altri 5 Stati membri, non l’ha ancora fatto. Problemi dovuti al continuo avvicendarsi dei governi, certo, ma anche al fatto che ci sono troppi attori al tavolo per decidere univocamente come recepire questa direttiva.

Che, lo ricordo, non solo afferma l’obbligo di controllo nei luoghi di lavoro, anche in tutti quei luoghi di lavoro aperti al pubblico siti al piano terra. Il limite passa da 500 a 300 Bq/m3, superato il quale bisogna mettere in atto azioni di rimedio affinché questa concentrazione venga ridotta.» Il recepimento della Direttiva comporterebbe pertanto un effettivo aumento della salute e sicurezza occupazionali. Perché definisce bene materiali, tecniche e autorizzazioni. Prevede preparativi di emergenza. Pretende trasparenza e centri di responsabilità inequivocabili e indipendenti. Non meraviglia che l’Italia preferisca temporeggiare, anche a costo di essere coinvolta in una procedura d’infrazione. D’altro canto, anche a livello locale, cosa si è fatto al di là delle belle parole? Una mappatura sistematica è ancora lontana da progettare, figuriamoci attuarla e intervenire se e quando i numeri ci dicono di intervenire.

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Prima dell’intervento degli studenti, il giornalista scientifico Pietro Greco (conduttore di un bel programma, Radio3, Scienza su RadioRai) ha ricordato l’importanza del legame tra scienza e comunicazione. «Oggi la scienza è il motore delle dinamiche economiche, sociali, culturali. Un ruolo essenziale per la democrazia. Il cittadino ha diritto di conoscere lo stato dell’ambiente, ma il sapere deve essere finalizzato all’agire: la comunicazione scientifica serve a costruire una società democratica della conoscenza.» Magari attraverso strumenti (la pacatezza, l’empatia, il rigore, la comunicatività) di grandi divulgatori del nostro tempo come Piero Angela.

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Al workshop della Giornata Radon Ischia hanno poi preso la parola gli studenti delle tre scuole coinvolte nel progetto Radio Lab (Liceo Statale Ischia, Liceo Scientifico Mancini di Avellino, l’I.I.S Antonio Pacinotti di Scafati), che hanno raccontato la loro esperienza nel progetto illustrando i risultati delle loro ricerche e delle varie campagne (succedutesi negli anni) di misura della concentrazione di radon nelle scuole isolane. Dal Liceo Statale un focus sulla storia geologica, i terremoti, gli studi della radioattività sull’isola d’Ischia (compresi quelli effettuati da Marie Curie a Lacco Ameno agli inizi del Novecento). E poi le origini del radon, come entra nelle nostre case, la concentrazione indoor dell’isola, quella media misurata nelle abitazioni private che hanno aderito alla campagna. Se la maggior parte di queste case oscilla su intervalli ancora accettabili secondo la normativa italiana (200/400Bq) una buona percentuale registra tassi ben oltre la soglia limite raccomandata per le abitazioni di vecchia costruzione. Come gestire questi valori?

Gli studenti del Pacinotti si sono soffermati sulla comunicazione del rischio, portando sul palco del Polifunzionale una installazione da loro stessi realizzata che dimostra come il gas penetri nelle nostre case dalle fessure del sottosuolo. La percezione del rischio (altro tema fondamentale) è stato invece illustrato dagli studenti dello Scientifico ‘Mancini’ di Avellino. Non solo; da una ricerca effettuata su un campione di studenti della loro città, è emerso che solo il 20% sa cosa sia il radon e ancora meno, il 5% , la sua pericolosità.  Hanno chiuso l’incontro il dottor Giuseppe La Verde, del Dipartimento di Fisica ‘Pancini’ Università degli Studi di Napoli Federico II parlando dell’efficacia di RadioLab nella conoscenza del rischio radon, e il dottor Pasquale Di Nezza con un punto di vista dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Un passaggio di testimone che è quasi un auspicio: quello  di una costante e proficua collaborazione con l’università e il mondo scientifico, nella convinzione che solo la sinergia tra le “officine del sapere” possa diventare efficace prassi di emancipazione, sviluppo del territorio e tutela della salute pubblica.

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