LE OPINIONI

IL COMMENTO Cosa significa fare forestazione

DI BENEDETTO MANNA

Una delle misure del PNRR prevede interventi di forestazione, tramite presentazione di progetti per piantare alberi in zone urbane, periurbane ed extraurbane. Nello specifico: MISSIONE 2 (M2) Rivoluzione verde e transizione ecologica/ Componente 4 (M2C4) – Tutela del territorio e della risorsa idrica/ MISURA 3 – Salvaguardare la qualità dell’aria e la biodiversità del territorio attraverso la tutela delle aree verdi, del suolo e delle aree marine/ Investimento 3.1 – Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano.Le finalità principali dell’investimento, tramite la messa a dimora di almeno 6,6 milioni di alberi/arbusti su 6.600 ettari (1000 alberi per ettaro), entro la fine di quest’anno 2024, sono:a) preservare e valorizzare la naturalità diffusa, la biodiversità e i processi ecologici legati ad ecosistemi pienamente funzionali e resilienti; b) contribuire alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e alla rimozione del particolato nelle aree metropolitane, aiutando così a proteggere la salute umana; c) contribuire a ridurre le procedure di infrazione della qualità dell’aria; d) recuperare i paesaggi antropizzati valorizzando le periferie e le connessioni ecologiche con le aree interne rurali (corridoi ecologici, reti ecologiche territoriali) e il sistema delle aree protette; e) frenare il consumo di suolo e ripristinare i suoli utili. Si comprende che a monte del raggiungimento degli importanti obiettivi, bisognasulla base di studi agronomici, saper piantare gli alberi giusti per una determinata area geografica, guardare le specie arboree prevalenti, il tipo d’impianto, le distanze e le caratteristiche bioclimatiche. Gli interventi in seguito si inseriranno negli habitat naturali. Non sono gli interventi dei filari di pioppi a cui siamo soliti quando siamo in autostrada.

Altro aspetto è che nel giro di tre, quattro anni si potranno considerare,per le aziende agricole e non, icrediti di carbonio certificati da un ente terzo. Ogni credito di carbonio corrisponde a una tonnellata equivalente di anidride carbonica in meno nell’atmosfera, sequestrata grazie alle piante. Tali crediti possono essere immessi nel mercato per essere acquistati dalle aziende che vogliono ridurre la propria impronta carbonica. Ottimale è invece controbilanciare con tali crediti la propria attività e non farli utilizzare per far mettere la coscienza a posto a chi inquina. Inoltre al di là dei numeri di piante previste dalla misura del PNRR, bisogna tener conto che LE PIANTE NON SONO DEI NUMERI, sono esseri viventi selezionati con cura, a seconda dello scopo, del luogo, del momento. MAGGIORE ATTENZIONE ALLE PIANTE. Le campagne di piantagioni vanno apprezzate perché GLI ALBERI SONO I PRINCIPALI ALLEATI per il benessere di vita delle persone nella città e elementi essenziali per la sopravvivenza di tutto il genere umano. Bisogna far crescere la consapevolezza competente, riempita di contenuti, perciò CI VOGLIONO FIGURE SPECIALIZZATE PER LA PIANIFICAZIONE, LA PROGETTAZIONE E CURE COLTURALI. Scegliere la pianta giusta, di qualità (dal vivaio), da mettere nel posto specifico. GLI ALBERI LUNGO LE STRADE DI CITTÀ non sono nelle condizioni di vita ugualmente favorevoli all’interno di parchi e giardini. Piantare alberi è una risposta ai cambiamenti climatici e,per avere l’ombra, dobbiamo essere capaci di prenderci cura della pianta dall’inizio, quando nasce, dal vivaio, quando la mettiamo a dimora, scegliendo il posto, un terreno che permette la crescita delle radici e la cura.LA CURA BISOGNA SEGUIRLA SEMPRE, intervenendo il meno possibile sulle potature, potendo scegliere una pianta che possa crescere anche in città, come se fosse in un bosco, in maniera libera. Ci vuole un PATTO DI ALLEANZA tra chi produce piante, chi pianifica e progetta le città,PER METTERE DEL VERDE E AUMENTARE IL VERDE NELLE CITTÀ, che non deve essere un albero singolo, ma devono essere delle vere infrastrutture, come le STRADE, PERÒ VERDI, perché queste devono collegare ed essere in rete con tutti gli spazi verdi delle città. Si dà una continuità di benessere, dal passeggio,dal parcheggio, ma soprattutto a livello di biodiversità e calmieramento. Le piogge vengono rallentate, con una buona struttura verde LA BOMBA D’ACQUA viene assorbita in qualche modo dalla pianta, dall’albero. Produciamo piante di qualità, scegliamo PIANTE DI QUALITÀ, le mettiamo in città per fare QUALITÀ ANCORA DELLA CITTÀ, però deve esserci una CURA successivaanche (non vanno abbandonate).

I valori eco sistemici delle piante sono tante, prima di tutto l’assorbimento della Co2, assorbono polveri, restituiscono ossigeno, sono in grado di calmierare le bombe d’acqua ma anche di calmierare le isole di calore delle città e la scelta delle piante va fatta in maniera accurata. L’albero è un sistema albero, ma all’interno di una infrastruttura verde, l’albero singolo ha un valore diverso, si comporta in un valore diverso, ha bisogno di cure diverse. La stessa specie lungo la strada, dentro un Parco, assolve comunque a assorbimento di Co2, le polveri sottili (PM10), ma in città proprio dove ci sono maggiori intensità di traffico e ecc., gli alberi hanno bisogno ancora di più di cure, perché come esseri viventi, lungo le strade invecchiano prima e hanno bisogno di essere attenzionati molto di più. Le piante soffrono anche loro dell’inquinamento e quindi va pensato l’albero come fosse un individuo che ha bisogno proprio di queste cure continue dalla nascita fino a che diventa vecchio e quando diventa vecchio bisogna avere il coraggio di sostituirlo. E’ vero che le piante grandi assorbono moltissima Co2 rispetto a una pianta giovane, ma dobbiamo pensare anche che nei viali stradali in particolare, ma anche all’interno dei Parchi, servono a noi,come in questo momento specifico, ma dobbiamo pensare anche alle prossime generazioni. Dobbiamo pensare di aumentare spazi verdi con piante di qualità, ma sostituire anche quelle che in città incominciano a non stare più molto bene. Nelle aree magari della città, che sono residui di vecchie urbanizzazioni, si fa una forestazione urbana e serve anche a tenere fermi i terreni se sono appunto in situazioni leggermente collinari, ma soprattutto fa sì che si riesca ad avere un immagazzinamento d’acqua (pochissima), rallenta le bome d’acqua e si trattiene l’acqua nel terreno. Anche in città ha senso pensare a una funzione degli alberi come attori anche nelle possibili frane e dissesti dei Parchi collinari, ma anche dei PARCHI URBANI che sono in città dove ci sono colline. Quindi è assolutamente essenziale che gli alberi vivano insieme e vengano anche REALIZZATI DEI BOSCHI. PREVENZIONE DI DISSESTO IDROGEOLOGICO in pianura e in montagna attraverso una maggiore attenzione agli alberidel nostro territorio.

La legge Serpieri (RDL 30.12.1923 n. 3267-RIORDINAMETO E RIFORMA DELLA LEGISLAZIONE IN MATERIA DI BOSCHI E DI TERRENI MONTANI), in seguito alcensimento della copertura boschiva a causa del primo conflitto mondiale, per la situazione drammatica nella zona di montagna, che innescava processi di erosione, dissesto idrogeologico, etc., fu un toccasana per il recupero della copertura boschiva del nostro territorio. Con altra norma del 1933 si è proceduto alla BONIFICA INTEGRALE, che ha strappato centinaia di migliaia di ettari di zone malsane. Dopo il 1970 si è abbandonata questa attività. Dopodiché assistiamo ad un abbandono della sistemazione degli alvei fluviali, per quanto riguarda la tenuta e la gestione dei boschi, perché il 27% circa della copertura media boschiva in tutta Italia non sono gestiti, sono abbandonati, non riescono a contenere il dissesto, anzi fanno parte. Quando si ha un impatto su un territorio che non ha una gestione boschiva, il suolo ne soffre perché non riceve le radiazioni solari, i meccanismi biologici che avvengono nel suolo vengono a mancare, quindi è chiaro che l’acqua cade al suolo, non si infiltra, non viene trattenuta e scorre in superfice. Un’altra cosa importante è che in montagna abbiamo abbandonato l’attività zootecnica, quindi quei terreni, che prima erano inerbiti,adesso vengono coltivati, arati, e questo innesca erosione. Il nostro è un territorio molto fragile perché geologicamente molto giovane, ha bisogno di un’attività continua, e questo darebbe forza, di AGRONOMI , FORESTALI, GEOLOGI, PEDOLOGI. MANCANO I VECCHI OPERATORI AGRICOLI CHE LAVORAVANO IN MONTAGNA, che, di notte, quando pioveva con piogge molto forti, si mettevano la loro capparella e uscivano per andare a smaltire le acque. Era un PRESIDIO molto importante. RESTAURARE UN TESSUTO SOCIALE NEL NOSTRO TERRITORIO.Un po’ come avvenuto dopo l’Unità d’Italia, FARE IL TENTATIVO DI RICOSTITUIRE UN PROPRIO TESSUTO UMANO SUL TERRITORIO. RICOSTITUIRE I PRESIDI PER DARE LAVORO e RIPRISTINARE IL TERRITORIO.

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