IL COMMENTO La favola senza lieto fine del sindaco di Napoli
C’era una volta un regno, con milioni di sudditi nell’attesa di un evento che potesse cambiare il loro destino, renderlo migliore. E c’erano gli aspiranti Re con le loro promesse, i buoni propositi, le lusinghe e quella sorta di bacchetta magica, in grado di risolvere i problemi, trasformare il male in bene, ripulire le strade e sbloccare il traffico. Lavoro, salute e sicurezza, per il popolo smarrito, disorientato e impaurito. È così che Napoli attende, come in una sorta di malinconica fiaba, l’elezione del suo nuovo sindaco. E lo fa nello scenario consueto, fatto di progetti ambiziosi, programmi a breve e lunga scadenza, ambizione e speranza. Il solito corollario di politica dell’inganno, magari in buona fede, perpetrata da chi ancora pensa che con parole, patti, vincoli e giuramenti si possa convincere le persone.
Sia detto con chiarezza, ognuno dei candidati alla poltrona più alta di Palazzo San Giacomo è meritevole di credibilità, stima e rispetto. Tra ex sindaci e governatori, Rettori dell’Università, magistrati e giovani rampanti della politica cittadina, non si può certo dire che la città non finirà, in ogni caso, nella mani di una persona perbene, onesta e preparata. Quello che però dovrebbe essere chiaro, a tutti, è che nessun sindaco sarà in grado di risolvere le questioni ataviche che riguardano Napoli, senza l’aiuto dei cittadini, che può tradursi in un solo concetto: il rispetto verso se stessi e verso il proprio territorio. Se ogni napoletano non diventa “sindaco di se stesso”, la città sarà destinata come sempre a sprofondare nei suoi mali, le incertezze, l’approssimazione e la mancanza di sviluppo. Non saranno le promesse dei candidati, fatte in maniera più o meno convincente, a cambiare il destino di un popolo. A ben vedere, del resto, i programmi elettorali sono del tutto analoghi tra loro. Perché i drammi della città si conoscono bene ed è fin troppo facile e perfino banale occuparsene in sede di campagna elettorale. Nessun amministratore però potrà arginare il problema dello smog, senza un uso intelligente e appropriato da parte dei cittadini di mezzi pubblici e mezzi privati. Nessun sindaco potrà ripulire dai rifiuti la città, se strade e piazze continueranno ad essere invase da orde di gentaglia irrispettosa delle regole, refrattaria anche al minimo senso del dovere. Il sindaco di una città che rispetta le regole, sarebbe tenuto esclusivamente all’amministrazione del territorio e invece al primo cittadino si chiede di svolgere un ruolo di controllo, polizia, repressione e punizione. E alla fine diventa lui il colpevole di tutto, l’incapace e il buono a nulla. È stato così negli ultimi 20 anni, da Bassolino alla Iervolino, fino alla gestione De Magistris, che avrebbe dovuto segnare la rinascita della città e che invece, per molti, ha rappresentato il definitivo tracollo e non solo per colpa del primo cittadino. La favola delle elezioni è destinata quindi ad avere il consueto triste epilogo, con il principe azzurro che sale sul trono, con i sudditi che prima lo esaltano, schierandosi dalla sua parte e poi lo sbeffeggiano, lo ingiuriano e lo defenestrano e con un altro principe pronto a subentrare con le sue promesse, l’arte di affabulare, il miraggio di un regno più pulito e più bello. La giostra torna a girare e tutti vissero felici e contenti…