LE OPINIONI

IL COMMENTO Pupi Avati, Croce, Casamicciola e Mussolini

Alla fine di maggio, inizieranno le riprese di un docufilm RAI, con la regia di Pupi Avati, sulla vita di Benedetto Croce. Il tutto sarà ripreso prevalentemente a palazzo Filomarino a Napoli, che fu, per molto tempo, l’abitazione del filosofo. E difatti, ha spiegato il regista, il biopic (film biografico) inizierà da una cena a Palazzo Filomarino, nel periodo natalizio, poco prima che Croce morisse. Essendo intenzione di Avati di parlare delle vicende umane di Croce e non della sua filosofia, sarà inevitabile partire dalla terribile esperienza che Croce visse, a Casamicciola dove, a causa del terremoto del 1883, perse la sorella e i genitori e lui stesso si salvò per miracolo. Sulla vicenda del suo scampato pericolo, nel tempo si sono innestate odiose polemiche che tendevano a screditare il filosofo per il fatto di avere offerto denaro a chi lo salvasse (e a questa malevola interpretazione si prestò anche Roberto Saviano), dimenticando che all’epoca Croce aveva solo 17 anni ed era terribilmente scosso dall’immane tragedia che lo aveva privato di genitori e sorella. Croce rimase segnato da questa tragedia per tutta la vita. Non volle perciò più venire a Ischia. Successivamente, dopo 20 anni di convivenza, la sua prima compagna morì. Da una seconda compagna ebbe un figlio che morì prematuramente. Così si sprofondò negli studi, favorito anche da agiate condizioni economiche ereditate dalla famiglia, ma anche per un ripiegamento su se stesso e per un profondo stato di prostrazione. Il regista Pupi Avati è un artista cinematografico, intellettuale di destra, vicino all’attuale Governo e condivide con il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, un’enorme stima verso l’uomo Croce, liberale, prima tentato da simpatie verso l’avvento di Mussolini e poi diventato uno dei più strenui oppositori del fascismo.

Il docufilm intervallerà anche documentari recepiti dall’Istituto Luce o dagli archivi RAI. A impersonare Croce sarà un attore napoletano che dovrà riprenderne inflessioni, gesti, sguardi e la cui identità non è stata ancora svelata. Credo (e lo dico senza polemica) che la decisione di produrre il docufilm risponda ai progetti del Governo Meloni e del Ministro Sangiuliano di ribaltare quella che considerano un’egemonia culturale della sinistra, per decenni impostasi nelle principali agenzie e istituzioni informative, scolastiche e accademiche italiane. E per questa operazione di ribaltamento culturale, si è impresso una violenta accelerazione al sistema di spoils sistem. Con l’intenzione di sostituirla con una nuova egemonia di destra. Ma l’operazione culturale ha dei rischi per l’attuale Governo: Croce non rappresenta affatto la cultura della destra radicale, ma di una destra liberale e conservatrice. Alla timidezza di molti attuali esponenti del Governo di destra di proclamarsi antifascisti, Croce contrappone la sua decisa opposizione a Mussolini. Cito, a questo proposito, un eloquente servizio di Paolo Mieli, su Il Corriere della Sera “Camicie nere contro Croce” in cui viene spiegato il passaggio da un’iniziale posizione filofascista a una dura opposizione al regime. E cita un importante libro di Mimmo Franzinelli “Croce e il fascismo”. Benedetto Croce non è Gentile, l’altro grande filosofo italiano (dell’attualismo) che rimase sempre fedele al regime, anzi ne fu il principale ideologo e stilò il “Manifesto degli intellettuali fascisti”. Ed è proprio dal 1925, anno del Manifesto di Gentile, che Croce invertì la marcia e si schierò contro il regime e contrappose, al Manifesto di Gentile, il Manifesto degli intellettuali contrari al fascismo. A ottobre del 1926 un gruppo di squadristi devastò la casa di Croce a Palazzo Filomarino. Per Mussolini, che in un primo momento ostentava sulla sua scrivania alcuni libri scritti da Croce, divenne poi il “ filosofo del tradimento”. Invece Gentile diventò il filosofo del regime e, guarda caso, oggi col Governo di destra, Poste Italiane hanno emesso un francobollo nell’ottantesimo anniversario della sua morte. Per cui, attendiamo con curiosità il docufilm di Avati, per verificare se sarà esso ben in evidenza il liberalismo antifascista di Benedetto Croce. E siamo curiosi di vedere come sarà trattato il riferimento alla tragedia di Casamicciola e le conseguenze psicologiche che ebbe, per tutta la vita, Croce. Infine, ci aspettiamo che, prima o poi, il Ministro Sangiuliano, così legato al pensiero e alla figura di Benedetto Croce, voglia dedicare una visita ad hoc a Casamicciola, a ricordo di Croce giovane, vittima del terremoto. Sarebbe un segnale importante per un luogo che ha continuato ad essere flagellato dai sismi e che ha tremendamente bisogno di ritracciare la sua storia, ripensare il tessuto connettivo, ritrovare una base culturale da cui ripartire per una ripresa civile, sociale ed economica. Alcuni ritengono che gli stessi protagonisti della Ricostruzione fisica del paese abbiano la responsabilità di ricostruire anche la società civile. Mi sembrerebbe opera improba ed impropria. Un Sindaco ha il compito di curare tutti gli aspetti della vita della propria cittadinanza, nell’ambito delle proprie possibilità e delle risorse a disposizione. Non è certo compito di un Commissario Straordinario alla Ricostruzione curare anche la ricucitura culturale e civile del corpo sociale. Questo è compito della Scuola, delle Associazioni culturali, degli intellettuali, degli organi di informazione e degli assessorati alla Cultura comunali, metropolitani, regionali e del Ministero della Cultura.

La Ricostruzione è opera di tutti, non di uno solo. E a questo punto, dobbiamo essere sinceri ed onesti fino in fondo. Non facciamo, con Croce e il terremoto di Casamicciola, lo stesso errore che abbiamo compiuto con quello che è stato ritenuto “lo scippo della Coppa di Nestore”. Abbiamo gridato allo scandalo, perché la Soprintendenza, senza concordare tempi e modi con l’Ente locale, ha delocalizzato al Castello di Baia l’importante reperto, in un periodo turistico intenso come i ponti del 25 aprile e primo maggio. Concordo con quanto scritto dal giornalista Marco Martone il 9 maggio su questo giornale e cioé che la Coppa di Nestore è patrimonio del mondo, anche se ritrovata ad Ischia e, in quanto tale, è giusto che circoli per vari musei (anche di caratura internazionale). E Ischia non deve dolersene, ma esserne fiera. Poi, noi ischitani, facciamo veramente di tutto per valorizzare questo bene storico-culturale? Quanti ischitani visitano il Museo, quanti lo suggeriscono agli ospiti dell’isola, quanti apprezzano veramente il fatto che l’isola fu il primo approdo euboico? Allo stesso modo, quanti isolani portano nella loro memoria e nel proprio bagaglio culturale la presenza a Ischia di grandi personaggi del passato, come Croce che, pur non avendo voluto più tornare a Ischia per l’amara esperienza del terremoto, ha impregnato con le sue idee la cultura napoletana, meridionale, italiana ed europea. Gli esponenti locali della destra hanno introiettato qualcosa di questo grande intellettuale o l’isola, come ha intitolato un suo libro Benedetto Valentino, è ancora “L’isola di Mussolini” ?

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