LE OPINIONI

IL COMMENTO Quel triste congedo dei sanpietrini

DI ANTIMO PUCA

Via Iasolino si rifà il look. Una via spesso al centro delle cronache per la pavimentazione sconnessa e per i bivacchi delle persone senza fissa dimora è sottoposta ad un importante intervento di restyling. I lavori riguardano la pavimentazione della strada, ammalorata in molti punti. Il ciottolato, ormai sconnesso, è sostituito da asfalto prestampato, così da garantire una passeggiata in sicurezza a chi attraversa la strada. Ischia dice addio ai sampietrini in una delle principali arterie, così come fu a Corso Vittoria Colonna, come fu al centro storico Ischia pontino e in altre strade dell’isola. La pavimentazione, risalente agli anni trenta, è sostituita con l’asfalto. Questo, nelle idee dell’Amministrazione Comunale, per rendere più agevole il passaggio di veicoli e mezzi di trasporto. Certo, la pavimentazione in molti punti non era più quella posata negli anni Trenta. Tanti sampietrini erano saltati e in molti punti si vedevano brutte e vistose “toppe” di asfalto. Però l’idea che la principale strada che si percorre quando si esce dalla zona Portuale non abbia più uno dei suoi principali elementi caratterizzanti ha sollevato molte critiche. Quello che si compie in molte strade è un oltraggio nazionale a un monumento posato nel 1930 con unici cubetti di porfido rosso che nel 2030 avrebbe compiuto cento anni. I sanpietrini sono più ecologici, più economici sul lungo periodo e un monumento nazionale che tutti ci invidiano. Molti cittadini auspicavano piuttosto una adeguata manutenzione dei sanpietrini al fine di rendere la strada più sicura per i mezzi, e non il loro smantellamento. Un ulteriore spreco di risorse che non possiamo permetterci. L’ansia cantieristica (pre-elettorale?) di questa Giunta procede senza criterio, senza programmazione e oltretutto senza alcuna condivisione con i commercianti di questa importante via. I negozianti infatti, già provati dalla crisi pandemica, lamentano i disagi che derivano dalla improvvisa chiusura delle strade, dal deposito mezzi di cantiere davanti ai locali, dagli impedimenti al passaggio. 

Si tratta di una decisione che non risponde a nessuna logica né ad una reale esigenza di incrementare la sicurezza stradale. I sampietrini fanno parte del patrimonio storico, e la loro eliminazione rappresenta una mutilazione ad un simbolo identitario locale conosciuto in tutto il mondo. Si andrebbe a togliere un sampietrino che è unico, quello in porfido rosso studiato e realizzato nel ‘900 come se fosse un tappeto, per accompagnare un ingresso trionfale. Togliere i sampietrini è dire addio ad un’unicità che andrebbe persa. La questione sanpietrini parte da un punto di vista sbagliato. Quello che la pavimentazione di quel tipo sia inadatta al traffico attuale. Fatte salve tutte le considerazioni storiche, ambientali, estetiche sul suo valore, l’errore sta nella valutazione tecnico-economica del problema. Se le Amministrazioni si fossero prese la briga di informarsi, prima di prendere decisioni a dir poco superficiali, presso i vecchi selciaroli, i “cazzimbocchiari” (storici operai addetti, a suo tempo, esclusivamente all’esecuzione del selciato e dei “cazzimbocchi”) o presso i suoi uffici preposti alla manutenzione delle strade avrebbero avuto modo di capire la natura del problema. Il selciato fatto a regola d’arte ha bisogno di un sottofondo stabile ben compresso sul quale si devono allettare i sanpietrini, con disegni vari, compattati in superficie con rena ed anche asfalto. Così eseguito, a regola d’arte appunto, può sopportare i carichi mobili più pesanti senza deformarsi. A suo tempo era sottoposto alle ruote delle carrozze senza sospensioni e a carichi di tutti i tipi. Le ruote gommate attuali sono in grado di attenuare e distribuire i carichi in modo meno traumatico. Il problema emerge quando la pavimentazione è fatta male cioè senza accuratezza. Allora sorge il problema di COME sono eseguite le strade e DA CHI le esegue e PERCHÉ le esegue male. Il centro della questione sta tutto qui. Le imprese di costruzione e manutenzione costruiscono in modo da consentire la durata del manufatto, la minore possibile, per replicare il lavoro e, in particolare, per la manutenzione, far valere la riparazione di una buca più volte con i relativi guadagni. 

La soluzione sono I CONTROLLI che non si fanno o se sono fatti lo sono superficialmente QUANDO NON PILOTATI. L’affermazione che il costo di un mq. di sanpietrini è di 212 euro mentre quello di asfalto costa 52 euro non significa assolutamente niente perché parte da una valutazione sui manufatti come se fossero identici. Il che non è. Per certe persone, del tutto impreparate per gestire la cosa pubblica con cognizione di causa, è evidentemente l’ultimo dei pensieri quello di considerare il costo di un manufatto confrontandolo con la durata della sua vita. Un mq di selciato fatto a regola d’arte, ben manutenuto, potrebbe durare almeno trenta anni se non di più. Un manufatto di asfalto “moderno” se dura 10 anni è pure troppo. I conti vanno fatti così. E’ molto comodo ma vigliacco far credere ai cittadini che si risparmia spendendo meno. Si risparmia spendendo meglio con risultati duraturi. “Serve il potere quando si vuole fare qualcosa di dannoso. Altrimenti l’amore è sufficiente per fare tutto il resto”. Charlie Chaplin. La cittadinanza tutta, (compresa imprenditoria, albergatori, commercianti), dovrebbe chiedere alle Soprintendenze Archeologica e Statale e alla l’Associazione Culturale Sampietrini che sia garantita la tutela di tutti gli assi viari monumentali, attuando un nuovo piano di ricognizione, verifica e ripavimentazione degli stessi, con l’utilizzo delle nuove tecniche di posa in opera disponibili e con una particolare attenzione all’evoluzione della mobilità. Per preservare sia l’identità storica dei luoghi che la sicurezza su strada dei suoi cittadini.

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Con tutto il rispetto per la disamina del problema, c’è da ammettere tuttavia, che tutte le pavimentazioni corrugate in pietra e non solo i sampietrini, risultano inadatti alla viabilità carrabile soprattutto a causa del rumore che comportano.
Andrebbero usate esclusivamente nelle aree pedonali o con ztl, dove il passaggio di veicoli è nullo o molto limitato poiché l’inquinamento acustico è altamente dannoso per la salute.
Ad esempio sul lungomare di Forio, oggetto di un recente restiling, è stato inserito inspiegabilmente un tratto di pavimentazione in lastre bucciardate che risulta molto rumoroso ed assolutamente inadatto, una scelta dettata unicamente da motivi estetici ma per nulla funzionale…

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