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DDL Falanga, il De Chiara pensiero a Il Golfo

Di Francesco Ferrandino

ISCHIA. Nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’esame della proposta di legge recante disposizioni in materia di criteri di priorità per l’esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi, lo scorso mercoledì 30 Marzo la  Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha svolto l’audizione di alcuni tra i massimi esperti in materia di abusivismo edilizio.  Sono intervenuti tra gli altri Luigi Riello, procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli, accompagnato da Ugo Ricciardo, sostituto procuratore presso la stessa Corte nonché capo dell’ufficio demolizioni, oltre a Nunzio Fragliasso, procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Napoli, e Leonida Primicerio, procuratore generale presso la Corte di Appello di Salerno. Presenti alcuni rappresentanti dell’Istituto nazionale urbanistica (Inu). A circa metà della seduta, ha preso la parola anche Aldo  De Chiara, magistrato ben noto dalle nostre parti, da sempre in prima linea nella battaglia contro l’abusivismo, per quasi un lustro Procuratore aggiunto a Napoli nel pool per i reati ambientali e da quattro anni Avvocato dello Stato presso la Procura generale di Salerno. De Chiara ha esposto alcune considerazioni andando al di là dell’aspetto eminentemente tecnico, «perché – ha detto il magistrato – anche a un tecnico come me, di fronte a una iniziativa legislativa, è lecito domandarsi quale sia il reale scopo perseguito». Secondo l’ex procuratore, per dare una risposta adeguata  occorre  fare un salto temporale di alcuni anni: «Il problema degli immobili abusivi, e soprattutto delle loro demolizioni, in Italia nasce sostanzialmente dal 2008 al 2009, quando si è registrata una sostanziale inversione di tendenza. Fino a quel momento, né il Parlamento, né le amministrazioni, e nemmeno l’Autorità giudiziaria hanno mai preso sul serio un problema che andava represso secondo quanto prescrivono le leggi vigenti. In quel biennio, con quella inversione di tendenza avutasi in Campania, il problema è stato posto sul tavolo». De Chiara non manca di lanciare una stoccata alla classe politica della nostra regione: «D’altronde va ricordato che nel maggio 2010 il Governo della Repubblica varò un decreto-legge con cui si disponeva la sospensione, nella sola regione Campania, delle demolizioni disposte dalla magistratura: non credo siano necessarie ulteriori parole per commentare il significato dell’iniziativa. È sufficiente leggere i nomi dei Senatori che hanno concepito la proposta di legge   “Falanga”, quasi tutti campani, per ribadire che il problema è soprattutto di quella regione e del Mezzogiorno». Il risultato dell’iniziativa legislativa è però condannato da De Chiara senza appello: «È stata  concepita una proposta di legge che, così com’è stata scritta, non ci porta da nessuna parte. Se  anche il pubblico ministero volesse uniformarsi a questa proposta, non saprebbe da dove iniziare: in quale arco temporale dovrebbe programmare l’ordine delle demolizioni? Facciamo un esempio: in un anno io programmo di abbattere dieci ecomostri, “scheletri” di cemento, più un’abuso cosiddetto “di necessità”. Mettiamo che in quell’anno si riesca ad abbattere i dieci “scheletri”, ma non l’abuso di necessità: che si fa? Lo si “calendarizza” come primo abbattimento dell’anno successivo? Come ben si comprende, la legge va riscritta interamente e totalmente». Secondo De Chiara, se la legge dovesse essere approvata, è scontato il deflagrare del conflitto d’attribuzione tra magistratura e parlamento. Il magistrato sembra poi lasciare una porta aperta:  «A voler essere propositivi, siccome il vero scopo è salvaguardare proprio gli “abusi di necessità”, dobbiamo prima capire cosa s’intende con questa definizione. Può mai essere definita tale una villa di due piani su una superficie di 160 mq? Non credo proprio. Quindi è più opportuno rifarsi ai criteri di superficie dell’edilizia pubblica, cioè 110 mq, sempre però che l’occupante non si sia liberato nel frattempo di altri immobili». Dopo questi suggerimenti di natura tecnica per il legislatore, De Chiara torna ad affrontare il tema nel suo insieme: «Stiamo affrontando il problema “a valle”, mentre andrebbe assolutamente affrontato “a monte”: cercare cioè di evitare che si costruisca abusivamente. È un fenomeno che esiste solo in Italia, e che non si addice a un Paese civile. Il malfunzionamento è a più livelli: non funziona la legislazione, non funziona l’amministrazione e, diciamo, nemmeno buona parte dell’autorità giudiziaria, che non vuole occuparsi di questo problema, a parte la buona volontà di alcune Procure del Mezzogiorno». L’attuale Avvocato dello Stato ricorda poi un precedente significativo nella lotta all’abusivismo: «Nel ’93 il Ministro degli Interni Scotti emanò una circolare secondo cui i sindaci potevano essere sospesi dall’incarico per reiterata violazione della legge in materia, perché non applicavano i relativi provvedimenti. Anche oggi un’iniziativa del genere sarebbe appropriata, ma io mi chiedo se esistano i Prefetti con i dovuti  “attributi” che abbiano il coraggio di intervenire come impone la legge vigente. Altrimenti ogni disfunzione viene ingiustamente attribuita alla magistratura, accusata di voler essere “protagonista”, quando invece applica solo la legge». De Chiara ha poi concluso il suo intervento affermando che l’abuso di necessità va assolutamente definito legislativamente. «Ma la cosa più assurda – afferma –  è la prescrizione:  quanto è previsto per il reato di lottizzazione abusiva andrebbe esteso ai reati edilizi. Non c’è nulla di rivoluzionario: bisogna ancorare la demolizione all’accertamento del reato. Che poi l’imputato venga prosciolto per amnistia o per prescrizione, non ha importanza. Così si eviterebbero tutti i problemi che affollano le nostre aule di giustizia», conclude l’ex Procuratore.

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