LE OPINIONI

 IL COMMENTO Turismo, rigenerazione verde e sicurezza

Sono stati affrontati, in questi giorni, e continueranno per i prossimi ad essere al centro dell’attenzione, temi apparentemente slegati tra loro ma,in realtà, strettamente connessi. Esaminiamoli: Turismo, sul quale ha fatto, domenica scorsa su Il Golfo, una disamina largamente condivisibile l’imprenditore Giancarlo Carriero. Egli registra un calo del movimento d’agosto, soprattutto del turismo di prossimità, che se ha fatto perdere qualcosa in  termini quantitativi, ha di contro assicurato una maggiore vivibilità e un po’ più di qualità al nostro territorio. All’interno di questo fenomeno, il dato più confortante è la presenza di giovani, anche tra gli stranieri. L’imprenditore ha precisato che non sono ancora chiari i contorni di questa mutazione in atto, che non sembra nemmeno essere solo locale bensì globale. Ha ragione di non esternare certezze di analisi del fenomeno, a cui contribuiscono – a mio avviso – una molteplicità di fattori, non facilmente decifrabili ma che vanno, attendibilmente, dall’inflazione e dall’aumento dei prezzi (trasporti, ricettività, alimentari) per cui si spalmano le vacanze in mesi di non alta stagione, a mutamenti antropologici e sociali (lavoro online, che allarga il calendario dei potenziali giorni di vacanza lungo tutto l’arco dell’anno) fino a fattori più locali (la crescita esponenziale del turismo a Napoli, che tiene impegnate, anche nei mesi estivi, decine di migliaia di lavoratori che ruotano intorno all’accoglienza e alla ristorazione della metropoli. 

Segnalo un dato statistico riferitomi dall’imprenditore Salvatore Lauro: i mezzi veloci quest’estate hanno segnato un + 30% di movimento passeggeri, di contro i traghetti hanno registrato un sensibile calo dovuto in particolare ad una diminuzione di turisti in autobus organizzati, soprattutto provenienti dal centro-nord Italia. Segno che sono aumentati i turisti con budget superiori e diminuiti quelli di minori capacità di spesa? Il CEO del Regina Isabella si sofferma infine sui destini delle strutture o catene alberghiere che avevano improntato i loro piani sulla quantità, con varie formule di Low Cost, di cui la formula “roulette” appare l’emblema. Rispetto alle ultime tendenze, queste strutture – dice Carriero – dovranno ripensare il loro posizionamento, perché la tendenza crescente dei turisti a seguire social e siti online di colossi delle prenotazioni e recensioni (Booking, Tripadvisor, Trivago,Expedia ecc.) impone giudizi finali di merito sull’accoglienza e quindi di standard qualitativi. Carriero esprime anche un giudizio lusinghiero sull’iniziativa del Comune d’Ischia (meglio se si allarga all’intera isola) del progetto di Destination Management Organization, affidato all’esperto spagnolo Ejarque. Contemporaneamente si amplia nell’isola il quadro di cittadini e Associazioni che invocano una svolta ambientalista . C’è stata una aggregazione di Associazioni ambientaliste (di cui Il Golfo ha riportato comunicato di Gianni Vuoso) che hanno, tra di loro, anche significative accentuazioni di diversità che, in passato, ne hanno frenato l’azione corale. Ma si avverte, in questo momento delicato per l’isola, la necessità di lavorare su tutti i punti che le accomunano. 

La prima azione che hanno messo in campo è la difesa del Maschio del Castello Aragonese. Al momento, appare nebuloso il futuro di questa storica ed architettonica struttura , minacciata da seri deterioramenti. Il problema principale è che c’è un provvedimento di confisca del bene del privato per un contenzioso tributario con lo Stato, e non si capisce bene chi, nel frattempo, si debba preoccupare del mantenimento del bene stesso. Per questo motivo, il Coordinamento delle Associazioni ambientaliste ha chiesto un incontro col Sindaco d’Ischia Enzo Ferrandino (a cui il Sindaco ha già sostanzialmente aderito per i prossimi giorni) al fine di capire tutti i risvolti della questione, contattando gli enti statali e giudiziari interessati. E cresce anche l’interesse verso la montagna (l’Epomeo) e non più solo per un fatto ecologico, ma vieppiù per ragioni di sicurezza, atteso che i disastri alluvionali a valle originano proprio dalle mutate condizioni dei pendii del monte, con l’affossamento delle misure idrauliche predisposte in passato, con la crescente antropizzazione, con il depauperamento della flora e con la deforestazione da incendi scelleratamente dolosi. E’ per questo che si reclama un vasto programma di riforestazione, di sentieristica e di recupero dei terreni incolti e abbandonati. Qui dobbiamo però sottolineare una divaricazione, apparentemente di poco conto, ma che invece può rendere irrealistico l’obiettivo del Parco: c’è chi (come ad esempio Legambiente) propende per un Parco Nazionale e chi ( come per esempio CO.RI.VERDE di cui faccio parte) insiste per un Parco Regionale. Mi piace sottolineare alcuni aspetti della Legge Regionale n.33 del 1/9/1993, istitutiva dei Parchi Naturali della Campania: Art.1, comma 3 lettera d – Difesa e ricostruzione degli equilibri idrici e idrogeologici. Art.1, comma 5 – Nella tutela e nella gestione delle aree naturali protette, lo Stato, la Regione e gli Enti Locali, in armonia con le direttive statali, attuano forme di cooperazione e di intesa. ( Quindi, nel Parco Regionale, lo Stato non è assente).  Art.6- All’istituzione dei Parchi provvede la Giunta Regionale che,sentite la III e IV Commissione Consiliare, definisce la perimetrazione, gli obiettivi, la zonizzazione e i possibili effetti ed impatti. Al documento di indirizzo partecipano, con apposite conferenze, la Città Metropolitana e i Comuni interessati. Attenzione in particolare all’art.7 (Gestione del Parco). Viene istituito, con decreto del Presidente della Regione, un Ente, con personalità giuridica di Diritto Pubblico, i cui organi sono: il Presidente, il Consiglio Direttivo, la Giunta esecutiva, il Collegio dei Revisori dei conti, la Comunità del Parco. Per l’art.9 il Consiglio Direttivo, oltre al Presidente, nominato dalla Giunta Regionale per la particolare competenza ambientale dei candidati ( ed ad esclusione di persone che ricoprono cariche elettive) sono previste le presenze di un rappresentante per ogni Comune, un rappresentante della Città Metropolitana, tre rappresentanti delle Associazioni ambientaliste maggiormente presenti nel territorio, tre rappresentanti delle organizzazioni Agricole più presenti nel territorio. 

La Comunità del Parco invece è costituita dai Sindaci dei Comunii interessati e dal Presidente della Giunta regionale. La Comunità è un organo consultivo in ordine a Regolamento, Piano del Parco, bilancio. Poi, ovviamente, è previsto un Direttore del Parco, scelto con concorso pubblico. Art. 27: La Regione finanzia l’intero importo della spesa necessaria alla realizzazione del Parco, concorre alle spese di gestione, comprese quelle per il personale, le attrezzature e i servizi necessari. Detto questo, perché all’inizio di questo articolo ho sottolineato il nesso tra Turismo, Rigenerazione verde e Sicurezza? Presto detto: perché entrambe le riconversioni ( le chiamerei addirittura “rivoluzioni”) hanno bisogno, per la loro effettiva riuscita, della coesione sociale e di una larga condivisione popolare. A tal fine bisognerebbe, con realismo, non presentare la riconversione turistica come un fatto punitivo nei riguardi di chi, legittimamente, aveva pensato di puntare sulla quantità ma che può riadattarsi ad una realtà modificata o auspicabilmente da modificare, così come l’istituzione del Parco Naturale Regionale dell’Epomeo non deve dare la stura ad una caccia all’abusivismo del passato. Può e deve senz’altro evitare nuovi insediamenti abusivi ma la soluzione dei problemi del passato è cosa complessa  che non dovrebbe riguardare la legge istitutiva del Parco. Così come il Parco regionale non dovrà aggiungere nessun altro limite alla caccia che non sia già previsto da leggi vigenti e dall’esistenza dei SIC (Siti di importanza comunitaria). Nella necessaria zonizzazione del Parco, potrebbero essere individuate, nella fascia C (riserva controllata) zone ove (nel rispetto delle leggi vigenti) sia possibile praticare forme corrette di cacciagione. Ed è più facile raggiungere questi obiettivi con la Regione, anziché con lo Stato. A prescindere dalla qualità della classe politica regionale, è meglio avere a che fare con un potere politico-istituzionale prossimo a noi e che più direttamente deve rispondere alla collettività che lo elegge, anziché con organismo statale che deve rispondere a criteri di uniformità e omogeneità dell’intero territorio nazionale. Ottobre sarà il mese del banco di prova della riuscita del Progetto istitutivo del Parco Regionale Protetto del Monte Epomeo. Dimenticavo, un’ultima considerazione: il Progetto di Parco riuscirà nella misura in cui saremo capaci di un lavoro collettivo, col contributo di tutte le persone sensibili al problema. Non servono fughe in avanti di autoproclamatisi “esperti” in materia, in cerca di visibilità.

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