LE OPINIONI

IL COMMENTO Terricidi e terremoti

Come se non bastasse la pandemia da Covid 19, che sta mietendo vittime in tutto il mondo, s’intensificano i fenomeni di depauperamento dei beni della Terra e si registrano un po’ ovunque ripetuti eventi sismici. La Natura è alla resa dei conti con l ‘arroganza antropica. Sono in molti ormai a pensare che siamo di fronte ad una sorta di Nemesi della Natura, che abbiamo – per arroganza e per illusione di una crescita infinita – violentato ed asservita ai nostri egoismi e alla nostra sete di ricchezza. Stiamo segando, senza peraltro la perizia dei boscaioli, i rami dell’albero stesso su cui siamo seduti. L’uomo non si è ancora reso conto che non è il padrone della Terra, ma solo il condomino più intelligente. Già molti anni prima avevano visto giusto sia il Mahatma Ghandi, profeta della non violenza: “Ci sono abbastanza risorse per soddisfare i bisogni dell’uomo, ma non per l’avidità di ogni uomo” che Albert Einstein: “La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo, altrimenti il pianeta non si salva”. Siamo bersaglio di malattie e calamità naturali (terremoti, alluvioni, incendi, epidemie, inquinamento dell’aria e dell’acqua, cambiamenti climatici) che in alcuni casi sono chiaramente conseguenza di manomissioni “terricide” dell’uomo, di sfruttamento e distruzione dei beni della Terra; in altri casi è meno evidente la diretta correlazione con l’azione umana, com’è il caso dei terremoti. In ogni caso, sia che ci sia diretta responsabilità dell’uomo sia che tale correlazione diretta non appaia evidente, è comunque chiaro che l’uomo dovrà, con urgenza, rivedere il suo agire sulla Terra. Dovrà operare su un doppio piano. Ce lo ha spiegato molto bene l’epidemiologo Paolo Vineis, esperto internazionale di impatto ambientale sulla salute umana e di esposomica (nuova disciplina che studia le malattie croniche correlate all’esposizione dell’organismo agli inquinamenti chimici) intervenuto in una videoconferenza organizzata dal prof. Rispoli, per il Dipartimento di Architettura della Facoltà di Ingegneria della Federico II e diffusa anche da Teleischia. Dovremo agire, ha sostenuto il professore, in due fasi, entrambi importanti: la fase di “adattamento”, secondo principi darwiniani ovvero mostrando una capacità di modellarci secondo le esigenze del cigno nero del momento, e la fase di “mitigazione”.

Essenziale, per la fase di mitigazione, sarà il capovolgimento del modello economico, che da “lineare” dovrà diventare “circolare”. L’attuale economia lineare non fa altro che imporre la produzione di beni in base alle esigenze dell’economia di mercato. Ma fatta questa introduzione, vediamo più da vicino cosa sta accadendo: dando per scontato che ormai siamo già tutti informati sul corso del Covid 19, non v’è dubbio che esso è figlio, come altri virus, di fenomeni di deforestazione e di distruzione degli habitat naturali, che spingono animali, vettori di virus, verso le città e le zone maggiormente antropizzate. Nel caso specifico della Cina, un pipistrello è stato portatore del virus, trasmigrato poi probabilmente in un pangolino, finito al mercato alimentare di Wuhan, dove l’abitudine cinese di mangiare qualsiasi animale che “vola, striscia o nuota” è passato da una minoranza delle zone rurali alle moltitudini delle città. Ma questo è solo un granello di sabbia nel più generale sconvolgimento del metabolismo del pianeta. Abbiamo accennato alla deforestazione, che porta anche grande riduzione della biodiversità fino al punto di una iper semplificazione della gamma di prodotti alimentari o farmaceutici naturali. A questo si aggiunge il cambiamento climatico, con tutto ciò che comporta, dallo scioglimento dei ghiacciai al surriscaldamento e acidificazione dei mari, alla sparizione delle barriere coralline, all’estinzione di specie di animali marini.

La scienza dimostra che solo alle maggiori profondità degli oceani vi sono microrganismi che resisteranno ai cambiamenti climatici (la salvezza in fondo al mare). Circa un anno fa furono registrati numerosi episodi di “spiaggiamento” di balene e un’epidemia di morbillo dei capodogli e, nel 2018, morirono in Italia 140 delfini. Anche i nostri lidi e il nostro golfo continuano a registrare la morte di tartarughe di mare (la nota Caretta Caretta) ingolfati da plastiche o da reti di pescatori in nylon, ingurgitate. In Kenia, ma anche in tutto il Corno d’Africa, in questo momento, più che dal Covid 19, sono terrorizzati dall’invasione delle locuste che stanno distruggendo tutti i raccolti. I nostri voraci stili alimentari ci hanno portato a consumare enormi quantitativi di carne che hanno determinato allevamenti intensivi, in particolare bovini, col conseguente bisogno di conquistare sempre nuovi terreni e di provocare annientamento di alberi e piante e di consumare ingenti quantitativi di acqua. E questi allevamenti hanno prodotto emissioni di azoto nell’aria, nei terreni, nell’acqua. E qualcuno ipotizza che tale fenomeno abbia potuto alimentare ulteriormente la diffusione del virus in atto. In Italia ci sono 9 milioni di bovini, 12,5 milioni di ovini e caprini e oltre 9 milioni di suini. Gli elementi nutritivi per animali, sotto forma di fosfati solubili e di composti dell’azoto, in parte vengono assorbiti dalle piante, in parte rimangono nel terreno e da qui in falde acquifere che arrivano a laghi e mari, determinando processi di eutrofizzazione della flora lacustre e marina. Negli effluenti bovini sono contenuti fino a 4 kg. Di azoto per metro cubo di prodotto. E il biossido di azoto è un gas irritante che può alterare le funzioni polmonari, bronchiti croniche, asma ed enfisema polmonare. Secondo stime della FAO, l’industria del bestiame contribuisce al 14,5% delle emissioni di gas serra. L’industria ha avuto sempre più bisogno di packaging in materiale plastico, che noi, irresponsabilmente, sottraendolo alla raccolta differenziata, facciamo in parte rifluire nei nostri mari, nei nostri boschi, nei nostri laghi e fiumi, fino a far imbottire di microplastiche le più belle specie ittiche, anche quelle che siamo adusi mangiare, con tutti i residui di particelle plastiche inquinate.

E per finire, tra i peggiori cigni neri, che s’interpongono sulla nostra strada, vi sono i terremoti. E qui veniamo più direttamente all’incognita che minaccia costantemente Ischia. E’ sotto gli occhi di tutti che, in contemporanea col diffondersi del Covid 19 (che ha calamitato tutta la nostra attenzione) si è verificata una serie impressionante di eventi sismici che hanno interessato (e parliamo solo dell’Italia) in particolare la zona tirrenica, dalla Sicilia all’area flegrea, con ripetuti fenomeni nel cosentino, nell’avellinese e in Irpinia. Fenomeni ripetuti anche nell’Italia centro settentrionale, con particolare riguardo all’area piacentina. In aprile, numerose scosse (da sollevamento del sottosuolo) hanno riguardato la dorsale Solfatara-Psciarelli in Pozzuoli, quasi sempre accompagnate da forti boati. E boati, a cui non sempre è stato dato una spiegazione dall’Osservatorio vesuviano, si sono più volte verificati ad Ischia, in particolare a Casamicciola. In Irpinia, a Nusco, scosse di magnitudo superiori a 3 si sono verificate a metà aprile. Il 16 aprile, a Lacco Ameno, due scosse, di magnitudo intorno a 2, sono state registrate sotto la collina di Monte Vico e un’ulteriore scossa di magnitudo 1,7 si è registrata il 20 aprile alle ore 23,24 sempre a Lacco. Infine, nel foggiano, è stata registrata una scossa di magnitudo 3,7, tra Apricena e S, Severo e il 19 aprile altra scossa nel Pavese, al confine tra Pavia e Piacenza. Certo, mi si dirà, che tali fenomeni sono naturali ed imprevedibili e che, non c’è una relazione con l’agire dell’uomo. D’accordo, ma se non facciamo nulla per migliorare la ricerca scientifica e per gli strumenti di osservazione e monitoraggio di tali fenomeni, la mano dell’uomo – o meglio la “coscienza dell’uomo” – c’entra eccome.

Se il vulcanologo Giuseppe De natale, a proposito del sollevamento del suolo nell’area flegrea, dice che c’è una precisa soglia di allarme, oltre la quale c’è un chiaro pericolo di esplosione del magma, c’è da credergli e da attuare in profondità, a mare, perforazioni per rilevare la temperatura delle rocce profonde. E se il vulcanologo Giuseppe Luongo, continua a lanciare appelli alla Comunità scientifica e alla classe politica, affinché nella zona di Casamicciola, colpita dal terremoto del 21 agosto 2017, si realizzi un Centro di Ricerca Europeo sui meccanismi di propagazione delle onde nelle aree epicentrali, che creano danni gravissimi nonostante la bassa magnitudo, evidentemente, viene in risalto l’incoscienza, l’inerzia, l’imperizia umana nel porvi rimedio. Parole profetiche ci ha consegnato Erri De Luca, scrittore poeta, legato sentimentalmente all’isola d’Ischia: “La bellezza di natura non è scenografica, è uno stato di provvisorio equilibrio tra energie colossali, eruzioni, terremoti, uragani, incendi. Napoli, mia origine, ha un golfo leggendario, per bellezza, opera di cataclismi che l’hanno determinata. Bellezza di natura è l’intervallo tra sconvolgimenti“. Parole che sottoscriviamo ed è per questo che confidiamo in un totale cambio di paradigma europeo sull’ambiente con l’annunciata Green New Deal, una nuova politica per l’ambiente. Nel 1976, lo scrittore italiano Carlo Cassola scrisse il saggio “Il gigante cieco” nel quale sostenne che solo una rivoluzione sarebbe stata capace di prendere per un braccio il “gigante cieco” dell’Umanità che va verso la catastrofe ecologica, per riportarlo sulla strada della responsabilità e della ragionevolezza. La foto di copertina del libro era la riproduzione di un quadro di Goya “Il colosso” che voleva rappresentare, per il pittore, gli orrori della guerra. E la didascalia del libro recitava: “L’umanità al bivio: o il disastro o l’utopia”. Dal 1976 ad oggi, l’utopia non ha fatto sostanziali passi avanti, al disastro invece ci siamo arrivati molto vicini.

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