ARCHIVIO 5POLITICA

Il sindaco, la conferenza di fine anno e le minacce fisiche

DALLA REDAZIONE

Il fronte della polemica si è alzato. E di parecchio pure. Una lunga nota rappresenta l’ennesimo scontro tra il sindaco di Procida, Dino Ambrosino, e la minoranza rappresentata dal gruppo consiliare “Per Procida”. Nel mirino la conferenza di fine anno, i suoi contenuti ed il fatto che gli stessi siano stati divulgati anche con l’aiuto di quelli che vengono definiti mezzi di informazione amici o addirittura autoprodotti. Ecco di seguito il testo integrale:

“A fare le spese delle ultime farneticazioni del sindaco, “quelli di prima” sono in buona compagnia: per le presunte malefatte si son dovuti contendere la palma con la magistratura, anch’essa finita nella nomination del sindaco, in veste di Grande Fratello. (Per la magistratura ha cercato di porre una toppa non sappiamo quanto ben cucita. Ne sono felici “quelli di prima” perché la nomination é tutta loro. Erano e restano l’unico problema che occupa il nostro sindaco!). Nella conferenza, riportata da alcuni organi di stampa, per autoassolversi dice che se in un anno e mezzo non ha saputo amministrare è per il fatto che, in quindici anni da consigliere comunale, non aveva capito niente. Con la conferenza ha inteso coinvolgere la stampa libera nella diffusione di notizie ingannevoli per i cittadini, non pago di averlo fatto già a fine anno con la stampa lacché. Pezzo forte il riequilibrio finanziario: non potendo negare che è merito di misure adottate dalla precedente Amministrazione ha cercato di sminuirne il merito dicendo che ha solo applicato la legge. Perché si poteva pure operare contro legge? Solo che la legge non obbligava ma offriva delle possibilità e quella Amministrazione ha saputo utilizzarle. Al contrario ascrive a sé il merito di aver ridotto i costi della giunta riducendo di una unità il numero degli assessori, quando, questo sì, era un obbligo di legge. Per non parlare dei risparmi sulla pubblica illuminazione per i quali si è trattato di uno spostamento di costi dal Bilancio del Comune alla SAP, cioè sulla bolletta idrica a carico dei cittadini, o dei risparmi sulla spesa sociale molto minori di quelli dichiarati e, al contrario di ciò che dice, con riduzione dei servizi per le categorie disagiate e così via.

D’altro canto, è notorio, tutti i documenti contabili dalla “nuova” gestione sono stati tutti bocciati da Corte dei Conti e dal Revisore. Ancora più maldestro il tentativo di allargare fino a cinquant’anni fa i tempi di riferimento delle responsabilità di “quelli di prima”. Ha detto che li vorrebbe far neri a suon di botte. Il sindaco del confronto! La prossima intervista, è prevedibile, comprenderà anche quelli degli anni ’50 e ’60. Un po’ come nella favola del lupo che accusava l’agnello di colpe del padre, smentito passa a quelle del nonno, poi del bisnonno e così via. A credergli, le colpe sarebbero dei suoi “antenati politici”, più che di quelli degli altri, perché, com’è noto, nella doppia confluenza politica il suo PD (Democrazia Cristiana e PCI nelle varie denominazioni) ha amministrato l’isola per il maggior periodo, fino al ‘96 (dissesto finanziario compreso, con partecipazione diretta in giunta di entrambi). Non si rende conto che dovrebbe ricorrere all’auto fustigazione se, secondo lui, le colpe dei padri devono ricadere sui figli. Forse dall’auto fustigazione, come penitenza, potrebbe capire ed apprezzare il buono che ha ereditato dalla precedente Amministrazione: dalle misure di riequilibrio finanziario, ai 20 milioni di Euro per lavori pubblici che mal gestisce, al recupero di Palazzo D’Avalos e della sua apertura al pubblico, altrettanto di Vivaro, dall’azione di promozione turistica ai servizi e così via. Gli costerà caro ammetterlo perché, se dovesse trovare almeno un pizzico di lealtà, ha la certezza che perderebbe anche quel po’ di “cerchio magico” che rappresenta il residuo consenso.

Tralasciamo, per carità di patria, le sciocchezze e l’ignoranza delle norme su fatti e normative riguardanti il personale dipendente. Altra scivolata l’ha avuta sulle attività in atto per lo sviluppo turistico, con le sbandierate manifestazioni natalizie, anche per tv e stampa compiacente, fino a sostenere che ciò avveniva per la prima volta. A parte che ciò è notoriamente falso e senza entrare nel merito delle manifestazioni, resta il dato che è stato registrato durante le feste un gran numero di procidani in uscita mentre gli ospiti hanno avuto difficoltà finanche ad alimentarsi per la chiusura della quasi totalità delle attività connesse. E’ evidente il danno economico e di prospettiva arrecato da non aver saputo l’Amministrazione coordinare l’organizzazione paese. Se questo è ciò che sanno fare perché meravigliarsi se non sono in grado di affrontare un’iniziativa di grande contenuti come quella per la valorizzazione di Palazzo D’Avalos? Amministrare un qualsiasi Comune è impresa ardua dappertutto per insufficienza di risorse. Chi ha scelto di farlo deve impegnarsi al meglio, non come un mulo, come il sindaco sostiene di fare, ma come persona dotata di raziocinio, di correttezza, di umiltà nel far propri gli altrui contributi. L’augurio che possiamo fare al sindaco, per il Bene Comune, è che la smetta di essere l’unico sindaco d’Italia che crede che amministrare sia una specie di gioco della pentolaccia su cui tirar colpi ad occhi bendati fino a romperla, per ottenere un premio”.

Ads
Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex