LE OPINIONI

LO DICO A IL GOLFO «Progetto La Siena, perché non ho “tradito” il mio pensiero»

La storia infinita del parcheggio all’ingresso di Ischia Ponte: considerazioni e risposte dell’architetto Pino Mattera a un fondo pubblicato su Il Golfo dal nostro Franco Borgogna

Egregio Direttore,

chiedo ospitalità sul suo quotidiano per poter rispondere al fondo di Franco Borgogna in merito alla realizzazione del parcheggio de “La Siena”. Borgogna riporta una mia intervista rilasciata al Giornale di Ischia Nuovo, di cui custodisco gelosamente l’originale, in merito alla mia tesi di laurea, che aveva ad oggetto una proposta di piano di recupero del borgo di Ischia Ponte. Mi preme sottolineare che a distanza di quasi 40 anni posso tranquillamente confermare quanto riportato sul giornale di allora, frutto di una piacevole conversazione con il rimpianto arch. Corrado D’Ambra, con il quale ho avuto il piacere di collaborare quando, ancora studente, contribuii alla formazione del piano di recupero di Barano d’Ischia.

Il progetto della Siena, elaborato nel 2010, insieme ai miei collaboratori, non costituisce il tradimento di quanto ipotizzavo nel lontano 1983. Anzi, rappresenta la naturale evoluzione di un progetto che già allora prevedeva per l’area della Siena la realizzazione di un parcheggio, come si nota nell’immagine, ancorché sfocata, del grafico riportante la sistemazione del percorso e dei volumi da realizzarsi a ridosso del muro rotto, destinati a sostegno dell’attività balneare (ristoranti, servizi, cabine, ecc.)

Il progetto conteneva, come riportato nell’intervista, anche l’ipotesi di riqualificazione del lungomare aragonese con la realizzazione di una struttura in acciaio e vetro, sarebbe condivisa oggi simile soluzione?

Ritengo che “accusarmi” di aver “tradito” il mio pensiero di allora, non corrisponda al vero per il semplice motivo che l’articolo riporta qualche elemento in contrasto con i grafici di progetto. Basta confrontare il grafico della tesi che allego per rendersi conto che per la Siena era previsto la realizzazione di un parcheggio a raso con sei semplici filari alberati e non la creazione di un’area a verde. È palese che la sintesi effettuata da Corrado, della piacevole chiacchierata durante un incontro politico a Forio, non ha tenuto conto di questo dettaglio.

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Il progetto redatto dalla AD PROGETTI, frutto di un confronto interno tra tutti coloro che hanno partecipato a tale elaborazione, risulta la naturale evoluzione, ed aggiungo, miglioramento dell’idea progetto rappresentata nella tesi di laurea.

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Basta confrontare i due grafici, quello della tesi e quello del progetto in fase di realizzazione per rendersi conto che “il polmone verde” di cui tutti parlano – costituito negli anni ottanta da un’area spoglia e polverosa adibita a parcheggio, che occupava circa il 60% della superficie del lotto, mentre la restante parte era occupata da un vigneto ed un piccolo orto – non solo viene mantenuto, ma potenziato mediante l’inserimento di nuove essenze arboree, ed ampliata mediante la sistemazione a verde della copertura del parcheggio con la realizzazione di aiuole e di un pergolato che accoglie un minuscolo impianto fotovoltaico, posizionato in posizione orizzontale ed integrato nella struttura di sostegno in acciaio.

Ritengo che il mio pensiero, sintetizzato parzialmente in quell’intervista, sia perfettamente coerente sia con l’impostazione dell’idea progetto della tesi di laurea che con quella del progetto realizzato trent’anni dopo. Resto dell’idea che valutare un progetto sulla scorta di un’intervista o, come si può leggere su altri organi di informazione e non, sulla base di congetture ed ipotesi che non hanno nessun evidente riscontro con i fatti, rappresenti il sistema più negativo per formulare le legittime critiche che ognuno può naturalmente esprimere. Non pretendiamo di aver formulato la migliore soluzione possibile, ma certamente è quella che corrisponde alle nostre idee.

Ciò premesso vorrei soffermarmi su alcuni aspetti ed in particolare su affermazioni di carattere tecnico-scientifico-amministrativo che il Borgogna riporta nel suo articolo. L’accusa di aver provocato “uno scombussolamento delle falde acquifere di origine termale” appare gratuita e priva di fondamento. È pur vero che anche i “bancari hanno un’anima”, come titolava una famosa commedia di Gino Bramieri, ma questa da sola non è sufficiente a suffragare le proprie tesi. Noi, al contrario, abbiamo più volte chiarito che l’acqua presente nello scavo è di provenienza marina come certificato dall’ARPA Campania in più occasioni. Quindi, non c’entra nulla la falda termale. Non sappiamo quale progetto ha visto il Borgogna nel quale vi sono colonne in cemento armato su cui verranno installati pannelli fotovoltaici, per i quali la Soprintendenza avrebbe espresso il suo parere favorevole (il parere favorevole c’è perché non vi sono colonne in cemento armato su cui poggiare i pannelli fotovoltaici). Nonostante la lamentata impossibilità di poter visionare il progetto, ci si avventura in descrizioni di dettaglio quali fantomatiche pellicole di colore verde da sovrapporre ai pannelli fotovoltaici, soluzione a dir poco fantasiosa che nessun progettista di impianti si sognerebbe di adottare.

Se l’avvocato Santaroni avrebbe promesso che sulla copertura ci sarebbe stato un giardino a verde, evidentemente è stato di parola, in quanto sulla copertura si sta semplicemente disponendo la struttura per sostenere un pergolato verde come è facilmente riscontrabile dalla planimetria delle coperture, dalla quale si evince anche la presenza dei pannelli fotovoltaici integrati nel verde della struttura, indicati in colore grigio, per una superficie di poche decine di metri quadrati. Inoltre, lo scrivente non si è lasciato “irretire dalla smania affaristica del turismo di massa” semplicemente perché la propria attività si svolge per la maggior parte al difuori del territorio dell’isola d’Ischia. Il motivo di tale scelta penso che sia facilmente comprensibile. Quando poi si afferma che “la commissione paesaggistica aveva espresso parere negativo sulle soluzioni che si vogliono adottare in superficie” si dovrebbe avere la decenza di portare a sostegno di tale affermazione uno straccio di prova.

Al contrario, la Commissione per il paesaggio, come si può leggere nello stralcio dell’autorizzazione paesaggistica sotto riportata, ritenne che l’intervento “ben si inserisce nel contesto paesaggistico”, per cui, l’affermazione che la stessa commissione avesse espresso un parere contrario è frutto di pura fantasia se non di falso.

Per concludere, in ordine alla richiesta, da parte un gruppo di cittadini ischitani, di accesso agli atti, ci permettiamo di far osservare che la richiesta di accesso agli atti, come formulata già in passato, ha visto la nostra opposizione per chiari motivi di protezione della proprietà intellettuale degli elaborati di progetto, che contengono soluzioni tecniche che non intendiamo rivelare. Ciò nonostante abbiamo dato la nostra disponibilità ad illustrare l’intero progetto, com’è a conoscenza di coloro che in passato hanno prodotto la richiesta di accesso agli atti.

Cordialità

ARCHITETTO GIUSEPPE MATTERA

RISPONDE GAETANO FERRANDINO – Prendiamo atto delle puntualizzazioni dell’architetto Pino Mattera, delegando al nostro puntuale e preciso Franco Borgogna l’eventuale contro replica.

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