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LACCO (E CASAMICCIOLA). RICOSTRUZIONE DOVE E COME?

L’anniversario del terremoto del 21 agosto 2017 è stato l’occasione per una lunga, accorata “lettera aperta ai concittadini di Lacco Ameno”, del sindaco, che ritorna con la mente ai momenti successivi al terremoto, con i “pensieri che si rincorrono frenetici”, il “cuore che batte a mille” e ai giorni, settimane e mesi successivi. L’avvio della “macchina dei soccorsi”, la consapevolezza dell’ “impreparazione” ad affrontare l’evento, unita ad una volontà di voler fare “le scelte giuste in favore della popolazione di quella di Lacco Ameno, di Casamicciola e dell’intera isola d’Ischia”. Della lettera va considerata positivamente l’attenzione per le scuole e una loro veloce riapertura. E la testardaggine di “chiedere e chiedere ancora, ai Ministeri alla città metropolitana alla Regione” se sarà necessario… È più o meno quello che disse Vincenzo Mennella, storico sindaco del comune del Fungo, nel suo primo consiglio comunale: avrebbe bussato e ribussato ai Palazzi del potere perché “niente la vita ha mai dato senza grande impegno”.

Al di là degli aspetti positivi, si nota in questa lettera una  mancanza, importante, che riguarda il futuro di Lacco Ameno (di Casamicciola e dell’intera isola). Non c’è una scelta di un indirizzo chiaro, una riflessione, frutto di un dibattito aperto, con la gente e in consiglio comunale tra “maggioranza” e “minoranza” sulla strada da seguire per la ricostruzione. Rifare tutto “com’era e dov’era” in un’area che un esperto come Giuseppe Luongo definisce “epicentrale”?  Oppure no e “riconvertire” la zona rossa del Fango, prevedendo un’area a più bassa densità abitativa, recuperando l’antica vocazione rurale e agricola? E cosa fare nelle zone vicine alla zona rossa e al di là di questa? Gli stessi quesiti si pongono per le frazioni di Maio, La Rita e vicinanze a Casamicciola e impongono una soluzione complessiva, oltre i confini dei comuni interessati.

Alla base di un dibattito e delle scelte da fare c’è una consapevolezza, da trasmettere ai concittadini, della “fragilità” dell’ambiente geografico circostante, dei rischi per il futuro ove non si attui una politica di pianificazione urbanistica, ambientale, economica e di protezione civile. Nel passato non siamo stati capaci di “incanalare la pressione storica dello sviluppo” come disse in un’intervista al giornalista Peppino Mazzella Edoardo Malagoli, che fu maestro – evidentemente inascoltato – di varie generazioni della borghesia operosa che usciva dal Liceo Scotti di Ischia. Ne vediamo le conseguenze. Ieri le alluvioni, oggi il terremoto. Gli anni che abbiamo davanti diranno se saremo in grado di affrontare la sfida del recupero, della trasformazione urbana e rurale, il nodo dell’abusivismo, oppure la ricostruzione si risolverà in una mera “distribuzione di danaro a pioggia”, come evidenzato dal Commissario alla ricostruzione Carlo Schilardi nel suo intervento al consiglio comunale convocato in occasione di questo primo anniversario post sisma.

 

DI FRANCESCO DI CRESCENZO *

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