POLITICAPRIMO PIANO

Il gioco del silenzio e la lunga agonia

La sconfitta elettorale figlia di una serie interminabile di errori e della inopinata presunzione di un candidato sindaco che non è mai riuscito a tessere alleanze: dopo il voto amministrativo del 14 e 15 maggio ecco cosa resta (poco o nulla) della nuova minoranza casamicciolese, implosa tra mille contraddizione e ancora alle prese con la ricerca di alibi

Il gioco del silenzio, quello che ci vedeva spesso protagonisti da bambini, è terminato. Una nota trasmessa nel pomeriggio di mercoledì dalla segreteria del movimento politico “Per Casamicciola” annunciava che oggi alle 9.30 presso il Bar Tabacchi Monti, il capogruppo di opposizione Annalisa Iaccarino “ha indetto una conferenza Stampa per elencare e chiarire una serie di punti che saranno utili ai cittadini e alla Stampa su dichiarazioni e fatti fondamentali accaduti a Casamicciola Terme. Il futuro di Casamicciola Terme passa dalla chiarezza”. La stessa Iaccarino, da noi raggiunta telefonicamente nel pomeriggio di ieri, ci ha poi spiegato che in realtà l’appuntamento con la stampa prevede la presenza dell’intera rappresentanza consiliare. Che però non ha ancora assorbito la mazzata elettorale rimediata il 14 e 15 maggio e fatica a rimettersi in piedi, anzi pare sempre più lacerata. Ed è inevitabile che adesso di gran parte di quella compagine sia un solo soggetto a finire sul banco degli imputati. E ha un nome e un cognome, Giuseppe Silvitelli. Il valzer degli errori e degli orrori inizia all’indomani del 28 giugno, quando di fatto viene sciolto il consiglio comunale e mandata a casa l’amministrazione allora guidata da Giovan Battista Castagna.

Non c’è nulla di scritto in quel momento, ma di fatto Silvitelli è l’erede designato al trono. Dopo la pausa estiva il gruppo e il candidato in pectore iniziano una serie di consultazioni, che però non vanno a buon fine. Porte chiuse in faccia a destra, porte chiuse in faccia a sinistra, la sensazione diffusa che il vicesindaco uscente non riesca ad aggregare. Un primo drammatico indizio, anzi il secondo visto che i fuoriusciti dalla fu maggioranza – Giovanni Barile, Nuccia Carotenuto, Angela Di Iorio e Nunzia Piro – avessero indirizzato i loro strali proprio su Peppe piuttosto che su Gb. Se ne accorgono un po’ tutti, all’interno del gruppo, e non a caso iniziano anche i primi mugugni, celati ma non troppo. Castagna, però, tira dritto per la sua strada e purtroppo non saremo mai in grado di raccontare al lettore se perché pienamente convinto della sua scelta (ma non ci crederemmo nemmeno se scendesse qualcuno dal cielo a confermarcelo) o per un debito di riconoscenza verso l’amico. Ah già, c’è anche l’opzione C, quella secondo cui il direttore dell’ufficio postale di Casamicciola minacciasse di trasmigrare da Giosi Ferrandino – che immaginiamo lo attendesse a braccia aperte – in caso di mancata candidatura. Si arriva a marzo e si entra nel vivo, nello “stretto” come si dice in gergo. Nel frattempo Silvitelli ha portato in dote alla causa l’accordo con il duo Luigi Mennella-Peppe Zabatta rimediando nel contempo una serie di “pali” che quelli che prendevamo da giovani con le ragazzine erano davvero poca roba. Prima della composizione delle liste, arriva il pallone buono in area, quello da spingere in rete con la complicità del portiere avversario per chiudere la partita senza morti e feriti: si svolgono ben due riunioni (più o meno) carbonare nelle quali si cerca di trovare l’accordo tra le parti ed evitare contrapposizioni in un momento particolarmente delicato per la vita di Casamicciola. Il primo termina con un nulla di fatto, nel secondo Peppe Silvitelli fa la sua proposta: io sindaco, Giosi vicesindaco. La leggenda narra che l’europarlamentare (e nel frattempo attuale sindaco) sia andato via chiedendo a chi lo avesse ospitato: “Dite la verità, sono su scherzi a parte?”.

Insomma, alla fine fumata nera e ognuno dritto per la sua strada. Si formano le liste e ovviamente “Per Casamicciola” paga lo scotto di una serie di “no” rimediati anche last minute e pure da persone vicinissime al candidato. Tutti credono che Gb Castagna tiri fuori il coniglio dal cilindro e invece no, alla fine Peppe Silvitelli è candidato sul serio, altro che “scherzi a parte”. La composizione dei 12 paga una serie di contraddizioni, poi il 14 e il 15 maggio c’è il redde rationem delle urne: arriva uno tsunami, e se da una parte l’elettorato effettivamente premia Giosi, dall’altra boccia sonoramente una proposta politica che ha visto di fatto il candidato sindaco essere un autentico “fantasma” durante la campagna elettorale, quasi un monile d’oro prezioso da tenere nascosto e custodire in cassaforte, con tutto il rispetto per i monili d’oro. Uno potrebbe pensare che a questo punto la lunga agonia potrebbe anche essere finita, ma siccome evidentemente i bagni d’umiltà sono fuori moda, ecco che nel frattempo si perdono intere giornate a cercare alibi, persone più o meno vicine alla parrocchia che hanno tradito e altre amenità del genere. Ah, dimenticavamo, pure a credere impunemente di poter “tagliare teste” come quando era in sella e magari solo perché si accomodano a tavola con persone a lui non gradite. Intanto lo zoccolo duro della lista saluta l’allegra comitiva in alcuni casi anche sbattendo la porta, e quello che succede dopo è fin troppo scontato. Al primo consiglio comunale il candidato sindaco sconfitto non apre bocca, non dice una parola, in una sede come quella istituzionale non ringrazia gli elettori né tantomeno si abbandona a qualsiasi considerazione: meno male che c’è la Iaccarino ad animare un po’ la scena, altrimenti l’atmosfera sarebbe da suicidio. Al secondo consiglio comunale arriva la diserzione completa, la minoranza non si presenta né si prende la briga di spiegare prima e/o dopo la seduta di civico consesso il perché di una tale defezione. Evidentemente Annalisa Iaccarino lo farà oggi al Bar Monti, a meno che non intenda fare chiarezza proprio Peppe Silvitelli, hai visto mai. Intanto è arrivato un ricorso griffato Abramo De Siano – e manco abbiamo capito se i quattro consiglieri lo abbiano avallato o meno, il silenzio continua ad essere una costante e magari pure contagiosa – che potrebbe rispedire Casamicciola e la sua gente alle elezioni amministrative a maggio 2024. Magari, dopo le due sconfitte del 2012 e del 2023, il nostro riterrà opportuno rispettare il proverbio “non c’è due senza tre”. Provaci ancora Peppe, ma in silenzio, senza fare troppo rumore. Ma nel frattempo – mentre pare che continui a flirtare senza ritegno sia con il Pd che con Fratelli d’Italia (lo chiamano “caos organizzato”), almeno degnati di spiegarci quando terminerà questa lunga agonia. Talmente “dolorosa” che rischia di far passare la sconfitta alle amministrative quasi un insignificante dettaglio.

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