LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «”Taxi? No, Driver”. La situazione del servizio pubblico, spiegata bene»

Premessa 1. Partiamo da un dato. Un evento, per quanto glamour, non fa primavera ed è utile quanto una rondine per rilanciare il sistema economico. Per contro la “dis-funzione”, il disservizio, ci mostra ciò che può e deve essere migliorato. Premessa 2. La settimana scorsa un tassista, forse di Sant’Angelo, ha “prelevato” dalle tasche dei suoi passeggeri, ignari di quello che gli sarebbe accaduto di lì a poco, circa 60 euro dopo il “viaggio” oltre le Colonne d’Ercole, fino a Ischia. Domenica due turisti americani, saliti a bordo di un taxi, hanno chiesto all’operatore di accompagnarli fino in via Cossa, dal Bagno Teresa, nel Piazzale di Citara fino a poco sopra, sempre nel comune di Forio. Si tratta di circa 1 km. Costo della corsa 40 euro.

Partiamo da un dato. Un evento, per quanto glamour, non fa primavera ed è utile quanto una rondine per rilanciare il sistema economico. Per contro la “dis-funzione”, il disservizio, ci mostra ciò che può e deve essere migliorato

Di qualche giorno fa la notizia della lite tra operatori del servizio pubblico sul porto di Ischia. Alcuni hanno riferito che la contesa sia trascesa e al posto delle iniziali urla da primate per la difesa del territorio da parte del tassista “padrone di casa” si è passati quasi alle mani. Al centro della questione, l’invasione da “fuori comune” di uno di loro e chi avesse la precedenza per “caricare” una turista americana la quale mai avrebbe sognato di essere accolta dal tappeto rosso dell’inospitalità di tale bella e “verde” isola che non perde occasione di mostrare il suo lato di “favelas” del Mediterraneo. Come questi, di episodi ne abbiamo rilevati nel corso degli anni. E no, non sono stati causati dal Covid. Una cosa simile è accaduta qualche anno fa. La reception di un noto albergo di Lacco Ameno, prese contatto con 5 tassisti, tutti del comune di Ischia (usandoli perciò come navette). Si presentarono in fila fuori l’hotel con l’incarico di accompagnare una quindicina di clienti alloggiati nella struttura, cui se ne aggiunsero altri, per fare il giro dell’isola.

Pochi minuti dopo arrivò un’altra auto, privata. Era il figlio del “capo colonna”, chiamato dal padre a sostegno della colonna perché i clienti dell’ultimo momento rischiavano di restare a terra. Pure dopo l’intervento della Polizia Municipale a seguito della segnalazione dei taxi, li, in corsia e in attesa religiosa, la questione si risolse in una bolla di sapone. Per contro i tassisti “colpevoli” di aver avvertito dell’invasione furono “vessati” dai loro colleghi a Ischia, come dai vigili che divennero particolarmente attivi nei controlli. Il sindacato dei tassisti minimizzò l’accaduto, stessa cosa fece il sindaco di Lacco Ameno. Si tratta di piccoli frammenti “quotidiani”, ce ne sarebbero altri. Ci dicono però che non siamo di fronte a un servizio pubblico ma in mezzo a una guerra tra “bande locali”. Ognuna dietro la cantilena “le regole esistono, non c’è bisogno di cambiarle”, si muove dentro le sue piaghe. Non esistono colpevoli come non ci sono gli ingenui. Di fronte a episodi analoghi però bisogna ricavare che le regole fondate sulla separazione tra comuni, non sono più adatte e vanno superate. Andiamo al 2019. Lo avevo segnalato in quel periodo, come nel 2016 e, prima, nel 2015. L’argomento è sempre (stato) “caldo”. Riguarda i taxi e l’attuale gestione del servizio, problema che facciamo finta di non vedere tranne quando accadono vicende incresciose che non sono sporadiche. Si potrebbe essere d’accordo con i due sindacalisti, Pasquale Ottaviano e Raffaele Serpico: “non si è trattata di rissa ma d’istigazione a reagire”, hanno detto riferendosi al fatto di Ischia. Bisogna vedere in che direzione andrà il sindacato e quali reazioni ci saranno. Postilla veloce. Alcuni riferiscono che le sigle sindacali difendano solo una parte degli operatori, utilizzando due pesi e due misure ma sicuramente non sarà così.

Si tratta di piccoli frammenti “quotidiani”, ce ne sarebbero altri. Ci dicono però che non siamo di fronte a un servizio pubblico ma in mezzo a una guerra tra “bande locali”. Ognuna dietro la cantilena “le regole esistono, non c’è bisogno di cambiarle”, si muove dentro le sue piaghe. Non esistono colpevoli come non ci sono gli ingenui. Di fronte a episodi analoghi però bisogna ricavare che le regole fondate sulla separazione tra comuni, non sono più adatte e vanno superate

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Per tornare in argomento, sono molte le domande che muovono alla riflessione. Su tutte, possiamo permetterci un servizio pubblico totalmente disarticolato dal territorio a causa della separazione tra regolamenti e comuni? La risposta, negativa, ci mette sulla strada dell’urgente riorganizzazione del servizio pubblico ma questa volta in visione ampia, partendo dalla considerazione che il “sistema” isola d’Ischia non può esser diviso in zolle. I quesiti aprono scenari a dir poco enormi, al netto della presenza di “pecoroni” tra gli operatori – come riferisce Nicola Impagliazzo, il tassista aggredito dal collega ischitano, ma non è l’unico a dirlo – che mettono in cattiva luce il servizio pubblico e che, per contro, può contare sulla professionalità di altre persone perbene le quali però rispetto ai primi sono poche, a volte lasciate sole pure dalle amministrazioni. É pensabile che esistano ancora sei regolamenti comunali per disciplinare il servizio taxi su un’isola che sfiora i 70 mila abitanti? È tuttora sopportabile che a causa delle regole in uso, gli operatori possano caricare clienti solo nel comune che ha rilasciato la licenza (in molti però non le rispettano, il sindacato si presume ne sia a conoscenza) costringendoli a tornare vuoti dopo aver superato i confini della propria giurisdizione? Si deve accettare in silenzio che questo sistema li costringe a recuperare la corsa a vuoto, spesso non dichiarando col tassametro l’eventuale carico di passeggeri perché ciò auto denuncerebbe la loro infrazione? Davvero si deve far passare sottotraccia che, nel 2021, le auto siano sprovviste di strumenti di pagamento elettronici e non accettino carte di credito come invece è possibile trovare in altri posti? Si può tollerare che esista solo sulla carta la netta separazione tra “servizio pubblico da piazza” e NCC, visto che alcuni alberghi “usano” i tassisti come fossero operatori di navette con conducente? Infine, dobbiamo ancora concedere alla politica e a quella amministrativa, non sono le uniche da chiamare in causa insieme agli operatori e i sindacati, di dimenticarsi e restare immobili per la costruzione di una piattaforma del servizio pubblico evoluta, sia perché si tratta di politica economica e sia perché proprio i taxi sono un asse strategico in grado di generare opportunità per il rilancio dell’immagine turistica? Una parola va detta sul sindacato. Dovrebbe tendere al miglioramento delle condizioni di chi rappresenta. Renderle più moderne, ammissibili e umane, non ricercare scappatoie tra le pieghe delle regole trincerandosi dietro la divisione tra comuni magari per difendere qualche orticello. Al contrario dovrebbero contribuire a svilupparle bene e meglio queste regole sia per la comunità dei tassisti sia per il turismo dell’isola. Intorno a ciò ruotano la maggior parte delle risposte.

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Ciò presuppone uno spazio di dialogo che passa per il cambio di mentalità dei tassisti. E non esclude la politica amministrativa (non) adottata dai comuni che deve iniziare a fare lo stesso. Per farlo c’è bisogno di visione. Si tratta di una dote che non tutti possiedono, perciò quando se ne parla, sembra di citare il Santo Graal. Neppure si possono lasciare le cose al “si è sempre fatto così”. Per chi volesse liberarsi da catene psichiche, valutare vantaggi e soluzioni, restiamo a disposizione per suggerimenti. Il discorso si fa complesso quando l’interlocutore resta ovattato nel suo circuito personale d’incassi in nero – che è enorme – o dalla cecità dei sindaci che per motivi elettorali tendono a lasciare tutto invariato, e avariato. Una parola per loro. Se da un lato il PNRR finanzia la sostenibilità, il green e la mobilità elettrica, dall’altro un ruolo importante possono giocarlo proprio i sindaci favorendo la graduale sostituzione del parco auto. Da quelle a combustibile fossile si può passare alle auto a trazione ibrida o elettrica, partendo dai taxi. In Norvegia, come in Svezia e Olanda, alcune città hanno sostenuto in parte l’acquisto di auto “green” per gli operatori, associandovi i finanziamenti delle case automobilistiche. Dal 2025, le strade accoglieranno solo auto “all electric”. L’esperimento si può riprodurre sull’isola, distraendo una quota della tassa di soggiorno per sostenere la transizione ecologica

C’è un dato che continua a sfuggire a operatori e amministrazioni: se vogliamo essere competitivi, servono misure capaci di moltiplicare la “virtù nascosta” del servizio pubblico. Le soluzioni ci sono e chi dice che sono impraticabili forse è in malafede o non vuole vederle perché non gli conviene. Ciò presuppone uno spazio di dialogo che passa per il cambio di mentalità dei tassisti. E non esclude la politica amministrativa (non) adottata dai comuni che deve iniziare a fare lo stesso. Per farlo c’è bisogno di visione. Si tratta di una dote che non tutti possiedono, perciò quando se ne parla, sembra di citare il Santo Graal. Neppure si possono lasciare le cose al “si è sempre fatto così”. Per chi volesse liberarsi da catene psichiche, valutare vantaggi e soluzioni, restiamo a disposizione per suggerimenti. Il discorso si fa complesso quando l’interlocutore resta ovattato nel suo circuito personale d’incassi in nero – che è enorme – o dalla cecità dei sindaci che per motivi elettorali tendono a lasciare tutto invariato, e avariato. Una parola per loro. Se da un lato il PNRR finanzia la sostenibilità, il green e la mobilità elettrica, dall’altro un ruolo importante possono giocarlo proprio i sindaci favorendo la graduale sostituzione del parco auto. Da quelle a combustibile fossile si può passare alle auto a trazione ibrida o elettrica, partendo dai taxi. In Norvegia, come in Svezia e Olanda, alcune città hanno sostenuto in parte l’acquisto di auto “green” per gli operatori, associandovi i finanziamenti delle case automobilistiche. Dal 2025, le strade accoglieranno solo auto “all electric”. L’esperimento si può riprodurre sull’isola, distraendo una quota della tassa di soggiorno per sostenere la transizione ecologica. “In che direzione vogliamo andare e che cosa vogliamo diventare entro il 2030?”, questa è la domanda madre di tutte le altre. L’esigenza di una programmazione, uno dei pilastri portanti di questo ragionamento, torna con il suo peso. L’amalgama è rappresentato dalla revisione della mobilità e dai tassisti, cui bisogna riconoscere un ruolo principale nello sviluppo dell’economia. Di spunti a favore ce ne sono. Bisogna solo ragionare con logica diversa, cercando il punto di convergenza tra il servizio pubblico e la sua funzione, non il Santo Graal. Eccolo l’interesse pubblico (dell’isola d’Ischia, cui segue quello “locale”). Spetta agli amministratori perseguirlo, iniziando con l’unione del servizio pubblico e l’abbattimento dei confini tra comuni. Restare fermi al medioevo non conviene, tranne a chi si nasconde dietro alla lagna del “non si può fare”. Ischia deve muoversi, non può più permettersi di stare ferma. Compete pure ai cittadini, quindi in particolare anche ai tassisti, essere attivi e spingere in questo senso.
Pagina Fb Caffe Scorretto di Graziano Petrucci

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