LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Il virus della frantumazione che produce solo danni» 

Su, auguriamoci di diventare positivi. Non al Covid, naturalmente, ma a questa piccola scossa di cambiamento che, se qualcuno usa il vecchio metodo mettendo l’orecchio a terra, è abbastanza percepibile. Il Covid rende chiaro ciò che l’evidenza stessa dell’essere “passivi” sull’isola ci ha negato per anni. È da qualche tempo che molti opinionisti – Giuseppe Mazzella, Franco Borgogna, Mizar, tanto per citarne alcuni ma la lista potrebbe allungarsi – affermano l’esigenza di cambiare il modello (economico) isolano cui associare la “coesione”, sia economica sia sociale e sia territoriale, che manca ormai da poco più di 40 anni.

Addirittura c’è anche chi afferma che sarebbe pure arrivato il momento di rifondare una sorta di “indipendenza” dell’isola d’Ischia dalla terraferma, cosa che, se ci si pensa bene, non è poi tanto peregrina sotto l’aspetto delle proposte. Siamo seri: di una trasformazione dell’organizzazione economica e sociale, Ischia ne ha bisogno. Le attuali traiettorie di sviluppo – su cui viaggiano molti paesi, si tratta tanto di comuni italiani quanto di intere Nazioni – rischiano di essere in contrasto con l’attuale modello su cui l’isola si è seduta per quasi mezzo secolo. Ciò che ha bisogno di una “nuova” positività è l’idea che la prospettiva a breve termine – che molti riformulano un anno dopo l’altro (forse), amministrazioni comprese – non può resistere sotto i colpi consapevoli che una programmazione è necessaria.

Che è indispensabile uscire dalla retorica di quell’altruismo opzionale (quando si dice il “pensare alle nuove generazioni”, per esempio, oppure quel ”il futuro è dei giovani” che ha anche un po’ stancato e altre affermazioni simili), per trasformare il modo di procedere e far entrare le scelte di lungo termine nel processo decisionale, di ogni comune, e di crescita dell’isola. Per far ciò, tra le prime importanti cose da fare, c’è bisogno di armonizzare il dialogo – tra le amministrazioni e i sindaci – allo scopo di raggiungere un risultato unitario. In soldoni: se ognuno va avanti per la sua strada, com’è stato fatto finora, come dire, la disfatta è dietro l’angolo. Diversamente, potremmo avere una possibilità di salvezza. Il difendere spesso senza termine lo status quo di comuni e sistemi, ci ha portato qui, dove siamo ora. Il problema è che molti ancora non hanno capito dove siamo, in che dimensione siamo collocati, quali sono le scelte, per esempio, a favore dell’ambiente e delle fasce deboli, oppure a sostegno di un modello di sviluppo. La mancanza assoluta di una direzione univoca è quanto mai evidente. Tra il mese di marzo e aprile, in pieno lockdown, così giusto per dare una sfumatura di quanto certe non scelte siano sconclusionate, l’associazione Progetto Ischia donò alle amministrazioni e dunque ai sindaci, un piano per far fronte all’emergenza Covid. Un piano, abbastanza strutturato, nel quale si fornivano dettagliate misure, economiche, per mitigare il rischio di un’eventuale seconda ondata e per affrontare “la prima” in atto. Quel piano, aveva un presupposto: armonizzazione del dialogo tra le amministrazioni isolane, certo, e, una volta stabilita la linea “comune” da percorrere, tra queste e la Regione Campania.

Di quel piano, appunto “regalato” ai sindaci riuniti in call on line, nessuno ha fatto menzione, nessuno si è preoccupato – ove ce ne fosse stato bisogno – di chiedere delucidazioni o modifiche; nessuno – dai sindaci allora in carica, mancando quello di Lacco Ameno di fatto erano cinque – a parte la retorica del momento si è mosso per capire cosa e come poter realizzare quell’indirizzo suggerito per ridurre al minimo il rischio di nuovi contagi. Si è persa, insomma, l’occasione di indirizzare il nostro sistema economico a pensare a lungo termine. E di occasioni per aumentare il dialogo, armonizzarlo, elevarlo tra le amministrazioni al fine di intercettare occasioni per sostituire in modo graduale questo modello che non “risponde” e che non è più adatto allo scopo, per farla breve, se ne perdono ogni giorno. Manca la voglia di realizzare una difesa “comune” (del territorio), risulta assente non giustificata la condivisione d’intenti tra sindaci. Sì, vabbè. Intanto Ischia è bella, è meravigliosa. È meglio di Capri. Già. Olè! 

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci 

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