LE OPINIONI

L’applauso di Giaquinto a Giacomo Retaggio

Ebbene senza alcun dubbio un applauso incondizionato va al dott. Giacomo Retaggio che con un post riportato di seguito ha ben sintetizzato il pensiero di tanti procidani che si sentono invasi da Procida Capitale della Cultura ma non partecipi. Come non condividere questo suo scritto che la dice lunga. Siamo stati proclamati “Capitale Italiana della Cultura 2022” ma non abbiamo Cultura. Anzi paghiamo alcuni “forestieri” per farci spiegare chi siamo e quali valori esprimiamo. Grazie Dottore.

Ecco le parole del dott. Retaggio:

“In questi giorni, molto reclamizzato, è uscito con “Repubblica” un libro inerente “Procida Capitale Italiana della Cultura 2022”. Ebbene sfogliando le pagine della pubblicazione mi sono reso conto che non c’è nessuno ( e dico nessuno!) di Procida tra gli autori. Ci sono nomi importanti, veri maestri di penna e di pensiero, ma di “pennaioli” e mini-intellettuali procidani nessuno. Gino Finelli si è meravigliato di questo fatto perché forse non si è ancora reso conto di una cosa: l’idea di “Capitale della cultura” passa sopra le teste dei Procidani, ma non li investe. Ed il sottoscritto già lo sapeva, tanto è vero che non si è meravigliato per nulla sull’assenza di penne isolane nel libro di “Repubblica”. Si tratta di un becero fenomeno di snobismo culturale come a dire: “Tu scrittore procidano levati di mezzo perché non capisci niente!” Che poi trattandosi di scrivere cose sulla nostra isola siano più indicati i locali che i “forestieri”, questo è un altro discorso! Qualcuno sicuramente, conoscendo come stanno le nostre cose da un punto di vista spiccatamente procidano, starà pensando che io sto facendo “Cicero pro domo sua “. Ebbene vi assicuro, ci crediate o meno, che non è così! Mi ribello solo all’idea che non sia tato preso in considerazione nessun Procidano. E questa è un’offesa per l’isola. Non metto assolutamente in dubbio la valenza culturale dei singoli autori del libro, ma, Santo Iddio! ci si rende conto che sono solo i Procidani che conoscono bene le cose procidane? Non è presunzione la mia, ma una corretta aderenza alla realtà. Sarà anche la migliore penna del mondo, ma cosa conosce del carcere, del palazzo D’Avalos, della liturgia della Settimana Santa, della processione del -Venerdì Santo, dell’esercito di naviganti procidani che hanno girato il mondo, il primo venuto da fuori che si accinge a scrivere su Procida? Anche se dipinge uomini, cose ed avvenimenti in modo perfetto, manca di anima. Purtroppo per lui e per Procida!….Per scrivere su Procida, sulla sua cultura, sulle sue tradizioni, sulla sua storia, sulla sua gente, bisogna scendere nei suoi anfratti, nelle pieghe del suo corpo; bisogna sporcarsi le mani di erba, di mare, di terra; respirare l’odore dell’erba di mare, dell’acqua salata, farsi spruzzare la faccia dalle onde di libeccio sulla banchina. Solo così si può scrivere di Procida e dei Procidani, altrimenti diventa un mero esercizio letterario. Per scrivere di Procida bisogna viverla!..”

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