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Donne, professione e politica, la Criscuolo: «L’allarme è la violenza domestica»

L’avvocato e consigliere comunale di Ischia analizza la condizione del gentil sesso sul territorio isolano (e non solo) e punta l’attenzione sulle criticità ancora esistenti e su diseguaglianze difficili da cancellare

Da avvocato e consigliere comunale, e soprattutto da donna, è stato più difficile affermarsi nella professione o nella politica? In generale, quali sono state le differenze tra queste due esperienze?

«È stato decisamente più difficile in politica piuttosto che nella professione. Nel mondo dell’avvocatura non si avverte molto la differenza tra uomini e donne, è qualcosa di superato, anche perché ormai le donne si sono ampiamente affermate in questo settore. L’unica distinzione ci fu all’inizio della mia esperienza, ma non una differenza di genere, bensì quella tra praticante ed avvocato. Non è stato difficile neanche con i clienti sul territorio, anzi, tendenzialmente il cliente si rivolge ad un avvocato donna al pari di un uomo per qualsiasi tematica, anche non quelle solitamente attribuite alle donne come le separazioni o gli affidamenti. In politica invece quando ho iniziato, ormai cinque anni fa, è stato sicuramente più complicato. C’è un’immagine condivisa da molti della donna che si inserisce in politica solo come portavoce, sostenuta ed influenzata da altri uomini alle proprie spalle, e che è comunque più impegnata in ambito familiare che sociale. Spesso è più faticoso rapportarsi con i colleghi negli uffici, all’interno, piuttosto che all’elettorato. Oggi fortunatamente però è più semplice, anche l’esperienza consente una maggiore parificazione. Le difficoltà iniziali forse erano dovute soprattutto al mio essere una new entry».

Rispetto ad altre località della terraferma, la partecipazione delle donne alla politica qui risulta ancora marginale. E, quando sono coinvolte, spesso dipende solo dal fatto che le norme rendono obbligatoria la presenza nelle liste. È un trend che condivide oppure no?

«Sì, probabilmente sulla terraferma e in altri luoghi anche numericamente maggiori di Ischia, è più semplice per le donne inserirsi in politica ed indubbiamente in passato la quota rosa ha aiutato molto le donne a farsi avanti. Oggi invece non credo che faccia la differenza. Devo riconoscere che prima purtroppo è servita, senza l’obbligatorietà le donne non avrebbero mai ottenuto l’accesso alla politica. Adesso credo che non sia più necessaria, anche senza la quota rosa le donne gareggerebbero al pari degli uomini».

«Nel mondo dell’avvocatura non si avverte molto la differenza tra uomini e donne. L’unica distinzione ci fu all’inizio della mia esperienza, ma non una differenza di genere, bensì quella tra praticante ed avvocato. In politica invece quando ho iniziato, ormai cinque anni fa, è stato sicuramente più complicato»

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In generale qual è la condizione della donna sull’isola? Qual è il suo giudizio?

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«Ci sono delle differenze da fare. In ambiti dov’è garantita una certa autonomia, come la libera professione, ritengo che tra uomo e donna non ci siano più disuguaglianze. Rapportandomi spesso con le donne, anche attraverso il centro antiviolenza, sono due gli ambiti dove ritrovo ancora molte difficoltà: quello del lavoro dipendente e della violenza domestica. Le donne lavoratrici dipendenti soffrono ancora il confronto con gli uomini dovuto alla presenza o meno dei figli. Ho ascoltato racconti di donne che non sono state assunte perché in età fertile o per la possibilità di una gravidanza, e conseguentemente di alcuni mesi di assenza. Questa è una discriminazione che trovo assolutamente fuori luogo. Non escludo che sia nata anche dall’abuso che alcune donne, sbagliando, hanno fatto di alcune possibilità. Dobbiamo riconoscere entrambe le cose: una visione sbagliata di alcuni imprenditori e un abuso delle donne di questi aiuti. Soprattutto nei lavori pubblici o a tempo indeterminato ci sono state spesso in passato donne che si sono messe in malattia al secondo mese di gravidanza pur non essendoci i presupposti reali per giustificare quei mesi di assenza. Un minimo di colpa, ma solo un minimo, è di noi donne. Ad oggi però non è assolutamente tollerabile che un datore di lavoro faccia queste assurde discriminazioni. Allo stesso modo, nell’ambito delle pari opportunità e della violenza domestica, ci sono ancora atteggiamenti di forza e violenza da parte di alcuni uomini, e di sudditanza, economica o sociale, di molte donne che purtroppo soffrono in silenzio violenze fisiche e non».

Negli ultimi tempi sull’isola sono aumentati, in linea col trend nazionale, i casi di violenza domestica, di cui sono prevalentemente vittime le donne, e spesso si denuncia troppo poco. Secondo lei che cosa causa questa deriva?

«Sicuramente a causa del lockdown abbiamo visto un serio aumento dei casi di violenza domestica. Purtroppo per mesi le donne sono state completamente abbandonate dalla società, anche se involontariamente, costrette a condividere la quotidianità e ad essere chiuse in casa sole con uomini violenti che magari fino a quel momento sfogavano la loro rabbia all’esterno. La verità è che come in tutte le battaglie che si dovrebbero combattere, come quella contro il terrorismo, oltre all’uso di una maggiore sicurezza, vigilanza e presenza, servirebbe una base culturale maggiore. Bisogna insegnare agli uomini a rispettare le donne, come persone e individui, senza pensare che siano oggetti di loro proprietà».

C’è stato un episodio particolare in cui le hanno fatto pesare il suo essere donna?

«No, personalmente non c’è mai stato un episodio particolare, non ho mai subito una discriminazione nell’essere presente o coinvolta. Tante volte però ci sono piccoli momenti, attimi in cui si coglie la differenza».

A livello nazionale o internazionale invece, in quale ruolo le piacerebbe vedere finalmente una donna? Quale sarebbe un segnale davvero importante?

«A livello nazionale si è parlato qualche volta di Liliana Segre come presidente della Repubblica. Una donna come lei a ricoprire questa carica sarebbe un segnale importante, nonostante ormai fortunatamente nella politica molte donne ricoprano ruoli di spicco. Seguo numerose donne, anche italiane, che ci rappresentano al Parlamento europeo e che portano avanti progetti di riforma molto rilevanti».

«Sicuramente a causa del lockdown abbiamo visto un aumento dei casi di violenza domestica. Purtroppo per mesi le donne sono state abbandonate dalla società, e costrette a condividere la quotidianità e ad essere chiuse in casa sole con uomini violenti che magari fino a quel momento sfogavano la loro rabbia all’esterno»

In conclusione, cosa significa per lei essere donna?

«Io oggi ho la fortuna di essere una donna che a quarant’anni si sente realizzata nel proprio essere, nella professione e nella famiglia. Infatti oltre che nel lavoro e nella politica, bisogna ricordare che anche nella famiglia la donna svolge un ruolo di fondamentale importanza. So di poter esprimere la mia personalità in tutti questi contesti, e soprattutto nel mio ruolo politico ho il dovere e il potere di aiutare chi non ha questa stessa fortuna».

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