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Ottobre, primi assalti dei nostri ”esperti” fungaroli ai boschi

Gli ischitani appassionati di funghi,  “coperti” per altro da un patentino che li abilita a cercare per i boschi dell’entroterra dell’isola l’amato  “frutto” boschivo, stanno In questi giorni di inizio autunno invadendo le zone più note ed interessate per fare razzia di questo prodotto  vegetale che se da un  lato ti affascina per le sue forme e colori, dall’altro lato, ti trasmette anche una certa paura per timore di poterti imbattere in un fungo velenoso senza saperlo riconoscere. Insomma una passione quella per i funghi, ai primi assalti dei nostri boschi, che presenta anche i suoi sacrosanti rischi. Ma nonostante ciò,  si vive lo stesso con entusiasmo e non senza sacrifici, l’affascinate esperienza. In genere si parte di primo mattino. Già alle prime luci dell’alba si inizia la perlustrazione delle località boschive  più ricche di funghi come il Cretaio o Rotaro a Casamicciola, Fiaiano a Barano, ma anche Santa Maria al Monte, la Falanga ed i fianchi dell’Epomeo e l’area boschiva dell’ex pineta villari di Ischia. I funghi più  ricercati sono i porcini. Sull’isola si trova la varietà “Boletus aereus” un fungo piuttosto tozzo nel gambo, con il cappello marrone scuro. Questo è un fungo tipicamente mediterraneo, che predilige i boschi dell’Italia centro-meridionale. Ma ci sono anche altre specie di funghi commestibili ad Ischia che crescono in quantità sotto castagni, querce, faggi, abeti.

Fra i tanti che vanno per funghi c’è sempre il più esperto, escursionista campestre per vocazione,  che conosce alla perfezione i luoghi e i tipi di funghi da raccogliere. Lo fa con cognizione di causa e guidando  il gruppo che si appresta ad introdursi nei nostri boschi descrive cosi la propria escursione, dando prova altresi di sapere decantare la vegetazione che si presenta lungo il percorso. Infatti: ” Partendo dalla Piazza di Serrara, dice l’esciursionista, saliamo verso il ristorante Bracconiere per inoltrarci in un paesaggio selvaggio ed affascinante sul versante ovest dell’isola (Forio), fino ad arrivare al bosco dei Frassitielli, un terrazzo di acacie fittissime. Nel bosco le robinie (Robinia pseudoacacia L.), specie nordamericana introdotta, si alterna a diversi esemplari di euforbia (Euphorbia characias L.) e tipi di felce, quali Polypodium vulgare Pteridiunium aquilinum. Il sottobosco ed i bordi dei sentieri sono caratterizzati dalla presenza di valeriane (Valeriana officinalis L., Centranthus ruber L.), anemoni (Anemone nemorosa), viole (viola canina L),  psoralee (psoralea bituminosa), , ciclamini (cyclamen purpurescens Mill.),  ferule (Ferula communis L.) , ginestre (Spartium junceum L.), oltre che da una serie di piante aromatiche e medicinali quali, la nepeta (Nepeta sp. L.), la santoreggia (Satureja hortensis L.), il tarassaco (Taraxacum officinale, Weber), l’ortica (Urtica dioica L.), la camomilla (Matricaria chamomilla L.), la parietaria ( Parietaria officinalis, L.), il timo (L.), il finocchio (Foeniculurn vulgare Mill.) e l’origano selvatico (Origanum vulgare L.).

Questo è il regno del coniglio selvatico che ha rivestito e riveste un ruolo fondamentale nella tradizione culinaria locale. Proseguendo lungo il sentiero ci si immerge in un secondo bosco, quello della Falanga; qui la realtà incontra la fantasia.  Il bosco della Falanga si dispone a terrazza a circa 600m sul livello del mare, proprio ai piedi del monte Epomeo. Quest’ultimo si è formato a seguito di un innalzamento della crosta terrestre (horst- vulcano- tettonico). Qui i funghi che andiamo cercando sono di casa. Essi ci permettono di cominciare la ricerca in tutta la zona ove ci troviamo”. Tra tutti i generi presenti in questa zona sicuramente quelli più ricercati dagli abitanti del posto sono i boleti, ossia i funghi porcini.  C’è una malattia che dilaga in autunno che colpisce tutti, o quasi, gli ischitani: la febbre dei funghi.

Appena le condizioni sono quelle giuste, appena si intuisce che qualcosa sta spuntando nel bosco, molti si alzano dal letto qualche ora prima dell’alba e si preparano alla grande battaglia, la caccia al “capeniro”, quello più grosso! E così in quei boschi ischitani, quasi sempre deserti, cala l’esercito dei fungaroli armati di zaino o cestino, coltellino e tanta pazienza. Ci sono quelli che vanno “in solitaria”, quelli che vanno con tutta la famiglia compresi figli e nonni, quelli che ci vanno con gli amici. Incontrandosi, ci si saluta, quelli più sfacciati lanciano la domanda a bruciapelo: cosa hai trovato, i più timidi si limitano a valutare con gli occhi il contenitore per tentare di capire cosa è stato raccolto. Eppoi tutti se ne vanno con una domanda nel cuore: chissà quanti sono quelli che non ho visto. In cima ai desideri ovviamente c’è lui: il porcino nero, boletus aureus.

Antonio Lubrano (antoniolubrano1941@gmail.com)

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