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Regno di Nettuno, l’ottimismo di Miccio: «Non siamo all’anno zero»

In vista della nuova stagione estiva, il direttore dell’Area Marina Protetta spiega i progressi compiuti attorno a un progetto che può davvero rappresentare una svolta per l’isola, la sua immagine, la sua economia

Passano gli anni, e ogni volta che l’isola sta per entrare nel periodo di alta stagione ci facciamo la solita domanda: a che punto è la sensibilizzazione in materia ambientale, e se da un anno all’altro la percezione che il Regno di Nettuno rappresenti un’occasione e non una limitazione si va affermando o se siamo sempre all’anno zero?

«Non siamo all’anno zero. È pur vero che questo è stato un anno disgraziato, perché la frana e tutto ciò che ne è conseguito ha spostato l’attenzione, e secondo me sposterà molto gli interessi economici per la stagione balneare. Questa circostanza non ci ha aiutato, così come non ha aiutato nessuno, ovviamente. Tuttavia ciò non vuol dire che siamo all’anno zero: le cose stanno andando avanti, lentamente ma progressivamente. Ci vuole tempo: è necessario che tutti si sentano coinvolti in questo progetto, perché se non lo sono corriamo sempre il rischio di fare le barricate oppure di avere contrapposizioni su cose banali e di facile risoluzione».

«Serve una percezione del mare come paesaggio e territorio, come succede in tante altre parti del mondo, dove le persone si recano nelle zone balneari per godersi il litorale e il mare fa da paesaggio, come nel caso di una winedestination, o una destinazione termale. Se parte questo tipo di approccio, inevitabilmente si innalzerà la qualità del turismo, viste le enormi potenzialità di Ischia»

Posso chiederle che cosa manca al regno di Nettuno per “brandizzare” in qualche modo il turismo ischitano, una sorta di biglietto da visita? Noto che su questo non c’è una chiara e marcata percezione.

«In generale, manca una percezione del mare come paesaggio e territorio. Fin quando continueremo a concentrarci sul fatto che il mare è soltanto il posto dove andiamo con la nostra asciugamano e la maschera per andare a fare il bagno, avremo sempre a che fare con quel determinato tipo di turismo, cioè un turismo di mero consumo. Invece, come succede in tante altre parti del mondo, dove le persone si recano nelle zone balneari per godersi il litorale (e Ischia ha delle potenzialità gigantesche), come nel caso di una winedestination, o una destinazione termale, il mare fa da contorno e crea anche paesaggio. Se parte questo tipo di approccio e questo tipo di turismo, inevitabilmente si innalzerà la qualità».

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«Il discorso sulla depurazione è una questione tecnica, che non spetta certo a me dirimere, ma va detto che la conformazione geologica dell’isola ci aiuta tantissimo: le giornate in cui il mare è sporco sono relativamente poche. Sull’isola c’è comunque molta sensibilità ambientale»

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Il rio Corbore purtroppo continua a fare notizia, il mare ogni tanto fa cilecca nel senso che è sporco, si continua a discutere sul dilemma “depuratore sì o no” con l’alternativa delle condotte sottomarine, gli scarichi in mare continuano a essere un fenomeno ricorrente. Resta l’ischitano il peggior nemico dell’isola? Oppure “qualche” ischitano?

«Credo “qualche”.Il discorso sulla depurazione è una questione tecnica, che non spetta certo a me dirimere, ma va detto innanzitutto che la conformazione geologica dell’isola ci aiuta tantissimo, e lo vediamo ad esempio coi rifiuti galleggianti e nelle giornate in cui il mare è sporco, che sono relativamente poche. Andrebbe ovviamente approcciata in maniera differente la questione dei rifiuti, non solo della parte liquida. Lo sappiamo tutti: su un’isola, qualunque cosa buttiamo a terra, finisce in mare, che diventa quindi il ricettacolo di tutto quello che in qualche maniera consumiamo e ci dimentichiamo. È anche vero che molto spesso sull’isola non credo siano i residenti a lasciare rifiuti per strada: io vedo molta sensibilità, molto più di prima, a confronto con altre località extraisolane».

«Per ora la legislazione non aiuta ad avere un orizzonte di programmazione di lungo periodo, cosa che impedisce di avere una struttura organizzativa più stabile»

Posso chiederle cosa manca all’Area Marina Protetta per fare il definitivo salto di qualità?

«Serve una struttura organizzativa più stabile. Questo dal punto di vista tecnico, e non è legato alla nostra volontà ma è dovuto esclusivamente alla legge nazionale, che ci considera un ente gestore, “in affidamento”: ciò significa che non possiamo fare piani di lungo periodo, che abbiamo finanziamenti solo di anno in anno, senza avere un orizzonte più ampio. Oltre a questo, ciò che serve è che questa struttura riesca a “seminare” un approccio diverso all’ambiente circostante, legato alla qualità della vita che noi, che viviamo questo territorio, vogliamo ottenere».

«Confido nel fatto che l’anno prossimo potremo avere i campi-ormeggio. Interessante l’iniziativa che portiamo avanti col Ministero a favore della piccola pesca artigianale, che secondo quanto deciso dall’Unione Europea avrà un ruolo sempre più importante nella tutela del mare»

Si sono appena insediati due nuovi sindaci. Qual è il rapporto con la pubblica amministrazione?

«Devo essere sincero: è un rapporto sempre molto schietto, franco e sereno. C’è un confronto corretto e tranquillo col consiglio di amministrazione».

Qual è il risultato più significativo che Lei ritiene di aver conseguito nel corso della sua attività, e magari qual è il suo cruccio, cioè la cosa che vorrebbe aver fatto e che per una serie di circostanze contingenti non è riuscito a fare?

«Le indico subito il mio cruccio: i campi-ormeggio. Abbiamo superato anche lo scoglio della conferenza dei servizi, quindi spero che per il prossimo anno potremo centrare l’obiettivo. I campi-ormeggio sono un segnale di ordine: i diportisti in tal modo possono ormeggiare senza più ancorare. Quello che credo sia un risultato interessante è l’iniziativa adottata, insieme al Ministero per l’agricoltura e pesca, per la piccola pesca artigianale: in futuro, secondo quanto deciso dall’Unione Europea, i piccoli pescatori avranno un ruolo sempre più importante nella tutela del mare, e in questo noi siamo un passo avanti rispetto ad altri».

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Carlo

Stai sotto zero. Ci puoi spiegare come possa esistere un area marina protetta senza depuratori ? Ti ricordo che per la mancanza di depurazione delle acque reflue la comunità europea ogni anno multa l’Italia e Ischia rientra tra le località turistiche che non hanno depurazione. Il tuo bel carrozzone serve solo a salassare i diportisti. Ritorna da dove sei venuto.

antonio

Dice Miccio “I campi-ormeggio sono un segnale di ordine: i diportisti in tal modo possono ormeggiare senza più ancorare” quindi pure a mare per fermarsi e fare un bagno si dovrà pagare, e pure dove decide l’ente parco non dove ti piacerebbe

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