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Lacco, la mannaia dei giudici su Pascale: e c’è già chi prepara la successione

LACCO AMENO. L’estate per certi versi tarda ad arrivare. Qualche rovescio ha rinfrescato l’aria impedendo l’arrivo dell’abituale caldo africano, ma a Lacco Ameno la temperatura politica è già molto “calda”, e non da oggi. Il processo per la realizzazione dell’isola ecologica nella zona della cosiddetta 167 volge al termine, e se nell’udienza dello scorso 27 marzo il pubblico ministero aveva invocato l’assoluzione per il senatore De Siano, ben diverse sono state le richieste per il resto degli imputati, tra cui figurano anche Giacomo Pascale e Ciro Calise, rispettivamente il sindaco e il capogruppo di maggioranza dell’attuale amministrazione lacchese. Per essi, la pubblica accusa ha infatti invocato una condanna a due anni e otto mesi di reclusione. Al di là delle dimensioni della pena richiesta, il problema diventerà politico ove il collegio A della Quarta sezione penale del Tribunale di Napoli dovesse effettivamente emettere una sentenza di condanna: l’udienza dell’11 luglio, giorno in cui termineranno le arringhe difensive e in cui verosimilmente verrà reso noto il verdetto, è ormai vicina. In un simile scenario, vista la legge vigente, la compagine di maggioranza verrebbe “decapitata”. Il pericolo è reale, e nel paese del Fungo si inseguono le voci: ci sarebbero infatti diversi personaggi pronti ad approfittare dell’eventuale caduta di Pascale.
C’è chi giura che nelle ultime settimane si stiano svolgendo numerose riunioni “carbonare”, dove i partecipanti provano a disegnare un nuovo assetto post-sentenza. Voci che aleggiano anche nei corridoi della Torre dell’Orologio di Piazza Santa Restituta fino a raggiungere le aule del locale Tribunale, tra l’altro in procinto (si spera) di ritornare allo storico edificio dell’ex Pretura. Infatti uno dei nomi che si fanno come possibile candidato alla poltrona sulla quale siede Giacomo Pascale è quello dell’avvocato Antonio Trani, già in corsa alle elezioni lacchesi nell’ormai abbastanza lontano 2002. Trani sarebbe “sponsorizzato” da Vincenzo Morgera, uno dei maggiori animatori della locale Pro Loco, ma anche da Polito, “presente” nel civico consesso tramite il consigliere Antonio Di Meglio, il quale da tempo non fa mistero della propria insoddisfazione su come vanno le cose al Palazzo. Sembrerebbe fantapolitica, e invece pare che una formazione del genere potrebbe ricevere il beneplacito anche da parte dell’ex sindaco Carmine Monti, attuale leader dell’opposizione consiliare. Monti sarebbe infatti disposto anche a fare un passo indietro e quindi a rinunciare a riproporsi nel ruolo di candidato a primo cittadino. Contemporaneamente si riproporrebbe gran parte dello schieramento che nei primi lustri dell’era-De Siano a Lacco Ameno ha costituito il gruppo antagonista al crescente potere del Senatore. Si parla anche di un ritorno di Aniello Silvio, costante protagonista della politica lacchese a partire da quel “magico” 1985 in cui il fronte unito della sinistra socialista-comunista riuscì a battere per la prima volta dopo 32 anni il monopolio democristiano del sindaco Vincenzo Mennella. Dopo il basso profilo degli ultimi anni, Silvio potrebbe rientrare attivamente nell’agone riunendosi al gruppo storico, pronto a raccogliere anche l’eventuale sfida elettorale, nel caso di caduta dell’amministrazione. In ogni caso, se Giacomo Pascale e Ciro Calise dovessero incorrere in una condanna, scatterebbe la surroga da parte dei primi candidati consiglieri non eletti: e anche su questo fronte il gruppo “alternativo” sarebbe già all’opera per convincere i successori a portarli dalla loro parte. Dall’altro lato della barricata il Senatore, nonostante i molteplici impegni istituzionali, a partire da quello “romano” fino a quello di consigliere d’opposizione nel civico consesso di Ischia, resta comunque sempre affezionato al più piccolo comune isolano, che rimane idealmente la “capitale” dell’impero edificato dall’imprenditore lacchese, il quale non è certo intenzionato a perdere posizioni “casalinghe” per colpa di una sentenza di mezza estate. Di qui la necessità di parare il colpo con una ridefinizione, non facile, degli equilibri della maggioranza.
Magari non ce ne sarà bisogno: magari il 12 luglio la compagine guidata dal sindaco Pascale sarà ancora in sella, forte di una sentenza di assoluzione, e allora le riunioni, gli scenari, gli avvicinamenti incrociati di questi giorni svanirebbero come incubi notturni per la maggioranza in carica. In attesa della fatidica udienza, domani sera dovrebbe svolgersi proprio una riunione del gruppo di maggioranza: non è dato sapere quali saranno i vari punti in discussione (uno dei quali potrebbe essere la pubblica illuminazione), ma di sicuro aleggerà ancora, invisibile ma ben avvertita, la spada di Damocle della sentenza che potrebbe abbattersi sull’amministrazione interrompendo in maniera traumatica il difficile, contrastato e controverso percorso intrapreso esattamente tre anni fa dall’esecutivo guidato da Pascale, finora bravo a schivare potenziali “mine” come i bilanci più volte contestati ereditati dal commissariamento, fino all’emergenza-sisma dell’anno scorso. Sarebbe paradossale, oltre ad avere il sapore di una beffa, essere costretto a passare la mano per una sentenza su fatti che risalgono a un decennio fa: all’epoca Domenico De Siano veniva da due mandati sindacali consecutivi, e come successore fu individuata Tuta Irace. Sembra passato un secolo da quei giorni, ma qualche volta il passato riemerge.

Francesco Ferrandino

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