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Sisma e dintorni, la dinamica dell’isola resta un “mistero”

E’ quanto emerge da un nuovo lavoro che ha messo insieme diverse competenze di ricercatori e prestigiosi istituti di ricerca tra cui l’INGV. Le risultanze sono state rese noto del professore emerito di Geofisica Giuseppe Luongo

Un nuovo lavoro su Ischia che mette insieme diverse competenze di ricercatori di diversi prestigiosi Istituti di Ricerca, quali: INGV- Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; Earth Science Department, Università degli Studi di Pisa; IREA – CNR Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente, con un’esperienza di lungo tempo sui problemi della struttura e della dinamica dell’isola d’Ischia. Ad annunciarlo è Giuseppe Luongo, professore emerito di Geofisica della Terra solida all’Università Federico II di Napoli e a lungo direttore dell’Osservatorio Vesuviano. Il lavoro scientifico su Ischia, apparso sulla rivista scientifica Frontiers The Volcano-Tectonics of the Northern Sector of Ischia Island Caldera (Southern Italy): Resurgence, Subsidence and Earthquakes a firma di  Stefano Carlino*, Alessandro Sbrana, Paola Marianelli e Giuseppe Pasquini dell’ Earth Science Department, Università degli Studi di Pisa, Pisa, Italy, Nicola Alessandro Pino, Prospero De Martino dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Napoli—Osservatorio Vesuviano, Naples, Italy e Vincenzo De Novellis dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Napoli—Osservatorio Vesuviano, Naples, Italy e del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente, Naples, Italy. «Nonostante le esperienze messe in campo gli autori del lavoro non presentano un risultato che possa definirsi un passo in avanti nella conoscenza della dinamica dell’ Isola e ciò non aiuta a definire l’attuale stato del campo degli sforzi al quale è sottoposta Ischia e il processo che genera i terremoti», ha spiegato Luongo.

«Questo risultato negativo discende da un approccio alla ricerca inadeguato, evidenziato dalla mancata integrazione dei dati, ma soprattutto da un difetto di fondo con il privilegiare la rappresentazione dei fenomeni osservati e registrati, trascurando l’obiettivo della loro causa»

E continuando: «Questo risultato negativo discende da un approccio alla ricerca inadeguato, evidenziato dalla mancata integrazione dei dati petrografici, geochimici, strutturali, geofisici utilizzati, ma soprattutto da un difetto di fondo con il privilegiare la rappresentazione dei fenomeni osservati e registrati, trascurando l’obiettivo della causa di tali fenomeni». Ed in conclusione: «La prova di tale insuccesso è fornita dagli autori che presentano come risultato della loro ricerca un modello concettuale dei fenomeni osservati. Un modello concettuale ha al più valore di ipotesi che può essere costruito sulla base delle conoscenze pregresse e posto all’inizio della ricerca per essere verificato, ponendo vincoli e condizioni iniziali. Venuto meno tale percorso il lavoro non può fornire alcun contributo per il progresso della conoscenza, diventa solo noise che può oscurare risultati più interessanti».

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