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Campetti negati, chiesto l’accesso indipendente al perimetro di gioco

Desta preoccupazione tra gli appassionati di “Ischia Playground” la continua messa in discussione della fruibilità pubblica dei campetti di basket di via Michele Mazzella. E così…

Quale futuro per i campetti di basket situati negli spazi esterni dell’istituto Cristofaro Mennella di Ischia? Continueranno a essere fruibili agli sportivi che hanno voglia di passare un po’ di ore da dedicare allo sport in uno dei pochi spazi pubblici ancora a disposizione della collettività? O torneranno a essere chiusi e serrati, con tanto di saldatura nonostante un’ordinanza del comune di Ischia avesse chiarito che quegli spazi dovessero rimanere a disposizione della comunità? Che ci sia un conflitto in atto è chiaro. Qualcuno non è affatto felice di vedere quegli spazi utilizzati dai ragazzi che armati di pallone e tanta gioia di vivere all’aria aperta il proprio tempo libero danno libero sfogo alle proprie energie in uno dei modi più costruttivi che ci possa essere, ovvero dedicandosi allo sport, invece di passare del tempo catturati dallo smartphone e dalle sue lusinghe che costringono alla sedentarietà.

Qualche settimana fa i ragazzi che si erano recati presso il campetto di basket situato negli spazi esterni dell’istituto Cristofaro Mennella di Ischia, armati di palla da basket e voglia di giocare, si erano visti la strada sbarrata. Il cancello che consente l’accesso agli spazi adibiti al gioco era stato addirittura saldato. Impossibile entrare, se non dagli accessi alternativi. Eppure l’ordinanza sindacale firmata da Enzo Ferrandino parla chiaro: quegli spazi sono pubblici, vanno lasciati liberi ed  è possibile a tutti accedervi. Non sono tollerate recinzioni di sorta. Nonostante ciò, nonostante un documento ufficiale diramato dagli uffici di piazza Antica Reggia ai ragazzi sorpresi e rimasti con il pallone sotto braccio si era palesata l’amara sorpresa. In realtà nemmeno tanto inedita e nuova. Già alla fine dell’estate dell’anno scorso era avvenuta la stessa cosa. Un catenaccio aveva chiuso gli accessi al campo da basket e di calcetto suscitando la viva protesta dei tanti ragazzi che in quegli spazi danno libero sfogo alle proprie energie votate all’agonismo.

Nonostante sia stata emessa una precisa ordinanza – ha sottolineato l’avvocato Mario Goffredo, appassionato di pallacanestro e istruttore di giovani leve che si avvicinano al mondo dei pivot e dei tre punti – e nonostante si tratti di un luogo dove resistono eroicamente ragazzi che vogliono giocare e non rintanarsi nell’apatia delle 4 mura domestiche, ci si deve nuovamente confrontare su di uno spazio messo eternamente a repentaglio da competenze promiscue. Il Sindaco ha garantito che gli spazi rimarranno liberi e accessibili a tutti ad ogni orario e giorno, ma ciò non basta a lenire la nostra preoccupazione e attenzione. Anzi chiediamo che definitivamente e tangibilmente quegli spazi vengano distinti dalla sede scolastica con accessi autonomi e distinti e ove necessario con recinzioni che ne distinguano una volta per tutte la natura e la competenza. Solo allora si tratterà veramente ed ufficialmente di liberi campetti comunali. Noi siamo all’erta! Ma come dare qualche regola a un campetto che potenzialmente potrebbe così rimanere aperto anche fino a tarda ora, con evidente disturbo per chi in tarda serata non ha alcuna intenzione di ascoltare i rumori provenienti dalle azioni di gioco?

La mattina – ha ricordato l’avvocato Goffredo rispondendo alla richiesta di Augusto Coppola di avere maggiore attenzione per gli orari di fruizione degli spazi pubblici –  i ragazzi vanno a scuola e si lavora ed è molto difficile che vi sia qualcuno. Così anche nelle ore serali se si mette un timer alle luci al buio poi non resta nessuno. Serve che gli spazi vengano puliti e manutenuti ed in questo è il Comune che deve attivarsi con la nostra massima collaborazione al riguardo. Non si metta la lente di attenzione sui ragazzi che non hanno alcuna responsabilità. Gli spazi di libera aggregazione sportiva non possono essere così pochi nel 2019. E nemmeno si può pensare che per tutelare un campo, un semplice campo di gioco, si debba passare un calvario di decenni. E’ assurdo!

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