CULTURA & SOCIETA'

MOLTO FREDDO MOLTO SECCO CON LIMEBeatrice e i 6 gironi dell’inferno

di Lisa Divina

Perché mai gli amministratori dovrebbero smuore un dito a fare bene per una mandria di asini che anelano solo al paese dei balocchi? Questa è la domanda che si dovrebbe porre ogni pensatore ischitano. Certo, l’amministrazione deve fare la sua parte, ma noi (siamo solo sessantaduemilatrecentoventisette) siamo in grado di imporci dando scacco matto a queste 6 realtà che devono rappresentarci? Si, perché le scegliamo noi e non ci si può nascondere dietro la fatidica frase “quelli sono”, o “tanto chi sale, sale, non cambia niente”, oppure l’altra “la politica è così ovunque” insieme a “così si è sempre fatto e così si continua a fare”.

I cittadini ischitani sono dei pigri, dei fannulloni, dei lamentosi, che vogliono solo godersi la vita senza farsi troppi problemi. Vogliono restare chiusi otto mesi all’anno con le loro attività, aspettando che arrivino i turisti a riempire le loro casse. Tanto a gratificarli ci sono le feste, gli aperitivi, le lamentele verso quello che si convincono sia il loro nemico Nr.1, in sostanza, la loro unica fonte di problemi. L’importante è trovare un capro espiatorio, il colpevole tanto è chiaro a tutti, è sempre il comune, il politico o il vicino. Sopratutto queste, sono le frasi incantatrici che i cittadini si cantano l’un l’altro, restando immobili, come pietrificati nell’illusione, vomitando parole per sentirsi la coscienza pulita, trascurando le vere questioni che affliggono l’isola e peggio ancora, ignorando e discriminando le soluzioni che vengono proposte da quei pochi che vogliono stupidamente che le cose, da qui in avanti, vadano meglio di così. Ma forse è meglio vivere in una bolla, in una favola, in un sogno. Forse è meglio essere degli asini felici anziché cittadini consapevoli. Forse Ischia è davvero l’isola dei sogni. E degli asini.

I più virtuosi si snodano in rocambolesche conversazioni, citando: “Se ci fosse il comune unico tutti questi problemi non ci sarebbero”, davvero sarebbe così? Mi chiedo, cosa cambierebbe effettivamente nella nostra quotidianità? Io credo che l’inferno interiore che ci tormenta nelle nostre menti da pensatori ischitani, separandoci, impedisce di vedere la strada che si può percorrere insieme per attraversare i 6 gironi e giungere ad un purgatorio di nuove domande, alla ricerca del metodo da applicare per poterci finalmente classificare degni del fianco di Beatrice.

Intanto anche Beatrice si è stancata di attendere Dante, che si è perso nell’ignavia e inizia a guardare oltre mare, dove c’è un mondo diverso, un mondo che forse non conosce Ischia, o che la conosce solo come una meta turistica, una cartolina, una vacanza. Un mondo che ha le sue sfide, le sue opportunità, le sue contraddizioni che hanno molto da insegnare agli ischitani.

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È ora di svegliarsi dal sogno, di scendere dal paese dei balocchi, di uscire dall’inferno. Dobbiamo seguire Beatrice e lasciare Dante. È tempo di essere ischitani, non isolani, pietrificati davanti alla scritta: “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate”.

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