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Giacomo Pascale: «Chi preparava il mio funerale non vuole il bene di Lacco Ameno»

LACCO AMENO. È stato assolto alla fine di un processo decennale, schivando una mina che avrebbe potuto mettere fine anzitempo al suo mandato di sindaco di Lacco Ameno. Giacomo Pascale è uscito indenne dalla lunga vicenda della costituzione del centro di raccolta rifiuti alla Pannella e si gode lo scampato pericolo, uscendone persino rafforzato. Ecco il pensiero del “Barone” ad un paio di settimane di distanza dalla sentenza.

È finalmente scomparsa la spada di Damocle che fino all’11 luglio pendeva sul capo dell’amministrazione. Ci riferiamo ovviamente alla sentenza relativa alla costituzione del centro di raccolta rifiuti nella zona della 167.

«Il mio auspicio era che il Tribunale valutasse serenamente i fatti, e che emergesse con tutta chiarezza che “il fatto non sussiste”,come poi è stato riconosciuto nella sentenza. Ribadisco ciò che ho detto in Tribunale, e cioè che non ho mai capito davvero di quale reato ero accusato, quale norma avrei violato nella mia qualità di assessore di una giunta che prima approvò un progetto, nel 2008, e che poi prese atto di un finanziamento di cui l’ente era stato beneficiato nel 2010. Questo era l’aspetto tecnico. Parallelamente, ho vissuto il paradosso per cui avrei potuto essere sospeso dalla carica di sindaco per un atto risalente a dieci anni fa: un evento che avrebbe arrecato un danno rilevante al Comune. La sospensione di un sindaco con il paese in emergenza sisma, in dissesto finanziario, con carenza di personale, nel bel mezzo degli sforzi che si stanno facendo per disincagliare Lacco Ameno dalle secche sulle quali si era bloccata, sarebbe stata una cosa gravissima. Una condanna non avrebbe reso giustizia nemmeno a Tuta Irace, che ha dovuto subire tre procedimenti assurdi oltre che contraddittori: dapprima messa sotto inchiesta con tutti i sindaci della Campania con l’accusa di non rimuovere i rifiuti da cui è stata assolta, poi per l’organizzazione dell’area di stoccaggio ma questa fu sequestrata, costringendola a spostare i cassoni al Campo sportivo, cosa che le costò un’altra denuncia. C’è poi un altro aspetto che presto valuteremo dopo questa sentenza..».

Quale?

«Verificheremo, attraverso i legali di fiducia, se sarà il caso di procedere contro colui ci ha trascinato in tribunale. Inoltre valuteremo a livello politico, attraverso i gruppi parlamentari di riferimento, a partire da Forza Italia attraverso il senatore De Siano da me già contattato, se sarà il caso di proporre un’interrogazione parlamentare per evitare che casi del genere si ripetano: questo è l’ennesimo processo che ha recato un grosso danno d’immagine al Comune, che non sarà sanabile in pochi anni, e reca anche un grosso danno economico alle casse dell’ente,  già dissestate. Parcelle legali per decine di imputati, decine di capi d’imputazioni, decine di avvocati: soldi che potevano essere usati in modo certamente diverso. Mi piacerebbe vivere in un Paese dove chi sbaglia paga».

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A livello politico la vicenda è stata una sorta di temporale estivo, con le nubi addensatesi sull’amministrazione che di colpo si sono completamente diradate. Tuttavia, questa storia ha avuto delle ripercussioni sull’azione amministrativa, oppure tutto procedeva come sempre?

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«Di sicuro ha avuto ripercussioni. In questi mesi siamo chiamati a operare a tamburo battente, alle prese con una seria emergenza-sisma e cercando allo stesso tempo di tenere in piedi la fragile macchina amministrativa  e di dare comunque un’immagine turistica dignitosa: è chiaro che una simile vicenda giudiziaria ha costituito un elemento distraente nell’attenzione dovuta al frenetico lavoro. Pensiamo a quanto stiamo facendo per far ripartire le opere pubbliche, per risanare i conti, per rimettere in piedi i servizi in modo dignitoso, le interlocuzioni istituzionali a Roma per l’estensione della pianta organica, l’assunzione dei vigili stagionali, i rapporti col Demanio.. Insomma, siamo presi da un lavoro enorme, cercando allo stesso tempo di dare un contributo all’isola d’Ischia in tematiche di interesse comune,come il ripascimento degli arenili e il progetto di mobilità sostenibile. Tutte cose che richiedono un impegno costante, anche attraverso i contatti gli enti sovracomunali, dalla Soprintendenza alla Città Metropolitana. Ecco, con quest’ultima stiamo affrontando il problema delle scuole: il nuovo anno scolastico parte il 14 settembre, cioè tra pochissimo, e dobbiamo tener fede agli impegni assunti. In un tale contesto, l’incertezza del processo appena conclusosi non poteva non disturbare. Per fortuna anche questo è passato, e ora guardiamo avanti con fiducia».

Cadono anche le voci circa possibili assestamenti e “riorganizzazioni” delle opposizioni nel caso di una condanna del sindaco.

«Volutamente non ho dato adito alle indiscrezioni giornalistiche né alle chiacchiere circolate in queste settimane. In alcune di esse si arrivava persino assurdamente a ipotizzare la possibilità di andare al voto, col commissariamento in caso di fantasiose discordie nella maggioranza. Spero comunque che nessuno mi stesse preparando il funerale. Si parlava anche di qualche riunione “carbonara”, ma a me sembravano piuttosto avvoltoi che volteggiavano nel deserto in attesa della carcassa. Cosa che non rende onore ai partecipanti di quegli incontri.  Non ho voluto alimentare questo gossip, perché mi rifiuto di pensare che dei consiglieri comunali, nello stato in cui versa il Comune, possano essere così poco responsabili da pensare finanche allo scioglimento del consiglio comunale con un paese in emergenza. Se ciò fosse vero, mi addolorerebbe molto perché significherebbe che esistono persone che anche se si candidano ad assumere ruoli nella pubblica amministrazione, sostanzialmente non vogliono il bene di Lacco Ameno. È necessario innanzitutto il senso di responsabilità: ecco perché mi sono rifiutato di credere che ci siano esponenti di maggioranza o opposizione capaci di sperare di sovvertire la volontà popolare a colpi di sentenze e carte bollate. Il commissariamento sarebbe stato una tragedia: sarebbero rimasti solo pochi funzionari in carica e il Comune in pratica avrebbe dovuto chiudere».

L’avvicendamento tra Zavota e Miragliuolo, col senno di poi alla luce della sentenza, è stato forse un eccesso di prudenza?

«Può essere visto anche come un normale e naturale avvicendamento dopo tre anni di amministrazione, anche perché la composizione della giunta non è cambiata. È cambiata solo la delega di vicesindaco. Credo che l’intera amministrazione debba molto a Domenico Miragliuolo. È un ragazzo capace, che non percepisce stipendio (ha solo un compenso di 240 euro), ma è stato determinante per portare Lacco Ameno fuori dalle secche in termini finanziari, e soprattutto per riaccreditare il Comune presso il Ministero degli Interni per quanto riguarda i bilanci. Molti ricorderanno la vicenda dell’approvazione del riequilibrio 2014, la cui mancata deliberazione avrebbe comportato un nuovo commissariamento. Miragliuolo ha fatto un lavoro eccezionale, a cui tutta la comunità di Lacco Ameno deve tanto. Egli sta continuando in quest’opera, e nello stesso tempo è riuscito a sbrogliare la matassa dei bilanci: riuscimmo infatti ad approvare sei bilanci in pochi mesi. Un impegno immane, non riassumibile solo nel lavoro politico, ma che passava necessariamente attraverso il lavoro sulla documentazione contabile richiesta dal Ministero, con cui l’assessore Miragliuolo si è interfacciato, portando a termine un lavoro di qualità eccelsa. Oggi, se io sono ancora sindaco, lo devo anche e soprattutto a lui. È stato nominato vicesindaco, e per quanto mi riguarda potrà ricoprire tale carica per tutto il tempo che vorrà. Ho una squadra che non guarda alle medaglie: la giunta è sempre la stessa con Zavota, Di Meglio, Prota e Miragliuolo, e nello stesso tempo ho consiglieri comunali come Castagna, De Siano e Mennella, che stanno facendo un lavoro eccezionale. Lavorano in silenzio, senza alcuna voglia di apparire alla ribalta. Stiamo riuscendo a fare tanto, e non ci saremmo riusciti se tutti i consiglieri e gli assessori, ciascuno nella propria delega, non avessero lavorato come hanno fatto. Naturalmente devo ringraziare tutti i dipendenti comunali rimasti, ai quali ho dovuto chiedere un impegno ancora maggiore, vista la difficile situazione. Tutto l’operato dell’amministrazione è sotto l’attenta osservazione dei cittadini, ai quali tra due anni ci rimetteremo per la valutazione complessiva. Io conosco un solo tribunale, la cabina elettorale, e un solo giudice, il popolo che va a votare».

Tornando al mini-rimpasto, ci sono voci secondo cui Zavota potrebbe tornare presto al ruolo di vicesindaco.

«Io ho un rapporto franco e sincero con tutti. Zavota e Miragliuolo possono tranquillamente  accordarsi in tal senso, io non avrei alcuna difficoltà. Il ruolo di vicesindaco va visto anche come un primo parziale riconoscimento per il mirabile operato di Miragliuolo. In ogni caso esiste un particolare modus operandi: Zavota non era stato nominato vicesindaco soltanto perché era un uomo di fiducia del sindaco, ma anche perché è il primo degli eletti, dunque secondo gli accordi presi in precedenza per tale motivo avrebbe rivestito la carica di vice. Zavota dunque potrebbe anche tornare in quel ruolo, ma non lo decido io, lo faranno loro di comune accordo: c’è un grande rispetto reciproco. Non dimentichiamo che Zavota non  commentò la decisione dell’avvicendamento. E comunque ripeto: non è un argomento che ci appassiona, perché come le dicevo prima, non si lavora con e per le medaglie, ma con impegno, al netto del ruolo ricoperto. Sono oltre cinquanta le persone che in questi anni hanno dato un aiuto per portare avanti il Comune, dai volontari del servizio civile ai tanti professionisti dell’isola. Io non dimenticherò nessuno di loro, perché senza il loro supporto non sarebbe stato possibile fare nulla. Anche grazie al loro impegno, il sindaco che verrà dopo di me troverà un comune quasi normale, dove tutti potranno essere valorizzati e dove ognuno potrà coltivare le proprie legittime aspirazioni politiche».

Francesco Ferrandino

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