LE OPINIONI

IL COMMENTO Futuro blu

Il poeta di lingua tedesca Rainer Maria Rilke, tra le tante poesie composte, ne scrisse una dal nome “Ortensia blu”. Gli ultimi versi del componimento suonano così: “Ma all’improvviso il blu sembra rinnovarsi/ in una delle ombrelle e si vede un blu/ commovente contento dinanzi al verde”. Rilke si riferisce all’ortensia, ma chissà perché, fin da giovane, ho sempre associato questa immagine al blu del mare che si commuove per la felicità di stare di fronte al verde dell’isola. Insomma l’isola d’Ischia circondata dal blu del mare (che a volte sfuma verso il verde anch’esso).

Sant'Angelo

In precedenti miei articoli ho cercato di sottolineare quanto sia importante, per Ischia, il fattore ambientale (dalle pinete ai boschi della parte più alta, ai terreni coltivati, agli splendidi vigneti terrazzati), ma questo verde non può fare a meno dell’oro blu, del mare, che è “movimento”, che è “libertà”, “espansione”, rispetto alla limitatezza e alla “costrizione” entro i confini dell’isola verde. Recita un verso della poesia “L’eternità” di Arthur Rimbaud: “L’eternità è il mare mischiato col sole”. Una volta reclamizzavamo che “il sole trascorre l’inverno a Ischia”. Adesso ci dimentichiamo del sole e del mare. Il nostro futuro non può che essere verde, ma anche blu. Dico subito che se fossi al posto di uno qualsiasi dei sei Sindaci isolani, creerei un Assessorato al mare, che dovrebbe essere l’interlocutore naturale, in primo luogo dell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, poi del Parco Archeologico Sommerso di Aenaria, della Guardia Costiera, della Stazione Zoologica Anton Dohrn, quindi dell’Assessore Regionale alla Pesca, poi del Ministro per la Transizione Ecologica. Ma non vedo, allo stato, una sensibilità verso la risorsa mare.

Basta mettere a confronto Ischia e la sua tiepidezza verso la tematica marina (si guarda quasi con fastidio al Regno di Nettuno) con la reazione (tardiva ma forte) di Capri alla brutta vicenda dei “datterari”, che hanno letteralmente spoliato le pareti rocciose, fino a 20 metri di profondità, dei Faraglioni! La pesca di frodo, invasiva, dei datteri di mare ha fatto suonare un campanello d’allarme. Allora Capri, che ancora non ha (ma paradossalmente ne sente il bisogno più degli ischitani) un’Area Marina Protetta, ha aumentato la pressione pubblica per l’istituzione dell’AMP e immediatamente, Federalberghi caprese ha lanciato l’appello, al potere politico-amministrativo, per candidare l’isola azzurra e i Faraglioni a Patrimonio Unesco dell’Umanità, dopo che già, a ruota di Procida, aveva lanciato l’idea di candidatura a Capitale della Cultura 2024. E Ischia sta a guardare! Anche nella disgrazia di azioni scellerate, invece, Capri è più reattiva. La nostra Federalberghi, anziché gingillarsi con la “brandizzazione” vada a leggersi il dossier “Ischia, Patrimonio dell’Umanità- Natura e Cultura” a cura di Ugo Leone e Pietro Greco! E’ già lì tutto quanto occorre per il brand dell’isola! Gli assessori comunali del mare dovrebbero occuparsi del ripascimento delle spiagge, dei collegamenti marittimi, della pesca, della nautica da diporto, della portualità, delle condotte a mare (in piena collaborazione con CISI-EVI), della raccolta e smaltimento a terra dei rifiuti marini. Dovrebbero sovraintendere all’esecuzione dei lavori di consolidamento delle coste, già finanziati. Dovrebbero far sì che storia e tradizioni marinare vengano conservate e valorizzate, che il Museo del Mare (per quanto limitato, di iniziativa privata e non in grado di autofinanziarsi) non muoia ma vada ad inserirsi in un progetto più complessivo, al cui centro ci sia il Parco Sommerso di Aenaria. Dovrebbero valorizzare personaggi di prestigio che hanno onorato il nostro mare (per esempio Anton Dohrn, fondatore nel 1873 della Stazione Zoologica di Napoli, che fu una specie di albergo per scienziati di tutto il mondo, compresi 19 Premi Nobel e quasi duemila scienziati e proprietario della Villa dell’Acquario sulla collina di San Pietro (costruita nel 1906), dove continuava la frequentazione di scienziati di varie lingue del mondo; Grablovitz, che creò, nel 1884, una stazione mareografica nel Porto d’Ischia; la scienziata biologa marina ischitana Lucia Mazzella e tanti altri nomi).

Essendo io venuto a conoscenza della ristampa di Tre Conferenze del 1949, tenute dal grande poeta Wystan Hugh Auden, che onorò Forio e tutta l’isola con la sua presenza negli anni 1948-58, conferenze dedicate ai flutti del mare (in connessione con i moti dell’animo umano), mi sono precipitato ad ordinare alla Libreria Imagaenaria, il libro “Gl’irati flutti e l’iconografia del mare”. Appena riceverò il libro, andrò a “tuffarmi nel mare” di Auden. Egli passa in rassegna decine di scrittori, poeti che amarono il mare (Baudelaire, Poe, Rimabud, Melville, Walt Witman, il filosofo Kierkegard e tanti altri). A quelli che cercano spasmodicamente il “brand” per l’isola, consiglio – oltre che la lettura del libro di Leone e Greco – anche una ripassata di tutti coloro che hanno decantato il mare che ci circonda, non solo poeti e scrittori ma anche compositori ed esecutori di canzoni, Ricordiamoci che il 71% della superficie della Terra è costituito da acque (di cui il 97,5% è acqua salata). Ricordiamoci che l’ONU dedica il decennio 2021- 2030 alla “Scienza del Mare per lo sviluppo sostenibile”. Ricordiamoci che il prossimo 11 aprile sarà la Giornata Nazionale del Mare e che la nave Progetto Mediterraneo salperà per una navigazione di tre anni nel Mare Nostrum, per promuovere una nuova e più solida Cultura del Mare.

Il prossimo 8 giugno, invece, sarà la Giornata Mondiale dell’Oceano e si svolgerà all’isola d’Elba (noi ancora una volta assenti!) Lì saranno raccolti, sui litorali, materiali che il mare rilascia a riva: conchiglie, resti di Posidonia, di cui i biologi marini spiegheranno origine e caratteristiche. Un ultimo aspetto voglio sottolineare: gli studi per migliorare tecniche e materiali di pesca, al fine di eliminare gli inconvenienti di residui non biodegradabili, stanno avanzando, ma Ischia ne è consapevole? Sta adoperandosi per migliorare lo stato delle acque che ci circondano? A giudicare dalla sciatteria e disattenzione che gli amministratori hanno applicato alle ordinanze di divieto di sversamento a mare di saponi e sostanze non biodegradabili, per cui a lungo si è battuto Mizar, c’è poco da essere ottimisti. Nel mentre, nel golfo di Napoli si fanno esperimenti per eliminare la plastica negli allevamenti di cozze (Impresa pesca Campana con Novamont). Si tratta di nuovi materiali di bioplastica, biodegradabile e compostabile. Il tutto finalizzato a ottenere un marchio europeo di sostenibilità per la cozza napoletana. E c’è poi il problema delle “reti fantasma”, le reti dei pescatori abbandonate a mare, che intrappolano tartarughe e cetacei. Cantava Lucio Dalla: “Stanno uccidendo il mare!”. Ha dichiarato Massimiliano Falleri, responsabile divisione subacquea di Marevivo: “Nel giugno 2020, alla Secca delle Formiche, tra Procida e Ischia, abbiamo recuperato reti lunghe 70 metri”. Il grave è che non esiste una legge che obbliga a recuperare le reti. Una legge Salvamare è ferma in Parlamento. Potrebbero fare molto gli stessi pescatori, le organizzazioni ambientaliste, i diving center (soprattutto nell’individuazione delle reti abbandonate, prima che alghe, conchiglie e altri animali provochino concrezioni difficili da rimuovere) Chi, allora, insieme all’AMP, può tentare di sensibilizzare i vari stakeholders del mare e sollecitare una partecipazione attiva di tutti, se non un Assessore con la specifica delega al mare? Attendiamo risposte, magari da uno dei Sindaci, in una delle dirette Facebook!

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