CULTURA & SOCIETA'

«Caffè Scorretto» «La nebbia agli irti (Proto)colli»

Protocolli, come se piovesse. Protocolli per qualunque cosa. Protocolli ovunque. Protocolli per la legalità – come l’ultimo “siglato” la scorsa settimana tra i sei Comuni e il Prefetto Di Bari anche nell’ambito dell’attività di ricostruzione -, protocolli d’intesa e d’intenti. Protocolli a destra, protocolli a sinistra. Protocolli sopra protocolli sotto, protocolli in alto, protocolli in basso. Protocolli per tutte le salse e condimenti.

Protocolli. Protocolli, come se piovesse. Protocolli per qualunque cosa. Protocolli ovunque. Protocolli per la legalità – come l’ultimo “siglato” la scorsa settimana tra i sei Comuni e il Prefetto Di Bari anche nell’ambito dell’attività di ricostruzione -, protocolli d’intesa e d’intenti. Protocolli a destra, protocolli a sinistra. Protocolli sopra protocolli sotto, protocolli in alto, protocolli in basso. Protocolli per tutte le salse e condimenti. Per favorire il turismo, protocolli firmati ma disattesi – come il “Patto per lo Sviluppo dell’isola d’Ischia” che dal 2015 è “chiuso” in un cassetto del Comune di Forio con la sospensione per l’accesso a 150 milioni di euro che servirebbero per “progettare” un’isola nuova

Per favorire il turismo, protocolli firmati ma disattesi – come il “Patto per lo Sviluppo dell’isola d’Ischia” che dal 2015 è “chiuso” in un cassetto del Comune di Forio con la sospensione per l’accesso a 150 milioni di euro che servirebbero per “progettare” un’isola nuova –, protocolli tra pubblico e privato, protocolli che aspettano una nuova consapevolezza, da parte delle Amministrazioni, verso i problemi comuni come la Sanità.

La classifica potrebbe dirsi quasi compiuta, se aggiungessimo all’appello un protocollo tra gli Enti locali e regionali per tentare di opporsi al degrado della sanità pubblica isolana o per renderla moderna mediante l’adozione di un polo di cura per i malati oncologici che urlano – da anni – l’indifferenza della politica mentre biancheggia il mare dell’estate. Ogni protocollo sembra una “festa di paese” per il risultato raggiunto. Corredati di fotografie cui si potrebbe associare lo stappo di bottiglie per un brindisi, si stagliano sui giornali in un paesaggio distruttivo e malinconico con la nebbia che avvolge i “colli” – dal greco “kòlla” cioè il primo foglio di un rotolo – mentre sullo sfondo prevale per qualche attimo la festa del borgo che immortala firme, fasce tricolori e sorrisi per la sua conclusione che, come inizio, dovrebbe già essere “normale” di suo e appartenere al Dna (amministrativo) di chiunque.

Ogni protocollo sembra una “festa di paese” per il risultato raggiunto. Corredati di fotografie cui si potrebbe associare lo stappo di bottiglie per un brindisi, si stagliano sui giornali in un paesaggio distruttivo e malinconico con la nebbia che avvolge i “colli” – dal greco “kòlla” cioè il primo foglio di un rotolo – mentre sullo sfondo prevale per qualche attimo la festa del borgo che immortala firme, fasce tricolori e sorrisi per aver raggiunto una conclusione che, come inizio, dovrebbe già essere “normale” di suo

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Protocolli con valore d’indirizzo finalizzati a orientare le successive azioni strategiche su obiettivi condivisi e interessi comuni che spesso, però, perdono il senso e il numero civico di riferimento. Un contrasto tra il mondo chiuso e protetto per finalità dai protocolli e quello aperto, pericoloso a tratti rabbioso, della realtà isolana.

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In cui le Amministrazioni dovrebbero intervenire, a volte pure in modo straordinario assumendosi la responsabilità dell’orientamento e dello scenario su cui vorrebbero (dovrebbero) condurre l’isola d’Ischia. Protocolli, un tot al chilo per il numero di fogli impiegati. Protocolli che dovrebbero avere un senso giuridico ma che il più delle volte si perdono proprio in quel senso che dovrebbero tutelare. Protocolli che siglano, sigillano atti che senza azioni (politiche e amministrative) non arriveranno da nessuna parte. Protocolli che non vedranno forse mai la luce, come quelli per contrastare il traffico e rivedere trasporti e mobilità nel senso dell’accoglienza. Protocolli che tendono a giustificare l’immobilità o, in altri casi, i rapporti che sono cambiati tra le Amministrazioni e il territorio, nel tentativo di fermare l’attimo in cui tutto sarà compiuto ma che stenta ad arrivare. Ammettiamolo, spesso si tratta di bidoni, a volte pieni a volte vuoti. Allora perché si firmano? Si potrebbero dare migliaia di risposte, magari tutte false.

Quanto costa un protocollo? Nulla a sottoscriverlo, molto se non moltissimo in termini di risorse (umane e non solo) per creare, adempiendole, finalità “comuni”. Protocolli trionfanti che esaltano la ragione sociale e giuridica della loro esistenza insieme con altri che eternano le intenzioni nella pietra dei fogli

La verità, una tra le tante forse, è che si vorrebbe cambiare, rigare dritto, scegliere ciò che più è giusto – per la popolazione dell’isola – senza però avere la vera necessità di farlo o volerlo compiere. Trasmettere l’idea che qualcosa si sta facendo (senza farlo), insomma. Che tutto è in parte normale, basta firmare un protocollo e ogni cosa prevista andrà al suo posto e si realizzerà nel più breve tempo, condizioni di pseudo normalità permettendo. Avanti il prossimo, grazie. Quanto costa un protocollo? Nulla a sottoscriverlo, molto se non moltissimo in termini di risorse (umane e non solo) da dedicare e per creare, adempiendole, finalità “comuni”.

Protocolli trionfanti che esaltano la ragione sociale e giuridica della loro esistenza insieme con altri che eternano le intenzioni nella pietra dei fogli. Protocolli che evocano lo choc del “ah, finalmente” e protocolli che potremmo mettere pure nei bucatini al sugo di coniglio. Protocolli per questo e per quell’altro, protocolli senza fine, anche se probabilmente un inizio lo hanno, adattati allo spirito e alle esigenze del tempo. Potremmo aspettarci anche un protocollo in cui le Amministrazioni decidono di scendere in piazza per protestare – verso se stesse – da un lato per difendere la necessità di continuare a firmare protocolli, dall’altro per esprimere l’esigenza di compierne le finalità o la completa autonomia di disattenderli. Alla fine, ogni protocollo ha la sua ragione d’essere. Magari per competere ed esistere – alla fine – insieme a tutti gli altri (protocolli) e affermare che la vita amministrativa, in qualche modo, procede, va avanti e non si è dimenticata di loro. Intanto a ogni firma di protocollo, un atto muore. E con lui pure le azioni conseguenti sono destinate alla – stessa – fine e a dissolversi, nella nebbia.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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