LE OPINIONI

“Ti vedo più come un amico”, come superare la delusione della friendzone

Era il 1994 quando, in una puntata del celebre telefilm Friends, viene coniato un temine che utilizziamo ancora oggi. Il paleontologo Ross è innamorato da sempre della bella Rachel, la quale però non gli ha mai dato una possibilità. Durante uno scambio di battute con il suo amico Joey, quest’ultimo lo prende in giro definendolo il Sindaco di Friendzone. Un momento storico, insomma. Vediamo meglio di cosa stiamo parlando.

Cos’è la friendzone?

La friendzone è letteralmente “la zona di amicizia” in cui viene relegata una persona che riceve un rifiuto in amore. La caratteristica principale è l’asimmetria, ovvero uno sbilanciamento tra due persone nell’interesse provato, per cui una è più coinvolta e attratta dell’altra. La situazione può riguardare sia gli uomini che le donne, ma culturalmente viene associato più facilmente a quella circostanza in cui è una donna a dire ad un uomo interessato “mi dispiace, ti vedo più come un amico”. L’espressione viene utilizzata spessissimo con intento denigratorio, per indicare quella condizione in cui un ragazzo, dopo averci provato, riceve un sonoro due di picche e viene rifiutato ma non del tutto, perché gli viene offerto un ruolo (non desiderato, quasi di secondo piano) da amico. Nella cultura popolare, nei film e nelle serie tv, lui è quasi sempre il bravo ragazzo timido che si innamora, lei è spesso la bellona che lo rifiuta perché non in grado di vedere la sua “bellezza interiore”.

Insomma, essere friendzonati nello slang giovanile (e non solo) significa essere scartati, respinti, rifiutati, ricevere un due di picche ma “gentile”, parziale, che non prevede un totale allontanamento, anzi, offre uno sviluppo diverso. Il fatto che sia un rifiuto cortese non lo rende meno doloroso: soprattutto se c’è un reale e profondo interesse, rappresenta un’esperienza amara e carica di sofferenza.

Per quale motivo avviene più spesso che siano gli uomini ad essere frienzonati? Il motivo risiede sempre nell’evoluzione: dal punto di vista della sopravvivenza della specie, agli uomini conveniva fare un numero di tentativi di “approccio” maggiori rispetto alle donne, in modo da aumentare la possibilità di avere rapporti sessuali e lasciare una prole. Di conseguenza, il cervello dell’uomo è strutturato in modo tale da sovrastimare i segnali di interesse da parte delle donne. Una sorta di bias, insomma, che risponde al principio per cui è meglio fraintendere e beccarsi un rifiuto piuttosto che non provarci affatto. Per le donne invece tale meccanismo non sarebbe conveniente, dato che dovevano scegliere un unico partner con cui avere una prole e valutare attentamente il grado di coinvolgimento e di disponibilità a prendersi cura dei futuri figli. Il motivo per cui il fenomeno della friendzone è così diffuso, inoltre, risiede nel fatto che l’amicizia tra uomo e donna è estremamente meno diffusa rispetto alle amicizie dello stesso sesso. Di conseguenza, abbiamo a disposizione meno “regole sociali” universalmente condivise (che, al contrario, esistono nei rapporti romantici), per cui ci si troverebbe spesso a dover interpretare segnali ambigui che possono portare a fraintendimenti.

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Come affrontare la friendzone?

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La friendzone può rappresentare per alcune persone un vero e proprio attacco al proprio valore. Di fronte all’offerta di restare amici si percepisce in maniera cocente la delusione di essere stati rifiutati come partner sessuali. Un duro colpo per l’autostima, che ci porta a chiederci se siamo abbastanza virili/femminili, attraenti, interessanti e così via. Sebbene il rifiuto rappresenti un’esperienza universalmente spiacevole, c’è un’estrema variabilità soggettiva nella reazione. Non per tutti, infatti, la delusione è così cocente. Per questi ultimi, probabilmente, non c’è l’attribuzione del rifiuto ai propri difetti o mancanze, ma la naturale conseguenza di una situazione in cui, semplicemente, interesse non è reciproco. Per superare al meglio una friendzone la prima cosa da fare è sicuramente incassare il colpo affrontando il dolore che può derivarne. Se necessario, è possibile prendersi il tempo necessario per elaborare quello che è successo. Il passo successivo sarà ricordare a se stessi che il rifiuto non riguarda il nostro valore: la nostra autostima non può dipendere da fattori esterni fuori dal nostro controllo. Attenzione anche alle parole che usiamo: invece di dire “sono stato respinto” proviamo ad usare un’espressione meno auto denigratorie, come “le cose non sono andate”. La friendzone potrebbe rappresentare anche un’opportunità di riflessione sulle nostre modalità di approcciarci ad una persona: l’esperienza potrebbe fornirci preziosi feedback per le relazioni future. Fondamentale poi sarà non rinchiuderci nel nostro guscio, ritirandoci dal gioco e non esponendoci più a situazioni simili per paura di un nuovo rifiuto. Ricordiamo a noi stessi che spesso le persone che hanno più successo in amore sono quelle che hanno fatto un maggior numero di tentativi, ottenendo anche molti rifiuti ma accettandoli come una regola del gioco, che brucia un po’ ma non intacca l’autostima. Infine, ricordiamoci che l’amicizia offerta può essere rifiutata, se proprio non la desideriamo, o accettata, se vogliamo metterci in gioco con un rapporto diverso.

Dott.ssa Tiziana Di Scala Psicologa-Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentaletizianadiscalapsicologa@gmail.comtel. 3208531292

Liberamente” è curata da Ilaria Castagna, psicologa, laureatapresso l’Università degli Studi de L’Aquila, specializzanda presso laScuola di Psicoterapia Cognitiva Comportamentale di Caserta A.T.BeckTel: 3456260689Email: castagna.ilaria@yahoo.com

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