LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Avvistati (im)Prenditori. Attenzione questa non è un’esercitazione»

Premessa 1. Il tema è delicato. Cercherò di essere il più chiaro possibile. Serviva una tempesta dalla Cina per mostrarci chi siamo? Probabilmente sì. Dati i presupposti, sarebbe bene chiudere e lasciare l’isola che, in sostanza, non ha bisogno dei suoi abitanti. L’isola sa fare bene il suo mestiere. L’ha mostrato in questo periodo di lockdown, la natura – in tutto il mondo – si è ripresa i suoi spazi. Chiudiamo. Anche se sono in tanti a sperare che torni il sole, che il turismo si riprenda nella sua nuova forma che ha per base la “qualità” e che si possa gustare la fresca aria di libertà per molto ancora, magari pure dopo i mesi estivi e, perché no, tirare fino a Natale.

Il Covid non c’entra. Trova spazio un altro tipo di virus che si è adattato benissimo al nostro eco sistema e nel tempo non abbiamo fatto niente per circoscriverlo. «Si chiude per incapacità manifesta. Ci abbiamo provato ma alcuni di noi non sono in grado di fare gli imprenditori, fate come vi pare», questo dovrebbe essere il nuovo cartello di benvenuto per i turisti che stanno già varcando la soglia di alberghi, bar, parchi termali e ristoranti. Chiudiamo, andiamo via tutti. Lasciamo che ognuno si auto gestisca la vacanza se sono queste le condizioni. Sono molti gli imprenditori, moderni parvenu del potere, che in questo periodo stanno mostrando il loro lato peggiore. Una parte oscura che è sempre esistita, è bene sottolinearlo e insieme fare le solite, dovute, in qualche caso eroiche eccezioni. Non sono bastate le storie di dipendenti che nel periodo di lavoro dopo aver percepito la retribuzione mensile, con bonifico, erano sottoposti all’obbligo di “riportare” la metà dello stipendio in contanti al datore di lavoro.

Questa la condizione per lavorare in alcune attività e chiaramente sarebbe difficile dimostrarlo se si decidesse di rivolgersi alla “Legge” per la tutela dei propri diritti. Chi denuncia, smette di lavorare. La prassi è sempre stata questa. Vi risulta? Non sono bastati neppure i racconti di dipendenti assunti con contratto part-time o a tempo pieno: nel primo caso sono costretti a lavorare oltre le quattro ore e almeno fino a otto; nel secondo, non mancano testimonianze di chi arriva anche a dodici ore di lavoro. Superfluo dire che i riconoscimenti delle ore straordinarie sono un optional e i permessi inoltre risultano liquidati, almeno sulla carta, per cui non puoi richiedere una cosa che è già stata pagata. Non sono bastate le storie di sindacati che in certi casi hanno un rapporto morboso con il datore di lavoro (si mostrano mansueti con i dipendenti ma in fondo sono legati all’imprenditore da una serie di piccoli interessi). O le altre, in cui pure c’entra qualche sindacalista che da anni suggerisce di assumere personale attraverso agenzie interinali e con contratti atipici. Questo è una dei motivi se molti degli stagionali non hanno ricevuto alcun tipo di riconoscimento economico da parte del Governo durante il periodo di emergenza Covid. Tuttavia, no, il virus non c’entra, neppure stavolta.

Il lato oscuro di indubbi (im)prenditori si mostra in tutto il suo funambolismo nel ragionamento a sostegno di un comportamento nei confronti dei collaboratori a dir poco sconveniente. Su un territorio come quello isolano, già afflitto per la contrazione della stagione, si aggiunge la riduzione dei contratti di lavoro a semplice carta straccia. Per la necessità di lavorare molti si stanno adeguando al ribasso. Commesse in negozi di abbigliamento che percepiscono 400 euro mensili (pur lavorando tutta la giornata), o dipendenti in albergo o in parchi termali cui è stata fatta la proposta di lavorare, certo, ma 12 ore al giorno per circa mille euro mensili. Vuoi lavorare? Beh, queste sono le condizioni. Il contratto c’è ma la pratica per aggirarlo è bella che collaudata. E per il primo che è in grado di dire “no”, ce ne sono altri dieci, dietro di lui in attesa. I dipendenti da vittime, per il bisogno di mangiare, di aspirare a un qualche tipo di indennità pure per affrontare il lungo inverno, diventano carnefici di loro stessi. Forse, proprio gli stagionali, nella manifestazione che si è tenuta nelle scorse settimane a Ischia, avrebbero fatto bene a denunciare le condizioni cui in tanti sono costretti, invece di limitarsi a chiedere solo i 300 euro allo Stato centrale. Premessa 2. Gli imprenditori sono tutti uguali? No, c’è ancora qualcuno che svolge il proprio ruolo sociale con dignità e rispetto. Vincenzo Di Massa, proprietario dell’omonima pasticceria, a Casamicciola giovedì scorso ha inaugurato la nuova attività. Pure nel periodo di chiusura forzata, ha continuato a lavorare con la sua famiglia, a chiedere consigli all’officina di architettura Gamboni-Tufano, a cercare fondi (e non sono pochi!) da investire nella nuova struttura. Tutto in attesa di una riapertura, in cui riassumere i 15 dipendenti. Che l’isola posa avere una qualche speranza, si capisce dalla presenza d’imprenditori che con sforzo riescono a fare la differenza e a correggere certe anomalie su cui, alla fine, si notano solo nobili decaduti e “prenditori” di ogni tipo.

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Come lei ben sa dottor Petrucci una rondine non fa primavera ma tanti avvoltoi si nutriranno delle carcasse di noi tempo determinato indeterminato e somministrati

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