LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Ischia in silenzio misura il tempo e, nel frattempo, lui passa»

Il buono di quest’isola, fatto di scatti fotografici alle sue bellezze, ai tramonti, ai simboli che non hanno saputo adeguarsi al mondo (Il Pio Monte della Misericordia a Casamicciola intanto “misura il tempo”), men che meno al turismo, perché non c’è stato finora qualcuno nella reale condizione di contribuirvi benché molti imprenditori si diano da fare, si scontra con il suo lato oscuro. In tanti, sempre pochi, giorno dopo giorno, cercano di portarne alla luce i margini mediante editoriali, commenti, contributi di vario genere o in qualunque altro modo, ben consapevoli che gran parte dei conti dovrà farsi con l’imbarazzante dimensione creata dal silenzio collettivo e quello della politica.

Il buono di quest’isola, fatto di scatti fotografici alle sue bellezze, ai tramonti, ai simboli che non hanno saputo adeguarsi al mondo (Il Pio Monte della Misericordia a Casamicciola intanto “misura il tempo”), men che meno al turismo, perché non c’è stato finora qualcuno nella reale condizione di contribuirvi benché molti imprenditori si diano da fare, si scontra con il suo lato oscuro

Nell’attesa che la scuola isolana e i dirigenti scolastici delle superiori in primis, possano commentare o ribattere alla proposta gettata qui, in forma d’inchiostro la scorsa settimana, ossia d’introdurre la lettura dei quotidiani per discutere con i ragazzi ampliando il confronto e rinsaldare il collegamento tra gli Istituti scolastici quali sedi “civiche” che valorizzano la lettura dei giornali come strumento pedagogico, il territorio e ciò che vi accade, la discussione potrebbe arricchirsi.

Se da un lato l’azione del leggere i giornali ha tra i propri fini l’opportunità di comunicare ai ragazzi un metodo, apprendere un linguaggio, comprenderne l’uso e sviluppare la capacità analitica e il pensiero autonomo dei giovani cittadini per consentirgli di guardare la realtà da un diverso punto di vista tanto da renderli consapevoli, indipendenti e informati, dall’altro si potrebbe contrapporre una riflessione. Alla diffusione dei giornali locali e nazionali nelle scuole, che oggi sull’isola a quanto si conosce, non esiste, si potrebbe contrapporre proprio il “silenzio” sociale, che esiste. Rotto talvolta da timidi segnali in cui la manifestazione del pensiero fortunatamente non diviene solo il mezzo per nutrire l’apparenza o per “trovare la propria immagine” pubblicata sulle pagine di un quotidiano, tuttavia proprio “la quiete” resta la parte principale di una narcolessia in grado di generare stati generali di sonnolenza diffusa. Il mondo, diciamolo, soprattutto quello isolano, influenzato dalla febbre dello statista esperto di eventi e marketing – un concetto evidenziato spesso perché, ammettiamolo, è tra le cose meravigliose che possiamo mostrare agli altri e permetterci con orgoglio -, saprà certamente resistere alle bordate di competenza.

Nell’attesa che la scuola isolana e i dirigenti scolastici delle superiori in primis, possano commentare o ribattere alla proposta gettata qui, in forma d’inchiostro la scorsa settimana, ossia d’introdurre la lettura dei quotidiani per discutere con i ragazzi ampliando il confronto e rinsaldare il collegamento tra gli Istituti scolastici quali sedi “civiche” che valorizzano la lettura dei giornali come strumento pedagogico, il territorio e ciò che vi accade, la discussione potrebbe arricchirsi

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Anche se riuscissero a superare il confine delle nostre coste o, dall’interno, armate nostrane fossero in grado di superare il limite imposto da decenni di mancata meritocrazia, è chiaro. Il silenzio, invece, ha un peso specifico, forse si potrebbe anche misurare e gli si potrebbe attribuire pure una profondità. Spesso sottovalutato, come nel cinema assume invece un ruolo importante perché può comunicare emozioni, può creare apprensione o stati di tensione, può infine servire come strumento narrativo.

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Ad esempio può presentarsi come spazio vuoto ma “pieno”, come nell’assenza di dialogo, creando contrasto con i segmenti più chiassosi o parlati (le interviste, ad esempio, spesso usate per non dire nulla), aumentare la tensione o rilevare l’importanza di un evento o le emozioni dei personaggi. Il silenzio, quindi, non soltanto come “vuoto sonoro” ma inteso come congegno di comunicazione, mezzo per esprimere ciò che le parole avrebbero difficoltà a rendere chiaro o non vogliono dire. Il silenzio, dunque, se da un lato può intendersi come qualcosa che va oltre l’assenza di parole, dall’altro rappresenta un contributo che arricchisce la “trama” e la profondità dei personaggi. Un “buon silenzio” se usato con intelligenza può creare imbarazzo, tristezza, suspense. Addirittura può suggerire che qualcosa sia cambiato o può assumere il significato di rivoluzione, di opposizione, di disaccordo.

Il silenzio, quindi, non soltanto come “vuoto sonoro” ma inteso come congegno di comunicazione, mezzo per esprimere ciò che le parole avrebbero difficoltà a rendere chiaro o non vogliono dire. Il silenzio, dunque, se da un lato può intendersi come qualcosa che va oltre l’assenza di parole, dall’altro rappresenta un contributo che arricchisce la “trama” e la profondità dei personaggi

Un “cattivo silenzio” invece, cioè se usato male perciò con scarsa intelligenza ha la capacità di rendere la stessa assenza di dialogo un rumore di cui val la pena liberarsi. Ad esempio il silenzio comune isolano su un tema. Oppure quello di fronte a una proposta (come quella di Giuseppe Mazzella, decano dei giornalisti isolani, autore insieme con altri di tre sottoscrizioni popolari dirette al sindaco e al presidente del consiglio che in oltre un mese non hanno risposto). Oppure quello davanti a una riflessione. In definitiva, non solo può intendersi come strumento potente di narrazione, in grado di allargare l’impatto emotivo sulla scena di Ischia e coinvolgere (lo spettatore/lettore) in sviluppi inattesi ma può rendere chiari i motivi – reali – del suo utilizzo, enfatizzando i “suoni” e le sottili dinamiche di un’isola che tendono a far prevalere il mutismo e trattare, talvolta gentilmente e comunque in pochi casi, come un appestato chi cerca di superare almeno il confine della sonnolenza civica.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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