Come gestire gli impulsi con la Mindfulness
“Immaginiamo la nostra mente come la superficie di un lago o di un oceano. Vi sono sempre delle onde, a volte grosse, a volte piccole e a volte quasi impercettibili. Sono prodotte da venti, che vanno e vengono, variano di direzione ed intensità, allo stesso modo in cui le correnti dello stress cambiano la vita sollevando le onde della mente. Allo stesso modo in cui non è possibile stendere una lastra di vetro sull’acqua per calmare le onde, non si possono sopprimere artificialmente le onde mentali e non sarebbe intelligente farlo. Si creerebbero unicamente nuove tensioni e conflitti interiori, non la calma”.
Questo passaggio è tratto dal libro “Dovunque tu vada, ci sei già” di JonKabat-Zinn. Nell’articolo di oggi vi parlo di gestione dei conflitti interiori e degli impulsi con la tecnica dell’urge surfing.
L’autore
JonKabat-Zinn è il fondatore della Stress Reduction Clinic presso l’Università del Massachusetts, professore in medicina e il creatore del protocollo Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) per la riduzione dello stress. Kabat-Zinn, per la prima volta, ha portato la pratica della meditazione buddhista all’interno del trattamento clinico di pazienti debilitati dallo stress o con sofferenza cronica.
“Dovunque tu vada, ci sei già” è un libroche, attraverso una serie di brevi e semplici capitoli, permette di avvicinarsi alla pratica della meditazione. L’autore insegna come coltivare la consapevolezza attraverso una serie di esercizi e pratiche più o meno formali.
Se non possiamo arginare le onde…
Uno dei capitoli più interessanti ha come titolo: “Se non potete arginare le onde, imparate il surf”. Ecco un altro stralcio:
“Le persone che vengono nella nostra clinica imparano presto che lo stress è una componente inevitabile della vita. Lo stress fa parte nella natura umana (…) ma questo non significa che dobbiamo soccombere a forze più grandi di noi. Possiamo apprendere a lavorare con esse, comprenderle, trovare significati, fare scelte determinanti e sfruttare la loro energia per crescere con forza, saggezza e compassione.La disponibilità ad accettare la realtà e a collaborare con essa è l’elemento essenziale di qualsiasi pratica meditativa”
Sfruttare le energie presenti in queste forze su cui non abbiamo pieno controllo, invece di sforzarci di sopprimerle e annullarle, potrebbe rappresentare un vantaggio. Questo ci riporta direttamente ad una delle strategie della mindfulness che si utilizza in psicoterapia nella gestione degli impulsi (pensiamo, ad esempio l’impulso ad assumere droghe o alcool, ad abbuffarsi, a giocare d’azzardo o a farsi del male): l’urge surfing.
…impariamo a fare il surf
La tecnica
dell’urge surfing (letteralmente “fare surf sullo
stimolo“) è basata sull’osservazione che ogni impulso è, per sua
natura, limitato nel tempo, sebbene le persone in quel momento non ne siano
consapevoli. L’intensità dell’impulso tende a ridursi gradualmente per poi
scomparire. Ogni spinta all’azione (per esempio, abbuffarsi o fumare una
sigaretta), se non viene soddisfatta, raggiunge un picco di intensità, per poi
calare, fino sparire. Dobbiamo quindi immaginare una parabola, un’onda, che
sale, raggiunge il punto più alto, e poi inizia a decrescere. Ogni tentativo di
combattere contro questi impulsi finisce per alimentarli e intensificarli.
Quando usiamo
la tecnica dell’urge surfing chiediamo al paziente di “fare surf sull’onda”,
ovvero cavalcare il proprio impulso, finché non si esaurisce. Bisogna
semplicemente osservare l’impulso a mettere in atto un comportamento mentre
cresce di intensità, imparare a tollerarlo, in uno stato di rilassamento. Col
tempo il paziente verrà addestrato a osservare il “movimento”dell’impulso che
va e viene, proprio come un’onda. Mentre osserva, l’impulso perderà la sua
forza e il mare si calmerà.
In un primo momento, questa tecnica viene applicata ad impulsi deboli e poco pericolosi.
Con la pratica, verrà applicata ad impulsi più intensi,diventando uno strumento
nella “cassetta degli attrezzi” del paziente.
L’aiuto da parte della meditazione
Kabat-Zinn scrive ancora: “Grazie alla meditazione è possibile proteggersi da gran parte del vento che agita la mente. Col tempo gran parte della turbolenza potrebbe placarsi. Ma indipendentemente da quanto si possa fare, alla fine i venti della vita riprenderanno a soffiare. Meditazione significa diventare consapevoli di questa realtà e tenerne conto”.
La meditazione non impedisce al vento di soffiare, non blocca le onde, non annulla “le correnti dello stress” o gli impulsi. Ci permette, però, di non alimentare la tempesta e di non farci travolgere dalla turbolenza. A volte proprio i tentativi di sopprimere queste forze interne o mettere a tacere i pensieri che ci disturbano, non fanno altro che renderli più tenaci e resistenti.
Bibliografia:
Kabat-Zinn, J.(2001)“Dovunque tu vada, ci sei già. Una guida alla meditazione”,TEA Editore
Articolo della dottoressa Tiziana Di Scala (tel. 3208531292)
“Liberamente” è curata da Ilaria Castagna, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi de L’Aquila, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva Comportamentale di Caserta A.T. Beck
Tel: 3456260689
Email: castagna.ilaria@yahoo.com