CRONACAPRIMO PIANO

Ischia e Procida, in 14.124 a rischio frana

Il preoccupante dato è fornito dall'ISPRA, che sottolinea pure come siano invece in 3.027 gli abitanti delle due isole che devono stare attenti a possibili alluvioni. E nelle loro relazioni CNR e INGV tracciano una serie di analogie tra l'Emilia Romagna, Sarno e proprio Ischia. E anche Giuseppe De Natale invita a tenere alta la guardia

L’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna nelle ultime 48 ore è l’ennesima tragedia annunciata, legata al maltempo, questo certamente, ma soprattutto dovuta all’assenza di prevenzione e coordinamento fra chi si occupa di tutela del territorio, emergenza, urgenza e protezione civile. Legata ad uno sviluppo del territorio congeniato come un nodo scorsoio in una impiccagione. Un male organico al nostrano Stato i cui effetti nefasti abbiamo pagato sulla nostra pelle di isolani, isolati e mal rappresentati che hanno pagato con la vita di 12 persone l’ennesimo tributo alla mancata esecuzione di interventi di difesa, pianificazione, monitoraggio e stabilizzazione del territorio. Abbiamo ancora i morti che pesano sulle spalle di chi avrebbe dovuto agire e non lo ha fatto, di chi ha lasciato che le denunce, il grido di allarme e di paura rimanesse inascoltato. Un’emergenza legata alla fragilità del nostro territorio, agli abusi scriteriati che ne acuiscono gli effetti. In base all’ultimo rapporto Ispra nelle due isole del Golfo di Napoli, Ischia e Procida, secondo i dati del’Istituto Italiano, a Forio vi è una popolazione a rischio frane di 2.038 abitanti, mentre quella a rischio alluvioni è pari a 500 abitanti. Lacco Ameno conta una popolazione a rischio frane di 1.019 abitanti rispetto a 409 abitanti a rischio alluvioni. Casamicciola Terme registra una popolazione a rischio frane 2.030 abitanti rispetto a quella a rischio alluvione di 299 abitanti; Ischia ha una popolazione a rischio frane di 3.666 abitanti conto quella a rischio alluvioni di 622 abitanti. Barano d’Ischia ha una popolazione a rischio frane di 2.995 abitanti con 732 abitanti a rischio alluvioni. Serrara Fontana viene indicata con una popolazione a rischio frane di 1.355 con gli abitanti a rischio alluvioni pari 359 abitanti. Sta meglio Procida con una popolazione a rischio frane di soli 1.021 abitanti alluvioni 106 abitanti. Per complessivi 14.124 abitanti a rischio frane e 3.027 a rischio alluvioni. Certo è che la nuova tragedia  del 26 novembre 2022 conferma, l’aumento, sicuramente, delle popolazione a rischio e soprattutto l’inefficacia del metodo italiano nella gestione del territorio, prima e dopo le l’emergenza legate alle cosiddette calamità naturali. Inequivocabile il vuoto ischitano, la necessità assoluta di un monitoraggio capillare dello stato di sicurezza della nostra terra.

8 milioni di italiani esposti ad alto rischio di frane o alluvioni. Pericolo sismico elevato per 21 milioni

Nel merito, facendo, tra l’altro il parallelo tra l’Emilia Romagna ed Ischia  è intervenuto il CNR e l’INGV: “Di fronte ai disastri causati dalle alluvioni nel Centro-Nord ci troviamo per l’ennesima volta a discutere del nostro territorio fragile: sono circa 8 milioni gli italiani esposti ad alto rischio di frane o alluvioni mentre oltre il 93% dei Comuni è esposto a rischio frane, alluvioni e/o erosione costiera. Circa 21 milioni di italiani sono, inoltre, esposti a rischio sismico elevato ed oltre 3 milioni di persone abitano l’area a maggior rischio vulcanico al mondo, ossia entro 20 chilometri di distanza dalle possibili bocche eruttive dei vulcani campani, altamente esplosivi”. Riassume così la situazione dei rischi da catastrofi naturali Antonio Coviello, ricercatore dell’Iriss-Cnr che ha curato, con Renato Somma dell’Ingv ed associato Cnr-Iriss, il volume ‘I rischi catastrofali. Azioni di mitigazione e gestione del rischio’, edito dal Cnr, alla stesura del quale hanno partecipato esperti di diverse discipline. “I danni per eventi estremi meteo-idro in Emilia Romagna, dal 2013 al 2021, hanno avuto un costo di oltre 2,5 miliardi di euro, il più alto in Italia, a fronte di investimenti in progetti di prevenzione pari a circa 160 milioni di euro” aggiunge il ricercatore. “Per fare un raffronto con la Campania, che ha avuto in passato disastri altamente luttuosi come a Sarno e a Ischia, i danni sono stati in questa regione secondi solo all’Emilia Romagna, per un totale di circa 1.8 miliardi; ma qui gli investimenti nella prevenzione sono stati di circa 88 milioni’”.

Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca Ingv e rappresentante Italiano della Iavcei (Associazione internazionale di vulcanologia) per gli organismi internazionali del Cnr, sottolinea: “Siamo tutti naturalmente focalizzati sugli eventi catastrofici del Centro e Nord Italia, ma non dimentichiamo che lo scorso anno eventi simili ad Ischia hanno causato 12 morti. Inoltre, da mesi l’area dei Campi Flegrei sperimenta una sismicità continua, di origine prevalentemente vulcanica, che sebbene di bassa intensità rappresenta un fattore di stress per gli edifici”.  “La zona rossa flegrea – continua De Natale – vale a dire quella che deve essere immediatamente evacuata in caso di eruzione imminente, contiene 600.000 persone, ma in realtà l’intera città di Napoli, circa 1 milione di persone, è contenuta nella zona gialla, ad altissimo rischio per la ricaduta di cenere e pomici che può facilmente causare il collasso dei tetti e quindi degli edifici. Il costo di un’evacuazione non programmata di 600.00 persone sarebbe di oltre 30 miliardi l’anno, costo che andrebbe moltiplicato almeno per alcune decine di anni. Oggi la priorità è valutare attentamente la vulnerabilità degli edifici ed il loro progressivo degrado in conseguenza di una sismicità continua di bassa intensità, ma questi territori vanno curati e tutelati”. Renato Somma, ricercatore dell’Ingv, associato dell’Iriss-Cnr e curatore con Coviello del volume Cnr sui rischi catastrofali, evidenzia: “Il monito che viene dalla ricerca è che il territorio italiano è estremamente fragile, soggetto ad una molteplicità di rischi, da quello idrogeologico a quello sismico e vulcanico, che vanno attentamente valutati e mitigati anticipandoli, perché ben noti. I 36 terremoti medio-forti avvenuti in Italia dal 1861 hanno causato oltre 150.000 vittime, ed il costo delle ricostruzioni, dal 1968 al 2016, è stato di oltre 125 miliardi di euro. La mitigazione dei rischi consiste essenzialmente nella prevenzione, e la possibilità di prevenzione è strettamente legata alla conoscenza”.

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