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Diocesi accorpate, ora anche Ischia trema

Papa Francesco unisce Teano, Calvi, Alife e Caiazzo. Sull’isola resta ancora Lagnese amministratore apostolico, ma il rischio è che anche la diocesi isolana resti per due anni senza vescovo prima di essere accorpata ad una più grande

Papa Francesco ha deciso di ufficializzare una decisione che era ormai nell’aria da diverso tempo: l’accorpamento delle Diocesi di Teano-Calvi e quella di Alife-Caiazzo, rimasta senza guida dopo l’addio di Valentino Di Cerbo. La notizia è stata ufficializzata ieri alle ore 12 e confermata anche dal vescovo di Teano Giacomo Cirulli. «Lunedì mi ha chiamato il nunzio apostolico – ha ammesso – mi ha annunciato che Papa Francesco mi ha nominato vescovo di Teano-Calvi e della diocesi di Alife-Caiazzo».

In tempi di Covid, non è stato possibile parlare ‘de visu’ e così anche l’accettazione dell’incarico «l’ho inviata via Pec» ha detto Cirulli che ha poi letto il messaggio inviato da Papa Francesco. «Sono lieto di confermare per iscritto la sua nomina a vescovo di Alife-Caiazzo. È l’unione in persona episcopi delle sedi di Alife, Caiazzo, Teano e Calvi». Fino ad oggi la diocesi di Alife-Caiazzo era stata giudicata dal vescovo di Sessa Aurunca Piazza quale amministratore apostolico. «Sono grato a Papa Francesco che ha fiducia in me e mi affida questo compito molto delicato e non semplice – ha detto monsignor Cirulli – Gli sono grato perché attraverso di lui passa la volontà di Dio».

Le oltre duecento Chiese particolari presenti dalle Alpi alla Sicilia sono «tante». Forse troppe se si prende come riferimento il resto del mondo: ad esempio in Germania sono 27 (per 25 milioni di fedeli), in Francia un centinaio (per 47 milioni di battezzati), in Spagna 70 (per 42 milioni di cattolici).

Papa Francesco l’ha definita un’«esigenza pastorale attuale» che prevede la riduzione delle 226 diocesi italiane (225 – compresa quella di Ostia storicamente unita a Roma – più l’Ordinariato militare). Le oltre duecento Chiese particolari presenti dalle Alpi alla Sicilia sono «tante». Forse troppe se si prende come riferimento il resto del mondo: ad esempio in Germania sono 27 (per 25 milioni di fedeli), in Francia un centinaio (per 47 milioni di battezzati), in Spagna 70 (per 42 milioni di cattolici).

Negli Stati Uniti, che hanno un territorio trenta volte più esteso della Penisola dove i cattolici sono più di 70 milioni, sono 197. Certo, nel Belpaese il numero delle sedi titolari è figlio della storia, delle sue profonde radici cristiane e soprattutto del legame peculiare e irripetibile che l’Italia ha con la Sede Apostolica. Ma la cifra sembra oggi anacronistica. Ed è proprio per questo che la Diocesi di Ischia, che conta poco più di 60mila abitanti e con soli 7 Comuni, potrebbe essere accorpata. Anche monsignor Pietro Lagnese, da poco più di un mese nominato alla guida della Diocesi di Caserta ha parlato del possibile accorpamento di «un problema che a Ischia è molto sentito. I fedeli mi chiedono di darmi da fare, di spendere qualche parola affinché l’isola, sebbene piccola, possa ancora avere un vescovo, L’isola non è ben collegata con la terraferma, ha una sua storia e si sente il bisogno di una personalità unificante per la Chiesa locale».

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Un’ammissione che fa temere la reale soppressione della diocesi di Ischia ed il conseguente accorpamento con quella di Pozzuoli. Al momento non sarebbe stata presa ancora alcuna decisione da Papa Francesco. Non è stato deciso nemmeno per quanto tempo la diocesi isolana resterà senza vescovo e con il solo amministratore apostolico. Intanto, come successo alla Diocesi di Alife Caizzo, il rischio c’è. Anche la diocesi di Ischia potrebbe restare per oltre due anni senza vescovo prima di essere accorpata ad una diocesi più grande.

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